Il resto della top10 è occupato da società nordiche: la svedese
SCA, la finlandese
Wärtsilä, la svedese
Swedish Match, la finlandese
Fortum, la svedese
Skanska, la danese
Danske Bank e un’altra svedese
Swedbank. Nel confronto per Paese, la Finlandia si conferma la nazione più avanti a livello di comunicazione corporate online, subito seguita dalla vicina Svezia e, in terza posizione, dalla Germania. Italia in quarta posizione.
Altre due società italiane rientrano nella top 20:
Pirelli & C., al 16° posto, e
Terna al 18°. La media delle 29 società italiane incluse è di 48,4 punti, ben superiore alla media dell’intero campione pari a 39,1 punti.
La ricerca funziona come uno stress test che analizza il livello di trasparenza e apertura al dialogo nella comunicazione corporate online. La ricerca valuta la capacità delle aziende di distinguersi in un contesto sempre più competitivo e il modo in cui queste rispondono alle richieste che provengono dall’esterno.
Basandosi sulle esigenze degli stakeholder, che vengono stabilite grazie ai sondaggi condotti annualmente, la ricerca Webranking misura i fondamentali della comunicazione corporate e finanziaria e l’apertura al dialogo sui canali digitali.
“La ricerca valuta la capacità di gestire la comunicazione corporate online e il dialogo sui canali digitali, basandosi sulle reali necessità degli stakeholder. Fallire lo stress test significa lasciare il mercato disinformato e rinunciare alla possibilità di gestire la propria reputazione, soprattutto in tempi di forte trasformazione” ha commentato
Joakim Lundquist, fondatore di Lundquist e responsabile di Comprend in Austria, Italia e Svizzera.
Rispetto alle nuove tendenze e agli sviluppi del digitale, le società italiane stanno colmando il divario, ma non sono ancora allineate al resto dell’Europa in alcuni degli ambiti analizzati: solo una società italiana su sei presenta un sito costruito in responsive design, mentre la media europea si attesta su una società su quattro.
L’utilizzo dei canali di social media è ormai una pratica diffusa sia in Italia sia in Europa: quasi il 61% delle società ricorre a questi canali per comunicare con i propri pubblici target.
Tra i diversi temi ‘caldi’ che necessitano di maggiore apertura da parte della società e possono deludere le aspettative degli stakeholder e dell’opinione pubblica, emerge che:
- l’87% delle società analizzate non presenta dati sulla remunerazione del management e l’83% non presenta dati sulla remunerazione del consiglio di amministrazione sul proprio sito
- solo il 7% illustra la propria policy sulle lobby
- una società su 10 presenta un approccio “responsabile” in tema di fiscalità, ma solo il 2% espone dati concreti sul pagamento delle tasse in diversi Paesi
- una società su cinque descrive le proprie procedure anti corruzione
- tre quarti delle società non forniscono dati sulla diversità (genere, età, nazionalità…) nelle sezioni dedicate ai potenziali dipendenti
- solo il 22% pubblica informazioni relative agli obiettivi finanziari corredate di numeri e risultati concreti, ancora più bassa è la percentuale di società che afferma di aver raggiunto gli obiettivi preposti.
La comunicazione digitale non è più solo riportare fatti online oltre alle informazioni obbligatorie. Anche i pubblici internazionali e i mercati vogliono oggi essere ‘convinti’ del valore della proposta di investimento e della strategia per il futuro successo, mentre molti potenziali candidati sono attenti ai valori e alla sostenibilità degli eventuali datori di lavoro.
Le società del settore chimico emergono dalla classifica con una media di 45 punti, guidate dai colossi tedeschi
BASF e Bayer con ottimi risultati anche nel settore farmaceutico & healthcare (ad esempio Lundbeck e Roche), con una media di 44,3 punti. All’altro estremo della classifica troviamo le società del settore retail (32,5 punti) e le banche (36,2 punti) insieme alle aziende appartenenti al settore dei servizi finanziari (28,5 punti).
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