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Quanto è difficile comunicare il rischio di un vulcano che dorme

15/11/2013

Alcuni studiosi della sezione di Bologna dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e lo staff di Formica Blu, nell’ambito di un progetto finanziato dalla Protezione civile, hanno creato un video a scopi divulgativi sui segnali precursori generati dai vulcani quando si risvegliano. Un tema difficile da trattare, specie in Italia. L’opinione di _Giovanna Cosenza._

di Giovanna Cosemza
La sezione di Bologna dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sta ponendo il problema di comunicare in modo efficace – a scopi preventivi – i rischi che provengono alla vita di tutti noi da terremoti e vulcani. Un bel problema, visto che la cosa è difficile in generale e lo è a maggior ragione in Italia, dove la comunicazione del rischio è sempre stata un disastro. All’interno di un progetto finanziato dalla Protezione civile, che aveva come obiettivo lo studio dei segnali precursori generati dai vulcani quando si risvegliano, alcuni studiosi dell’ INGV, assieme allo staff di Formica Blu, hanno creato un video a scopi divulgativi sui precursori del vulcano dei Campi Flegrei. Questo vulcano è infatti densissimamente popolato, è attivo e, anche se non erutta da secoli, la sua evoluzione è assai difficile da prevedere e potenzialmente pericolosa. Dice Micol Todesco dell’ INGV:
«Crediamo che parlarne sia doveroso e che sia necessario (anche se non sufficiente) a mitigare questo rischio. Abbiamo scelto un video perché è un mezzo per noi molto flessibile: come altri video che abbiamo fatto lo useremo in vari contesti, a partire dalle manifestazioni pubbliche alle quali partecipiamo spesso e volentieri (notte dei ricercatori, notti bianche, vari festival della scienza), e dalle nostre sedi istituzionali (musei o sedi in cui accogliamo pubblico).
Abbiamo in mente di usarlo anche con le scuole, per introdurre l’argomento e suscitare domande (riguardandolo, penso che il lessico sia un po’ più complesso di come speravo, ma il disegno aiuta più delle parole) e in particolare le colleghe di Napoli lo useranno in loco, anche all’interno di progetti specifici sulla mitigazione del rischio vulcanico. Ovviamente, poi, starà in rete e quindi conto di farlo rimbalzare sui siti che si occupano di divulgazione scientifica e di rischi naturali. Cosa ne pensi? Cosa ne penserebbero i lettori e le lettrici dei tuo blog? Aspetto critiche come se piovesse: ci aiutano a migliorare.»
Dico solo due cose e lascio subito la parola ai lettori e alle lettrici: dal mio punto di vista il prodotto è ben fatto, ma il suo limite principale sta proprio nell’eccesso di «*flessibilità*» con cui è stato pensato. Troppi target (o nessuno abbastanza specifico): un conto è mostrarlo a ragazzi delle scuole superiori, un altro è presentarlo alla cittadinanza, un conto è presentarlo al pubblico “del Nord”, un altro è destinarlo seriamente ai chi corre i rischi di cui il video parla: in quest’ultimo caso un bell’accento partenopeo, qualche espressione dialettale e un po’ di ironia e autoironia tipiche della zona avrebbero aiutato.
Il video presuppone inoltre troppi contesti di fruizione (o nessuno abbastanza specifico): un conto è progettare un video immaginando di usarlo solo nelle presentazioni in pubblico, un altro è pensarlo affinché circoli soprattutto in rete e magari diventi virale. Ma ora mi fermo e lascio la parola a chi vorrà intervenire.
Nel sonno del vulcano:

Fonte: Dis.amb.iguando
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