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Professioni: un bollino ai senza albo

18/04/2012

Il parlamento approva un disegno di legge che, per la prima volta in Italia, definisce il concetto di professioni non regolamentate ed ispira una cultura, secondo la quale il riconoscimento non è più necessariamente legato all'istituzione di un ordine. Un passo avanti per tutte le associazioni professionali.

di Simona D’Alessio
Primo sì del parlamento alla disciplina delle professioni non organizzate in ordini e collegi: sarà possibile costituire associazioni, privatistiche e su base volontaria, per valorizzare le competenze di chi ne farà parte e diffondere il rispetto di regole deontologiche, favorendo la tutela degli utenti.
Una legge (AC 1934) che, dopo il sì dell’aula di Montecitorio (hanno votato a favore tutti i gruppi, tranne l’Idv, mentre la Lega si è astenuta) passa all’esame dei senatori, e che riguarda circa 2 milioni di professionisti, fra cui tributaristi, chinesiologi (laureati in scienze motorie), osteopati, sociologi, amministratori di condominio, etc. Lontane, dichiara Giuliano Cazzola (Pdl), vicepresidente della commissione lavoro di Montecitorio, dalla «burocrazia ordinistica», le associazioni promuovono la formazione permanente degli iscritti, adottano un codice di condotta, vigilano sulla condotta degli associati, definiscono le sanzioni disciplinari per le violazioni del codice e promuovono forme di garanzia verso i consumatori, tra cui l’attivazione di uno sportello di riferimento. Inoltre, aggiunge il deputato, «le nuove norme possono contribuire a chiarire la questione delle false partite Iva di cui si occupa la riforma Fornero, che ha iniziato l’iter a palazzo Madama, poiché professioni non regolamentate unite in associazioni diventano un criterio preciso, una linea di demarcazione seria per distinguersi. dalle formule fasulle.
Il testo, nato dall’unificazione di una serie di proposte di legge bipartisan, disciplina pertanto «l’attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi»; al professionista viene concessa facoltà di scegliere la forma in cui esercitare le prestazioni sia in forma individuale libera, sia associata o societaria, oppure nella forma di lavoro dipendente.
Soddisfatto Giorgio Berloffa, presidente di Cna professioni, che a ItaliaOggi parla di «una regolamentazione nella libertà. Non volevamo una valenza eccessiva delle associazioni, che potessero, per esempio, dare un attestato di competenza, che spetta a un ente terzo, né volevamo che le organizzazioni fornissero direttive specifiche sulle singole caratteristiche professionali. Il testo è, alla fine, buono anche perché, pur rispettando la libertà del mercato, si permette all’utente di capire qual è la persona con determinate capacità a cui ci si può rivolgere con fiducia, e quale non lo è». E, su poco meno di 2 milioni di professionisti («più o meno la stessa cifra di chi figura negli albi»), la parte del leone spetta a tributaristi e fiscalisti («parecchie decine di migliaia»), poi «ci sono bioingegneri, osteopati, investigatori privati, naturopati, esperti in infortunistica stradale, informatici, fotografi, etc. Insomma, parliamo di un mercato di centinaia di professioni che adesso, dopo un percorso iniziato nel 1992 con il Cnel, potrà usufruire, dopo l’approvazione definitiva del testo, di questa opportunità associativa». Positivo anche il commento del presidente nazionale tributaristi Lapet Roberto Falcone, perché il sì dei deputati «corona anni di attività su questo disegno di legge che definisce, per la prima volta in Italia, la nozione di professione non regolamentata, oltre ad ispirare una nuova cultura, secondo la quale il riconoscimento non è più necessariamente legato all’istituzione di un ordine, ma anche alla normativa Uni e, quindi, alla certificazione professionale».
Tratto da Italia Oggi
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