PR&Occupati: il Gomitolo, testata degli studenti in Rp di Udine, intervista Toni Muzi Falconi
05/10/2004
Toni Muzi Falconi intervistato dal 'Gomitolo', giornale dell'Università di Udine che affronta i temi dell'occupazione dei neolaureati, della situazione del mercato, del ruolo degli studenti in Ferpi...Clicca qui per vedere il numero del Gomitolo che contiene l'intervista, disponibile anche in versione testo qui sotto.
PR&OccupatiDOMANDE a Prof. Toni Muzi Falconi
1. Che lavoro svolge nel settore delle RP oltre a insegnare?Oggi sono Senior Counsel di Methodos/Allaxia, società di consulenza di direzione con sedi a Milano e Roma. Ho presieduto la Methodos (www.methodos.com) fino a qualche mese fa dal 1996, fin quando è passata al gruppo Allaxia. Nell'ambito di Allaxia (www.allaxia.com) le relazioni pubbliche svolgono un ruolo importante perché le strategie di change e knowledge management (tipiche di Methodos) si basano anche sul governo dei sistemi di relazione, così come anche la comunicazione integrata, intesa soprattutto fra quella interna ed esterna all'organizzazione cliente, svolge un ruolo importante nel gruppo. Se poi vogliamo chiamarlo (come credo sia giusto) lavoro, sono attivo a livello internazionale e nazionale nella comunità professionale avendo presieduto la Ferpi (www.ferpi.it), contribuito a dare vita alla Global Alliance (www.globalpr.org) ed esserne stato il primo presidente. Oggi faccio ancora parte dei gruppi dirigenti di entrambi le associazioni e sono il coordinatore del Secondo Festival Mondiale delle Relazioni Pubbliche (www.wprf.org) che si terrà a Trieste dal 28 al 30 Giugno 2005: un appuntamento immancabile per chiunque sia davvero interessato alle relazioni pubbliche.
2. Data la sua esperienza nel settore delle Relazioni Pubbliche, ritiene che al momento sia un settore in crisi? Se sì, in che modo un laureato in RP può cercare di inserirsi in un mercato già saturo?Parlando con molti colleghi, soprattutto quelli delle agenzie tradizionali di Relazioni Pubbliche, si sente dire che il mercato è in crisi. La verità è assai diversa: se partiamo dal settore più importante del mercato (quello pubblico), solo qualche settimana fa la Corte dei Conti ha reso pubblico un documento che attribuisce agli investimenti in relazioni pubbliche nell'amministrazione centrale un incremento dell'82% (!) nel 2003 rispetto all'anno precedente; ci sono poi le amministrazioni locali e regionali i cui incrementi sono minori ma comunque visibilmente consistenti. Il settore sociale è anche, seppur piccolo, in forte crescita su tutto il territorio nazionale e nell'ambito di quello privato c'è un aumento notevole di imprese che investono, anche se è vero che le grandi imprese tendono a investire meno in attività di consulenza e servizi esterni (per cui il lamento delle agenzie tradizionali
), ma solo perché, probabilmente scontenti dei servizi esterni, preferiscono attrezzarsi al proprio interno. No, non è vero che il mercato è saturo. Del resto, se fosse vero, sarebbe difficile conciliare questo con il relativamente basso (rispetto ad altri corsi di laurea confrontabili) numero di neolaureati disoccupati a due anni dalla laurea in Relazioni Pubbliche.
3. I corsi di laurea in RP sono relativamente giovani, il settore delle RP è sempre stato occupato da professionisti laureati o specializzati in altri campi, come una laurea in RP può cambiare tale andamento, in altre parole perché un neo-laureato in RP dovrebbe essere preferito a laureati in un diverso settore ma con esperienza alle spalle?C'è sicuramente resistenza dei professionisti che operano dentro le aziende o in consulenza verso i giovani neolaureati in relazioni pubbliche. E' una resistenza che trova motivazioni oggettive ma anche psicologiche: fra le prime
da un lato i corsi di laurea -soprattutto perché giovani di esperienza, con docenti freschi' e programmi' sperimentali- stentano a trasferire ai giovani quella base di conoscenze che un datore di lavoro si aspetta da un corso di laurea, e dall'altro i giovani che si laureano tendono a presentarsi sul mercato convinti (non per presunzione, ma perché il mito del valore legale del titolo di studio dà questa sensazione a chiunque si laurei, indipendentemente dalla materia) di essere pronti a (e di pretendere) un inserimento immediatamente efficace. Fra le
psicologiche è anche che il professionista venuto su dalla gavetta senza laurea dedicata diffida -anche perché poco esposto e poco consapevole delle dinamiche didattiche delle università- del lavoro di docenti con scarsa o nulla esperienza operativa o, per converso, di docenti suoi colleghi con scarsa o nulla esperienza didattica e scientifica. Una sindrome da gatto che si morde la coda che sarà sicuramente superata fra pochi anni quando i docenti saranno preparati sia sul piano teorico che sul piano operativo.
