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Quando la crisi (simulata) irrompe in agenzia

31/10/2008

La finzione formativa di Peppercom: il top management della PR firm è scomparso. Il personale chiamato a fare quadrato intorno all’unico senior rimasto, per governare l’emergenza.

È un venerdì di mezza estate quando la notizia piomba in ufficio come un macigno: quattro dei cinque senior manager dell’agenzia sono scomparsi mentre sorvolavano il Pacifico, tornando da Singapore dopo il periodico PR summit internazionale.


Niente di più lontano dalla verità. Ma a saperlo è solo Steve Cody, l’unico senior “sopravvissuto” perché rimasto nella sede centrale della PR agency Peppercom, a New York. È lui a tirare le fila della simulazione formativa, convocando il personale per annunciare un credibile scenario di crisi e ridistribuire i carichi di lavoro per gestire l’emergenza.


I senior “mancati”, infatti, avevano in corso un portafoglio di attività di primo livello: dirigevano la produzione quotidiana di comunicati stampa, mantenevano un blog personale, stavano sviluppando le prossime strategie dell’agenzia. Avevano poi in rampa di lancio nuovi “prodotti” comunicativi e curavano l’organizzazione di eventi per i clienti a loro affidati. Tutto questo andava portato a compimento, nonostante l’impatto emotivo della dolorosa quanto inveritiera notizia.


“Lucky on everyone involved”, afferma Steve Cody, a mo’ di scongiuro, nello statement diffuso a metà ottobre come consuntivo dell’operazione. “È la prima volta che applichiamo questo percorso di training su noi stessi”, rivela inoltre. Una delle specialità di Peppercom, difatti, è la simulazione di crisi, ma applicata al cliente. “Di solito – spiega poi – lavoriamo con gli addetti alle PR interni per escogitare realistici scenari di crisi da intensificare. Quindi chiediamo agli executive di lavorare insieme per risolverli”. Alla fine, al team coinvolto viene attribuito un punteggio e a ciascuno dei partecipanti è richiesto un giudizio sul lavoro dei colleghi.


Ma come è andata invece in agenzia? “Abbiamo diviso le persone in tre gruppi – racconta Cody: le PR economico-finanziarie, quelle verso i media locali di New York e il team per i blog”. È questo il passaggio chiave per una simulazione di crisi, secondo il co-fondatore di Peppercom. Come è importante avere diverse platee di stakeholder, per saggiarne le differenti reazioni.


Cody, però, ritorna ancora sul tema dell’organigramma d’assalto. “Va ricercato il giusto mix di competenze e anzianità di servizio”, consiglia. Ai senior, in particolare, spetta al contempo il compito di operare e trasmettere esperienza ai junior. Mentre per i manager c’è l’incarico di governare il clima, motivare le persone e rintracciare nuove risorse, limitando gli “atti di leaderhip” a situazioni occasionali e spontanee. Tutti hanno cercato di rispondere al meglio alle sollecitazioni derivate dal momento di difficoltà. E qualcuno ha addirittura dato prove di inattesa creatività e visione strategica.


“Per avere successo nella comunicazione di crisi – conclude Steve Cody – bisogna ricordarsi degli interlocutori chiave e sapere cosa si dice e quando lo si dice. Ma prima sperimentatela su voi stessi, perché questo è il modo migliore per capire quanto siete in gradi di gestirla”.


Rosario Vizzini – Redazione Cultur-e
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