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Professione: dallo storytelling alla storia delle Rp

10/10/2011

Le relazioni pubbliche sono una disciplina che ogni giorno di più manifesta l’esigenza di essere sistematizzata e raccontata con modalità storiografiche. I segnali sono sintomatici e provengono da più parti nel mondo. L’analisi di _Toni Muzi Falconi._

di Toni Muzi Falconi
La recente crescita di interesse internazionale per la storia delle relazioni pubbliche ha prodotto interessanti e significativi stimoli per chiunque abbia interesse al nostro settore.
Ecco alcuni sintomi:
1) già nel 2010, poi nel luglio scorso, ed è da pochi giorni già pubblicato il call for papers per il 2012, l’Università di Bournemouth, sotto la dinamica guida del collega Tom Watson, ha promosso conferenze internazionali sulla storia mondiale delle relazioni pubbliche. Sono oltre 100 i contributi presentati da ogni parte del mondo (vedere i link qui indicati)

http://blogs.bournemouth.ac.uk/historyofpr/registration/
http://blogs.bournemouth.ac.uk/historyofpr/2011/09/22/call-for-papers-ihprc-2012/
http://www.youtube.com/watch?v=L3KaFDv5obQ
http://blogs.bournemouth.ac.uk/historyofpr/proceedings/

2) la rivista Journal of Communication Management ha appena pubblicato per la seconda volta un numero speciale dedicato al tema e fra i sei contributi selezionati da un doppio peer review è il paper di Fernando Fasce, Elisabetta Bini e l’autore di questa nota dedicato alle Rp in Italia dal 1945 al 1960.

http://www.emeraldinsight.com/journals.htm?issn=1363-254x&volume=12&issue=4
http://www.emeraldinsight.com/journals.htm?issn=1363-254X&volume=15&issue=3&articleid=1941443&show=html
http://www.ferpi.it/ferpi/novita/notizie_ferpi/notizie_ferpi/le-origini-delle-rp-in-italia/notizia_ferpi/41716/11

3) il sito PrMuseum, il primo museum online che risale al 1996, sta per essere riformattato, rilanciato e fortemente rafforzato e reso globale grazie ad una intesa fra i proprietari (Shelley e Barry Spector) e un consorzio di università.
Il dibattito acceso apre diverse questioni interpretative. Eccone tre da discutere fra noi per chi vorrà dire la sua:

dovremmo occuparci della storia delle rp come professione o come attività? Per capirci, ha senso esplorare la storia delle attività (in fondo, come mi ha detto qualche giorno fa l’amico Giampaolo Azzoni, anche Adamo attivò relazioni pubbliche su Dio perché si sentiva solo ed ebbe Eva), oppure focalizzare l’attenzione sulla storia della professione (da quando cioè esistono riconoscibili persone che svolgono per più di metà del loro tempo attività di relazioni pubbliche per conto di specifici interessi e che, indipendentemente da come vengano chiamate, uniformano abitudini, canali, strumenti e regole).
dovremmo assumerci la responsabilità e studiare la storia di quelle accezioni di relazioni pubbliche da cui cerchiamo da anni di distanziarci e ci rifiutiamo di studiare, considerandole cose ‘altre’? Penso non solo agli aspetti più frivoli (faccendieri, buttafuori di discoteca, pranzi e ricevimenti etc…) ma anche a quelli più importanti (fascismo, nazismo, comunismo, dittatori africani etc.)?
la cultura delle relazioni pubbliche tende a pensare e raccontare il presente e a tentare di prevedere il futuro immediato. Per raccontare la storia occorre conoscere l’abc degli storici. Quanti di noi, nel mondo, hanno queste competenze? Eppoi siamo abituati a narrare rendicontazioni iperboliche, retoriche. Raccontiamo ricordi di operatori con nullo o scarso confronto con i documenti. Forse è meglio che la storia venga raccontata dagli storici? Un esempio recentissimo di ‘leggerezza’: ha avuto molta fortuna e diffusione nel mondo questa infografica sulla storia delle rp (ovviamente americanocentrica…).
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