4. Il curriculum è molto importante per accedere a un posto di lavoro, secondo lei è più opportuno aver svolto tirocini esclusivamente in un unico settore delle RP o aver esperienze diverse, anche se minime, in settori diversi?Non esiste una risposta valida per tutti. Dipende dalla natura economica, culturale e sociale del territorio nel quale si vuole operare e dalle predilezioni della singola persona. Se una persona è decisamente poco attenta e curiosa alle tecnologie farebbe bene ad apprendere bene l'uso del computer e di Internet ma di cercare un tirocinio in un altro settore. Se una persona intende inserirsi in un territorio che vede una offerta generalista ne deve tenere conto quando progetta approfondimenti. Insomma, è difficile dare una risposta chiusa.
5. A un neo-laureato in RP, per fare esperienza, consiglierebbe di rivolgere i propri interessi verso un'agenzia di RP o verso un'azienda?Verso una azienda. Mi stupiscono sempre quei giovani che senza avere mai messo piede in un'organizzazione complessa si presentano sul mercato come in grado di soddisfarne le esigenze. Evidentemente approfittano di una domanda immatura e poco consapevole ma ciò non fa bene al mercato. La questione non è tanto agenzia/azienda quanto organizzazione complessa o studio di consulenza. Insomma la conoscenza di come funziona un'organizzazione è una delle prime acquisizioni per un giovane che voglia fare le Relazioni Pubbliche e di questo devono tenere conto anche gli insegnamenti.
6. Esistono capacità innate che un relatore pubblico deve possedere o lo studio e altri elementi possono sostituire queste capacità?Sicuramente esistono capacità innate ma le capacità innate non coltivate si esauriscono e se non sono presenti si possono imparare. Direi piuttosto che vi sono delle precondizioni: la curiosità per gli affari correnti e la contemporaneità, la predisposizione per le relazioni con gli altri, una passione per la lingua inglese ben oltre gli esami toefl, una passione per la rete come ambiente di relazione e non solo come strumenti di informazione o di comunicazione. Insomma ci sono tanti bei mestieri nel mondo, se una è poco interessata alle dinamiche sociali, politiche, economiche; se una non trova soddisfazione a stare con gli altri (il che non vuol dire ovviamente che non ama stare sola, non legge, non approfondisce
); se una non ha interesse a parlare, leggere e scrivere l'inglese meglio dell'italiano; se una non percepisce il grande potenziale relazionale delle rete
nessuno la obbliga a fare una professione che finirà per darle pochissime soddisfazioni.
7. Ci sono delle zone in Italia dove esiste una cultura delle RP e quindi dove un laureato in Relazioni Pubbliche ha più possibilità di impiego? Se esistono, quali sono e perché si sono sviluppate a dispetto di altre? Le altre zone possono raggiungere i livelli di sviluppo delle prime? Se sì, come?Nello stereotipo generale la cultura delle relazioni pubbliche è a Milano e, ma in tono minore, a Roma. E come in ogni stereotipo c'è del vero e del falso. A Milano sono le sedi di molte grandi aziende con imponenti strutture di relazioni pubbliche e quelle delle maggiori agenzie. A Roma ci sono poche agenzie ma molte aziende e soprattutto c'è l'amministrazione pubblica, sicuramente il primo utente di relazioni pubbliche. Detto questo, desidero invece sottolineare che mentre in queste due città la specializzazione tende a prevalere, con la conseguenza che se uno si avvia verso un lavoro di ufficio stampa o di organizzazione eventi o di lobby o altro difficilmente riuscirà a cambiare filone per arricchire le sue competenze, in altre parti del Paese dove vi sono fior di professionalità, il giovane potrà occuparsi di più cose e quindi completare meglio la sua fase formativa.
8. Quali sono i vantaggi che un'associazione come la FERPI può portare a un laureato in RP?Enormi. In chiave di networking, di aggiornamento sulle tendenze culturali e economiche della professione, di confronto professionale
Se una persona ha fatto lo sforzo di farsi anni di studi in relazioni pubbliche e poi intende intraprendere la professione è davvero da fessi, per non dire peggio, non decidere consapevolmente di entrare e di svolgere un ruolo attivo nella comunità professionale. Passi ancora per quei tanti che sono arrivati alle relazioni pubbliche per caso (ed è oggi la maggioranza), ma
.per chi ha scelto proprio questo mestiere
.come far finta di non capire che il consolidamento delle relazioni pubbliche nasce dal rafforzamento della comunità dei professionisti? Oggi con 30 euro l'anno (una serata pure sobria in discoteca!), il giovane si può associare quando è ancora all'Università. Stento a capire
.meglio, come dicevo prima, lasciar perdere e cambiare corso di laurea