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Non è castrando il giornalismo indipendente...

10/08/2004

...che si dà la scossa al Paese. Un commento sulle 'relazioni pericolose' tra intervistati e intervistatori. Fino a quanto si può estendere la prassi di rileggere (e correggere), da parte del relatore pubblico, qualunque testo che riguardi un certo argomento che interessa l'organizzazione?

Le relazioni fra giornalisti e relatori pubblici sono costante materia di discussione e di dibattito su questo sito: ma ha davvero un senso che i nostri colleghi rp, profittando di una contingente asimmetria che vede il giornalista oggi in condizioni di debolezza, pretendano di leggere e correggere gli articoli di loro interesse prima che vengano stampati? Il solo e pur sempre autorevolissimo Le Monde, che io sappia, ha formalizzato la prassi (sacrosanta e che viene peraltro scritta ogni volta sul giornale a tutela del lettore) che nel caso di una intervista non registrata su nastro l'intervistato ha il diritto di correggere prima della stampa la sola parte di testo che viene messa fra virgolette. Per gli altri giornali questa prassi si è comunque diffusa in Italia fino al punto che lo stesso giornalista, quando richiede una intervista, premette che il testo potrà essere rivisto dall' intervistato, sapendo che altrimenti la richiesta sarebbe rifiutata. E questo quando l'intervista viene richiesta dal giornalista. Ma quando, come succede più spesso, accade il contrario? E' giusto che il relatore pubblico, dopo averla suggerita, richiesta e pregata, pretenda anche di rivederne il testo prima che vada in stampa? In linea generale -purché compatibile con i tempi di produzione del giornale e che purtuttavia toglie un bel pò di 'pepe' al giornalismo rendendolo inevitabilmente soporifero e ufficiale- questa novità potrebbe anche andare poichè da un lato assicura che non via siano misinterpretazioni del giornalista (ed evita quindi i fastidiosi batti e ribatti post intervista), dall'altro consente all'intervistato di riflettere meglio sulle implicazioni di ciò che vede stampato sul foglio o sullo schermo del pc al momento della rilettura prima della stampa. Quello che davvero non è accettabile è la crescente estensione di questa prassi che alcuni nostri colleghi vanno imponendo ai giornalisti: quella di rileggere (e correggere) qualunque testo che riguardi un certo argomento che interessa l'organizzazione, direttamente o indirettamente, pena l'esclusione del giornalista dalla notizia, dall'esclusiva, dall'invito a corte, dall'inciucio... Stupisce che un giornalista indipendente ci stia, stupisce che un relatore pubblico consapevole lo pretenda, stupisce che un direttore l'accetti e che un leader di organizzazione la incoraggi. Tutti siamo preoccupati della progressiva caduta di credibilità del giornalismo, sempre più paludato, ufficiale e istituzionale. Tutti siamo preoccupati della progressiva caduta di credibilità delle organizzazioni economiche, politiche e sociali incapaci di tener dietro alla crescente domanda di trasparenza, di correttezza, di responsabilità sociale. E' così, castrando il giornalismo indipendente, che pensiamo di innescare quella 'scossa' di fiducia che tanti invocano? (tmf)
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