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Proibito scioccare il lettore: un'intervista a Ruben Razzante

01/06/2004

Segnaliamo da .Com del 18 maggio 2004:

Primo: proibito scioccare il lettore di Alessandra MieliRuben Razzante sostiene che l'esposto di Abruzzo sia assolutamente giustificato e anzi doverosoPerché in Italia chi pubblica le immagini della macellazione di Nicholas Berg è sanzionabile e non lo è, invece, in Germania o in Inghilterra? Perché è lecito pubblicare foto false e non quelle vere? Per districarci all'interno di una polemica che diventa sempre più aspra (anche per ragioni squisitamente politiche) abbiamo chiesto lumi a chi può, autorevolmente, far luce sulla questione. Ruben Razzante è professore di diritto europeo dell'informazione e della comunicazione e di diritto del copyright all'Università Cattolica di Milano e consulente di Weber Shandwick, nonché candidato nella lista indipendente (scheda dei professionisti) al Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti.E dunque, perché professor Razzante, non è lecito, come sostiene il presidente dell'Ordine regionale dei giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo, pubblicare le immagini della barbara esecuzione di Nicholas Berg?Premetto che sono pienamente d'accordo con l'azione dell'Ordine regionale della Lombardia, perché si è limitato ad applicare la normativa vigente. E, allora, passiamo ad esaminare quali sono le norme che sono chiamate in causa….In primis la Costituzione della Repubblica Italiana che, all'articolo 2, tutela specificamente i diritti dell'uomo dichiarandoli inviolabili. Questo è un riconoscimento solenne e, precede anche l'art. 3. C'è poi la legge sulla stampa datata 8 febbraio 1948, numero 47, una delle primissime leggi fatte nell'età repubblicana, che ha fissato le regole per bilanciare il diritto di cronaca con la tutela della dignità umana. Specificamente all'art. 15 quando si parla di immagini oscene e raccapriccianti e si indicano le sanzioni richiamando l'art. 528 del codice penale. In aggiunta c'è la legge del 3 febbraio 1963, numero 69, che ha istituito l'Ordine dei giornalisti. E, attenzione, è una legge  repubblicana perché il regime fascista aveva previsto e annunciato l'istituzione di un ordine professionale dei giornalisti ma non l'aveva mai istituito formalmente. La legge istitutiva dell'ordine si deve ad Aldo Moro e Guido Gonella. Si tratta di uno snodo fondamentale della libertà di stampa in Italia. Comunque all'art. 2 la legge dell'Ordine fissa i doveri dei giornalisti nel rispetto della dignità umana e dei lettori e, all'art. 48, stabilisce che il giudice disciplinare dei giornalisti è l'Ordine regionale di appartenenza. L'articolo 21, sesto comma, della Costituzione sancisce che unico limite alla libertà di stampa sono il buon costume e il decoro. Infine con la sentenza numero 293 del 2000, la Corte Costituzionale Italiana ha affermato che l'art. 15 (della legge sulla stampa) è fondamentale per fissare i limiti del diritto di cronaca. Ci sono poi tutti i precedenti giurisprudenziali che, nel caso specifico danno ragione al presidente Abruzzo: sono i casi della pubblicazione delle fotografie del cadavere di Aldo Moro, di quelle di Alfredino Rampi (il bimbo del pozzo di Vermicino), le immagini del corpo straziato della contessa Alberica Filo della Torre e, infine, le foto dei bimbi violentati, per le quali, per inciso, Vittorio Feltri fu costretto a patteggiare.Abbiamo chiarito il quadro normativo nazionale. All'estero, a quanto pare, si fanno meno scrupoli?E' difficile calare queste situazioni in altri Stati perché se è vero che non hanno leggi che regolano la libertà di stampa e, magari, hanno una diversa sensibilità, è anche vero che non hanno la stessa concentrazione dei media che c'è in Italia. Allora quando si chiamano in causa i sistemi normativi di altri paesi bisognerebbe poi applicare ad ampio spettro il paragone e non limitarsi a pescare solo quegli aspetti che fanno più comodo nel momento contingente. Ma lei non trova egualmente raccapriccianti le foto dei prigionieri iracheni di cui non è stata contestata la diffusione?Personalmente sono contrario anche alla pubblicazione delle foto degli iracheni: non bisogna fare da cassa di risonanza alle atrocità. Come deterrente contro la violenza debbono bastare le notizie. Non pensa che le immagini costituiscano una prova inoppugnabile di un fatto atroce e che, come tali siano legittime?Non demonizzo chi la pensa in questo modo. Il problema è come vengono diffuse. Nel sito del TgCom erano state prese delle precauzioni, quindi il caso di Paolo Liguori (direttore di TgCom) è diverso: Liguori si è dimostrato un giornalista scrupoloso. Però anche lui deve, come tutti gli altri, rispettare le leggi. Penso che se Vittorio Feltri e Giuliano Ferrara chiedessero scusa ai loro rispettivi lettori per la pubblicazione di quelle foto, farebbero un gesto che certamente i lettori apprezzerebbero.Veniamo al caso dell'Espresso che ha le foto, rivelatesi un clamoroso falso, delle torture inflitte dai soldati di sua maestà britannica ai prigionieri iracheni. Come andrebbe giudicato il fenomeno?Le prime notizie farebbero pensare che l'Espresso sia rimasto vittima di una truffa e che, quando è emersa la verità, non abbiano avuto il tempo per ritirare il giornale. Però la legge dovrebbe valere anche per loro. Andrebbero ugualmente sanzionati, e soprattutto, se si appurasse che l'intenzione era puramente commerciale. In ogni caso anche  l'Espresso aveva il proposito di trasgredire alle regole deontologiche e dunque ben venga una sanzione anche nei loro confronti. Le regole, lo ripeto si rispettano e si  applicano a 360°. E, devo riconoscere, che a volte alcuni consigli regionali si sono lasciati prendere la mano e hanno usato due pesi e due misure. Quello che trovo grave è l'assordante silenzio del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti che non è stato sempre puntuale nell'esigere l'applicazione delle norme deontologiche.E il mitico giornalismo britannico?Gli inglesi non hanno un ordine professionale e neppure una legge scritta, se è per questo. Sono regolati dalla Common Law. La loro è una pura logica di libero mercato, anche nella contrattazione degli stipendi. In cambio hanno un bipolarismo che funziona. Noi, invece, abbiamo un giornalismo militante e questa non è certamente la visione che ha tracciato il legislatore.Un dubbio: chi decide cosa sia orripilante o osceno e cosa no?Il limite non è fissato univocamente. Prendiamo il comune senso del pudore: non v'è dubbio che si sia evoluto nel corso degli ultimi decenni e che oggi una minigonna e una scollatura non destino scandalo. Per quanto concerne il concetto di raccapricciante direi che su un corpo fatto oggetto di sevizie non ci possano essere dubbi. Quelle immagini suscitano sentimenti di emulazione, depravazione e frustrazione. La libertà quando degenera in arbitrio porta all'imbarbarimento dell'essere umano e alla  corruzione delle coscienze.
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