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PR e giornalisti insieme per una migliore comunicazione finanziaria

31/10/2013

In occasione della terza edizione italiana del _Premio State Street,_ destinato ai giornalisti di ambito econonomico – finanziario, abbiamo parlato dei cambiamenti portati dal web e dello stato di salute della comunicazione finanziaria nel nostro Paese con il presidente della giuria del premio, _Sergio Luciano._

Dal 2011 è stato istituito anche in Italia il Premio Giornalistico State Street, destinato agli autori della carta stampata e del web che con i loro articoli contribuiscono allo sviluppo e alla diffusione della cultura finanziaria nel nostro paese.
Il premio, ideato da State Street per sostenere e promuovere il giornalismo italiano in campo finanziario, si articola in quattro sezioni: Giornalista dell’Anno, un riconoscimento della giuria all’eccellenza; Giovane Talento, dedicato agli autori più giovani; Nuovi Media, pensato per il mondo web; più un Premio Speciale. Sono premiati i pezzi che si sono distinti per stile, accuratezza, capacità divulgativa o di analisi.
Lo State Street Press Awards, istituito per la prima volta a Londra nel 2002, in Inghilterra è ormai una tradizione. Dopo il successo inglese è stato esteso alla Germania nel 2005. Nel 2011 si è tenuto per la prima volta a Hong Kong e nel nostro Paese. In Italia la cerimonia di premiazione ha luogo a Milano, presso gli uffici di State Street Bank, in via Ferrante Aporti 10. Quest’anno è prevista martedì 12 novembre.
Il premio, patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, quest’anno vedrà nella giuria, presieduta da Sergio Luciano, anche il Presidente Ferpi, Patrizia Rutigliano e Marco Barbieri.
Com’è cambiata l’informazione finanziaria con il web 2.0?
La risposta dev’essere scissa. Sul piano del macrofenomeno, l’informazione finanziaria è stata decisamente migliorata dal boom del web 2.0, perché ora… ce n’è di più, e il tanto parlare di qualcosa migliora comunque l’informazione su questa cosa, se non altro per un effetto accumulo. Sul piano micro, invece, c’è un deterioramento diffuso della qualità del singolo contenuto, che sempre più spesso risente dell’approccio amatoriale del web 2.0 e non più dell’approccio professionistico di un tempo.
Cosa fa la differenza oggi in un articolo finanziario e lo porta ad attribuire un premio prestigioso come lo State Street?
Quel che ha sempre fatto la differenza tra i buoni articoli e gli altri: l’importanza – meglio ancora: l’esclusività – della notizia, la chiarezza espositiva, la forza attrattiva del contenuto e della forma…
Che consiglio daresti ad un comunicatore, un investor relator, nel rapporto con un giornalista?
Tanti consigli diversi per quanti sono i capelli che ha in testa, e per quanti sono i soggetti con cui si relaziona nel mondo del giornalismo. Per quanto oggi la professione viva in una sorta di incubo di auto-disistima e di drammatica precarietà percepita, però, resta il fatto che molti giornalisti, anche giovani, si sentono comunque investiti di un ruolo sociale, e questo mi induce a suggerire innanzitutto di riconoscerglielo…
Le aziende cercano vie per disintermediare il rapporto con i media finanziari e parlare direttamente ai loro interlocutori: quali i rischi?
Non ci vedo rischi peggiori di quelli che si correvano e si corrono lasciandosi intermediare dai giornali. Male non fare, paura non avere. Sfatiamo il mito che una buona informazione possa trasformare un errore, o una sconfitta, in un successo. E quando capita, si chiama truffa.
I media economico-finanziari negli ultimi anni hanno attraversato un periodo difficile. Cos’è mancato nel rispondere alle nuove sfide?
Il Pil.
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