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Pechino 2008: grande mercato o grande rischio per gli sponsor?

27/06/2007

Coca cola, Kodak, McDonalds, General Electric e molti altri brand globali investono milioni di dollari per sponsorizzare le Olimpiadi cinesi. Ma, oltre all'innegabile opportunità, esiste il rischio di venire associati ai misfatti del governo cinese.

La persecuzione nei confronti dei tibetani, le uccisioni di massa nel Darfur, le frequenti violazioni dei diritti umani in Cina: sono tanti i crimini elencati da Business Week in cui rischiano di ritrovarsi coinvolti i tanti brand che si propongono come sponsor del mega evento di Pechino 2008. Coca Cola, Adidas, General Electric, McDonald's: ci sono quasi tutti i marchi famosi del capitalismo occidentale e da una parte si tratta di una colossale e massiccia opera di relazioni pubbliche. Una vetrina sul mondo di rara dimensione e importanza. L'articolo elenca tutte le organizzazioni di attivisti che stanno aspettando al varco gli sponsor, accusandoli di ipocrisia nel fare affari con un governo che ancora oggi si mischia con reati gravissimi e che continua a instaurare e mantenere un clima liberticida.
Il 2008 però è una data importantissima: da tempo il mercato cinese è visto come la grande opportunità per i marchi occidentali, a fronte di una saturazione degli altri mercati che fa guardare alla Cina e ai suoi miliardi di abitanti come la terra promessa. I movimenti di difesa hanno già iniziato a formulare esplicite richieste, nella consapevolezza che i giochi olimpici possano essere considerati un'opportunità per chidere qualcosa di più alle istituzioni di Pechino. L'articolo cita l'associazione Dream for Darfur, guidata dall'attrice Mia Farrow, che sta portando avanti una massiccia opera di sensibilizzazione della causa, chidendo ai brand di schierarsi apertamente. Del resto la grandi marche dell'occidente rischiano di ofuscare non poco la propria reputazione, anche se molti tra loro stanno facendo resistenza, sostenendo che non è opportuno mischiare le grandi cause con le Olimpiadi. Come segnala Sophie Richardson, direttore dell'associazione Asia at Human Rights Watch, si tratta di un'occasione cruciale per le aziende che sponsorizzano l'evento. Ciascuno avrà tutto il tempo necessario per valutare come e quanto impegnarsi nelle battaglie ideologiche, ma sicuramente le strategie scelte si ripercuoteranno sui brand.
Redazione Totem - Emanuela Di Pasqua
 
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