Passera: consultazioni popolari per le grandi opere
20/06/2012
Il Governo italiano sta valutando la possibilità di introdurre "consultazioni delle popolazioni locali" per la realizzazione di grandi opere. Lo ha annunciato il Ministro dello Sviluppo Economico, _Corrado Passera._ Non è la prima volta che si parla di débat public nel nostro Paese e fu proprio Ferpi, prima nel 2006, in seguito alla costituzione dell'Osservatorio TAV Torino-Lione, poi nel giugno 2007, a proporne l'introduzione.
“Ogni soggetto organizzato che opera nella trasformazione del territorio deve tener conto dell’interesse dell’organizzazione, dell’interesse dei diversi gruppi di stakeholder e dell’interesse pubblico”. Era il 1° luglio 2008 quando Toni Muzi Falconi con queste parole apriva i lavori del workshop Not in my backyard (NIMBY). Dialettica, dialogo e scontro nella trasformazione del territorio, organizzato nell’ambito del Congresso mondiale degli Architetti di Torino. L’evento arrivava dopo quasi due anni di serrato dibattito sul ruolo strategico delle relazioni pubbliche nelle grandi opere scaturito, per la prima volta in Italia, all’indomani della costituzione dell’Osservatorio sulla Tav Torino-Lione che è stato – di fatto – il primo organismo pubblico del nostro Paese sul tema.
Nei giorni scorsi la necessità di introdurre “consultazioni delle popolazioni locali” per la realizzazione di grandi opere l’ha riproposta il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, durante un’audizione in commissione Ambiente alla Camera. “Il governo – ha affermato il Ministro – verificherà la possibilità di introdurre, senza incidere in modo rilevante sul costo e sui tempi di realizzazione delle opere il dibattito pubblico prevedendo procedure di consultazione delle popolazioni locali e delle associazioni portatrici di interessi diffusi da svolgersi in tempi certi, nell’ambito di una rivisitazione dell’intero processo decisionale per la realizzazione delle grandi opere”.
Ferpi si è fatta promotrice più volte, negli anni scorsi, della necessità di istituire anche in Italia un organismo pubblico, come esiste in Francia, per il dibattito pubblico sulle grandi opere. Esigenza riproposta più di recente anche dalla presidente Patrizia Rutigliano sia al Salone della Responsabilità Sociale d’Impresa, Dal Dire al Fare, sia alla Conferenza Internazionale sulla Reputation Economy. Prima di lei lo avevano fatto anche i presidenti, Andrea Prandi e Gianluca Comin.
Proprio Ferpi da anni porta all’attenzione le buone pratiche sul tema della partecipazione “regolata” e avanza proposte sul tema. Già lo scorso marzo, in occasione delle manifestazioni no tav e della decisione di British Gas di abbandonare il progetto di realizzazione di un rigassificatore in Puglia, Sergio Vazzoler, delegato Ferpi Ambiente, aveva evidenziato l’urgenza di porre al centro della attività dei relatori pubblici un’iniziativa che vedesse “il contributo dei tanti soci impegnati sul tema all’interno delle imprese, delle istituzioni e delle associazioni” e richiamato il caso dell’esperienza francesce sul débat public, raccontato nell’intervista al Segretario Generale della Commissione Nazionale sul Dibattito Pubblico, Jean-François Beraud.
Oggi afferma Vazzoler, “il segnale che giunge dal Governo rappresenta una novità importante da seguire con attenzione e spirito collaborativo. Per un dibattito pubblico all’italiana occorre superare alcuni nodi strutturali, tra questi non è certo secondario il ruolo di sintesi che la comunicazione a supporto dello stakeholder engagement può rivestire. Ancora oggi le scorciatoie comunicative sono rilevanti rispetto ad una pianificazione e ad un governo delle relazioni territoriali e degli interessi diffusi e particolari. Ma forse proprio l’introduzione di uno strumento regolato e autorevole può servire a favorire questo processo.”
Mai come ora… continuons le dèbat (public).