Ferpi > News > Persa anche la faccia?

Persa anche la faccia?

05/07/2005

La missione Usa in Iraq non è più gradita alla maggioranza degli americani. Anche la campagna di comunicazione, dopo quella militare, si sta dimostrando inefficace

Nonostante l'imponente campagna di comunicazione in corso dal 2002 a oggi, la presenza delle truppe statunitensi in Iraq non riscuote più il favore della maggioranza degli americani. In base a un sondaggio condotto da AP-Ipsos, il 53 per cento dei cittadini ritiene oggi un errore l'entrata in guerra. Dopo l'arresto di Saddam Hussein, nel dicembre 2003, il consenso era alle stelle (due su tre appoggiavano l'intervento), ma lo stillicidio continuo di vittime tra le truppe Usa (oltre 1700 e più della metà dopo la "presa" di Baghdad) ha portato gli americani a riconsiderare l'efficacia della missione.
L'opinione pubblica inizia a equiparare sempre più spesso l'Iraq al Vietnam e sebbene il numero dei caduti sia notevolmente diverso (55mila le vittime nel sudest asiatico) è la situazione politica che si trova ad affrontare l'amministrazione Bush ad essere sempre più simile a quella dei presidenti del periodo 1962-1975.
La macchina comunicativa dei repubblicani - che larga parte ha avuto nel condurre la risposta agli attentati del settembre 2001 - non sembra però essere sufficientemente reattiva, i messaggi e le modalità di pubblicizzazione degli stessi restano i soliti e ormai sono inefficaci. Bush continua a difendere la missione promettendo di farlo fino al raggiungimento degli obiettivi iniziali; e continua a parlare in pubblico in consessi militari - a Fort Bragg nell'ultima occasione - dove il contraddittorio è un rischio del tutto teorico.Il dissenso va diffondendosi a tutti i livelli, Anthony Cordesman, ex alto ufficiale dell'intelligence, prima del discorso presidenziale a Fort Bragg ha sarcasticamente commentato: "Penso che tutti si chiederanno dove è lo striscione con scritto 'mission accomplished' (quello striscione che campeggiava sulla portaerei Abraham Lincoln quando nel maggio 2003 Bush atterrò con un caccia per celebrare il trionfo iracheno)". Anziché cercare consenso laddove non può trovare altro, l'amministrazione dovrebbe avere il coraggio di sedersi a un tavolo e spiegare dettagliatamente cosa intende fare, come e perché, chiosa Cordesman.  
E c'è un altro problema di immagine nella campagna repubblicana di intervento in medio oriente: l'immagine dell'Arabia Saudita, storico alleato che sta perdendo tutto il suo appeal sull'opinione pubblica statunitense. Secondo un recente sondaggio condotto dalla Zionist Organization of America, il 78 per cento degli americani (1000 il campione statistico) non ritiene i Sauditi fedeli e validi alleati nella lotta al terrorismo. Anche in questo caso sarbbe auspicabile un lungo e dettagliato resoconto di quelle che ormai sono diventate agli occhi dei più le "scomode amicizie" dei repubblicani, sebbene sempre molto redditizie.   
Gabriele De Palma - Totem
Eventi