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Quando si blocca l'accesso del giornalista alla fonte

11/01/2005
Liz Smith, fra le più famose giornaliste americane, scrive una rubrica fissa pubblicata da ben 65 quotidiani in tutti gli Stati Uniti. Qualche settimana fa ha scatenato un putiferio attaccando direttamente quei relatori pubblici che impediscono l'accesso ai clienti/datori di lavoro. "Si è invertita la situazione di sempre –scrive- una volta erano i giornalisti a dominare la relazione. Oggi gli stessi relatori pubblici diventano 'celebrities' o comunque si comportano come tali e chiudono a chiave i cancelli mentre i giornalisti stanno fuori chiedendo di entrare. Questa rigidità –aggiunge la Smith- non fa che alimentare i pettegolezzi, le voci, le leggende metropolitane che non fanno che sfocare ulteriormente la separazione fra fiction e realtà"."Sono finiti i vecchi tempi in cui un relatore pubblico passava quattro informazioni utili al giornalista per avere in cambio la pubblicazione di una notizia di suo interesse. Oggi sono i giornalisti ad andare alle agenzie di relazioni pubbliche per pregare di avere una intervista o perlomeno una risposta a una domanda e non sono per nulla convinta –conclude- che il lettore sia particolarmente beneficiato da tanto controllo, spin e political correctness".Per Jack O'Dwyer, editore della molto influente Jack Odwyer newsletter:"E' anche vero che le pagine economiche dei quotidiani sono diventate talmente potenti da non poter essere in alcun modo 'governate', per cui è un fatto che molte organizzazioni hanno rinunciato a sviluppare relazioni, per paura delle conseguenze che potrebbe avere sui mercati finanziari la misinterpretazione di qualche notizia delicata. Fu proprio il New York Post a scatenare lo scandalo del mega stipendio del capo della Borsa Dick Grasso o ad affibbiare a Martin Sorrell il nome ‘uomo accetta' facendo crollare le azioni della WPP".Ma, aggiungiamo noi, se non vogliamo che il nostro 'fare muro' diventi un incentivo ai giornalisti per aggirarci, scavalcarci e andarsi a cercare attraverso altri canali la relazione diretta con i nostri clienti/datori di lavoro, con il rischio non solo di renderci meno utili ma anche e soprattutto che le uscite sui giornali siano del tutto estemporanee e ingovernate, abbiamo ogni interesse a mantenere e sviluppare forti relazioni con i giornalisti e a soddisfare, quando non ad anticipare, le loro esigenze/aspettative anche rispetto all'accesso ai vertici delle nostre organizzazioni. (tmf)
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