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Non profit: l’importanza del fund raising

11/05/2011

Il fundraising è una necessità irrinunciabile per chiunque si occupi di non profit. E’ quanto emerge dall’esclusiva intervista con _Valerio Melandri,_ docente di Principi e Tecniche di Fundraising, direttore del Master universitario in Fundraising e Presidente del Festival del Fundraising, evento in corso in questi giorni a Castrocaro, con il patrocinio di Ferpi.

Dal momento che c’è ancora tanta confusione, una rinfrescatina non fa mai male… cos’è il Fundraising?
Il fundraising in senso stretto è un insieme di tecniche e strumenti, in parte mutuati dal marketing e dalla comunicazione, utilizzati per reperire risorse da destinare ad una Buona Causa. E’ nato nei paesi anglosassoni e si fonda essenzialmente su dati di esperienza.
In senso più ampio però fare fundraising significa pensare in termini di sostenibilità organizzativa, economica e strategica sul medio e lungo periodo, obiettivo molto arduo da raggiungere per la maggior parte del nonprofit italiano.
Può delinearci uno scenario di questa attività nel nostro Paese?
Come ho appena accennato esistono ancora molte resistenze in Italia e molta poca conoscenza sul fundraising. Il pregiudizio più diffuso riguarda innanzitutto il fatto che il fundraiser sia un professionista a tutti gli effetti e che debba quindi avere una preparazione specifica e una adeguata retribuzione. In secondo luogo si ritiene erroneamente che fare fundraising significhi trovare denaro e trovarlo subito, mentre per definizione il fundraising è la costruzione di una relazione tra persone: il fundraiser, il potenziale donatore e le persone che l’organizzazione non profit tenta di supportare. Si tratta quindi di uno scambio di fiducia e valori più che di un scambio economico.
Infine è convinzione comune che i costi di gestione, comunicazione e fundraising delle organizzazioni non profit, insomma tutti i costi che non riguardano direttamente i progetti, nascondano guadagni illeciti. Ma come è possibile supportare una Buona Causa se non si può comunicarla? Come è pensabile che si possano reperire risorse senza investirne?
Chi sono le organizzazioni che ne hanno bisogno?
Di questi tempi tutte le organizzazioni non profit italiane ne avrebbero bisogno, dalle piccole alle grandi, il punto è chi può farlo. Il fundraising è un’attività che necessita di un’organizzazione strutturata e di un investimento iniziale di denaro e energie. Oltre il 50% degli start up falliscono per mancanza di competenze, risorse e perché richiedono un impegno duraturo nel tempo. A mio avviso potrebbero esserci le premesse oggi per le grandi aziende non profit private e pubbliche nel campo della sanità, della formazione e della ricerca – penso alle università, e anche della cultura – fondazioni liriche, teatri, musei.
Quanto è diffusa in Italia la cultura del fundraising?
Torniamo al punto più critico della questione: purtroppo troppo poco. Io stesso mi sono trovato spesso di fronte a grossolani fraintendimenti anche all’interno di realtà all’apparenza solide e innovative.
Lei ha colto un aspetto essenziale: si tratta di una questione culturale. Nei Paesi in cui il fundraising funziona davvero, o comunque funziona meglio che in Italia, esiste un’ educazione alla filantropia da noi del tutto assente. L’importanza di donare e di contribuire ad una società migliore, così come il dovere di restituire alla collettività parte di quanto si è guadagnato, è un valore civile e etico che si insegna.
A questo si aggiungono tutti pregiudizi di cui ho già parlato, per cui se è lecito per un’azienda profit spendere enormi quantità di soldi in pubblicità o pagare profumatamente professionisti specializzati per vendere una maglietta o un detersivo, lo stesso, paradossalmente, non viene considerato eticamente accettabile per promuovere e sostenere una causa sociale.
Quali sono le aree di attività e i progetti che riescono ad ottenere più facilmente contributi?
Ci sono Buone Cause che riescono più facilmente ad attrarre risorse perché più facilmente sollecitano l’aspetto emotivo. In quest’area rientrano tutte le Cause poste al di sotto della normalità: la povertà, la malattia, le calamità naturali. Molto spesso inoltre questi problemi sono legati a situazioni di emergenza, un fattore di notevole peso nel motivare le persone a donare: si pensi ad esempio alle recenti catastrofi di Haiti o del Giappone, in poco tempo si è riusciti a raccogliere importanti somme attraverso campagne televisive e sms.
Quali caratteristiche o percorso formativo deve avere chi vuole dedicarsi a questa attività?
Un buon fundraiser è dotato di ottime capacità relazionali e sa pianificare, gestire e coordinare tutti gli aspetti di un’attività di raccolta fondi strutturata sul medio e lungo termine. Oltre alle doti personali e alle conoscenze tecniche possiede un profondo senso etico e una forte motivazione nei confronti della Causa a cui si dedica. Per questo è inaccettabile pensare che lavori a percentuale: il fundraiser non è un agente di commercio, non vende una Causa sociale, ma costruisce un percorso all’interno o insieme all’organizzazione per far sì che questa aumenti il numero e la qualità delle relazioni con i donatori, potenziali o effettivi.
A chi vuole fare questo mestiere con serietà non posso che consigliare di rivolgersi a buoni centri formativi: il nostro a Forlì, ad esempio, offre diverse possibilità, dal master universitario ai corsi di alta formazione fino a seminari personalizzati per professionisti e organizzazioni (www.master-fundraising.it)
Quali sono gli obiettivi del Festival del Fundraising e qual è il bilancio dopo tre edizioni?
Il Festival del Fundraising è un’iniziativa nata con l’obiettivo di creare uno spazio di condivisione, confronto e formazione dedicato al mondo della raccolta fondi e del non profit italiano. In poco tempo – quest’anno siamo alla quarta edizione – è diventato il più importante evento nazionale per il terzo settore, con oltre seicento presenze provenienti dalle maggiori organizzazioni non profit del Paese e i migliori fundraiser italiani e internazionali. Il bilancio è molto positivo: siamo cresciuti e stiamo crescendo, soprattutto nel difficile compito di rendere il non profit un settore riconosciuto e capace di avere un proprio spazio nell’arena pubblica. L’edizione di quest’anno, che si terrà il prossimo 11, 12 e 13 maggio presso il Grand Hotel Terme di Castrocaro (FC), avrà come tema di dibattito il confronto tra sistemi di raccolta fondi on-line contro sistemi di raccolta fondi off-line, contrapposizione esplosa recentemente con l’aumento delle tariffe postali agevolate per il non profit. (www.festivaldelfundraising.it)
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