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Piovono email sulla vita quotidiana

14/09/2011

Ormai è impossibile fare a meno della posta elettronica, strumento di uso quotidiano nella vita professionale e privata. Ma talvolta questo mezzo utilissimo si trasforma in un boomerang che colpisce, anzi travolge, le nostre caselle email, sottraendo tempo prezioso a tutti noi. _Mariella Governo_ fornisce un’interessante lettura di un fenomeno sempre più attuale.

di Mariella Governo
Il disagio lo avvertiamo in tanti e alcune aziende stanno correndo ai ripari. Le ricerche sul tema sono allarmanti.
Siamo sommersi dalla nostra posta (quella che ci arriva e quella che generiamo alla velocità della luce) e il nostro livello di attenzione è sempre più basso: l’email interrompe il pensiero (come già scriveva Punto informatico nel 2008). Come in un romanzo di Philip Dick il nostro tempo quotidiano è gestito e scandito dalle email che ci piovono addosso dalle nostre appendici digitali: computer e smartphone soprattutto.
C’è una contraddizione in tutto questo che ne rende difficile l’inversione di tendenza: siamo stressati da tanto abuso ma non riusciamo più a farne a meno perché sotto sotto stare always on ma soprattutto alyaws in ci piace un sacco!
Un recente studio dell’Helsinki Institute for Information Technology parla di abitudine compulsiva al controllo della posta elettronica: il campione scelto per l’indagine ha dichiarato di controllare costantemente email, notizie e contatti con un’occhiata che dura anche meno di 30 secondi; le persone intervistate dicono di non essere perfettamente consapevoli che questo controllo ossessivo può trasformarsi in una vera e propria patologia.
Il tema è esplosivo visto che stiamo parlando – solo per l’Italia – di 464 milioni di email al giorno, pari a una media di 19,1 messaggi di posta per utente (escluso lo spam). Lo sostiene la ricerca annuale di Contactlab per la quale nel nostro Paese circa il 55% dell’utenza Internet possiede e utilizza regolarmente tra 2 e 3 caselle di posta.
Gli studi sono numerosi: a partire da Microsoft che ha recentemente realizzato un’indagine su 1268 professionisti e studenti sopra i 18 anni per conoscere i loro comportamenti riguardo l’email e la comunicazione online: per il 45% degli intervistati questi mezzi cresceranno mentre per il 51% rimarranno uguali ad ora. Date un occhio all’articolo: è pieno di grafici e infografici interessanti.
Solo pochi anni fa non eravamo messi così male: nel 2003 consumavamo una media di 800 megabyte di info per persona in un anno (Università di Berkeley) mentre nel 2009 eravamo arrivati a 34 gigabyte di info per persona ogni giorno (Università di San Diego). Il dato impressionante è che ci mettevamo ogni giorno almeno 12 ore per smaltire il surplus di informazioni ricevute. (Fonte Ferpi)
Comscore ha effettuato uno studio sull’evoluzione del comportamento nell’uso dell’email e ha rilevato che siamo di fronte a un calo del 6% nel controllo delle email da computer mentre assistiamo a un aumento del 36% nel controllo dell’email da telefono mobile.
Aveva ragione Chris Anderson quando affermava che nel momento in cui l’accesso a Internet si è trasferito dalla scrivania alla nostra tasca, la natura del mezzo è cambiata. Proprio l’ex direttore di Wired ha lanciato recentemente un appello da Apollo 13: Huston we have a problem e ha chiesto al suo pubblico di aiutarlo a stendere una carta per l’uso dell’email. Qui la traduzione di Luisa Carrada.
Il post è sempre di Luisa: completa questo quadro preoccupante Jacob Nielsen nel suo ultimo Alertbox dal titolo Nanocontent per minischermi dove invita a scrivere il meno possibile e andare all’essenziale perché leggere in mobilità sul minischermo porta circa il 108% in più di difficoltà che su uno schermo normale. Si legge in condizioni di alto rumore di fondo, ambienti che distraggono e contesto multitasking. La mancanza di contesto (“come leggere dal buco della serratura”) complica ulteriormente la lettura e fa ricordare di meno.
E per concludere, per chi avesse voglia di dare un occhio alla storia dell’email ecco una bella infografica al riguardo.
La cura? Obiettivi di lavoro permettendo, trovo splendido l’ultimo suggerimento della carta dell’email di Chris Anderson: Appena puoi spegni!
N.B. Perché questo interesse sull’email? Ce l’ho da sempre ma ora sto lavorando su un progetto di formazione sull’uso dell’email (e soprattutto sui livelli di comunicazione che ci stanno dietro) per i dipendenti di una grande azienda multinazionale con sede anche in Italia.
Grazie in particolare a Vincenzo Cosenza per alcune di queste preziose segnalazioni.
Tratto dal blog di Mariella Governo
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