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Recuperare fiducia nell’era dell’irrazionalità

09/03/2017

cristina_camilli

A Roma un dibattito internazionale sul ruolo di giornalisti e comunicatori per colmare la distanza. Un dialogo che abbraccia la sfera pubblica ma anche la sfera privata, guardando alle conseguenze che un’informazione poco accurata e spesso fuorviante, causa al sentire comune. Il resoconto di Letizia Nassuato, ospite questa settimana della rubrica di Cristina Camilli.

di Letizia Nassuato

Lavoro duro, professionalità e fact checking continuo, non una ricetta ma l’impegno dei diversi professionisti della comunicazione italiana ed internazionale che hanno partecipato al dibattito tenutosi giovedì 2 marzo a Roma, presso Enel Group, organizzato da EACD Italia - European Association of Communication Director. L’incontro ha visto la partecipazione di Marco Magli, Head of Media and External Relations di Avio Aero (General Electric) & Eacd Regional Coordinator in Italia; Anthony Gooch Gàlvez, Direttore Comunicazione e Public Affairs dell’Ocse e Vice Presidente di Eacd; Ryan O’Keeffe, Direttore Comunicazione di Enel; Aura Salla, Adviser for communication and Outreach at the European Political Strategy Centre of the European Commission; Paolo Messa, Membro del Consiglio di Amministrazione della Rai e Luigi Contu, Direttore dell’agenzia Ansa.

Circa 80 partecipanti in sala hanno ascoltato le testimonianze dei relatori, che si sono confrontati su un tema di grande rilevanza: “Ricostruire fiducia nell’era della disinformazione”. Un dibattito che abbraccia la sfera pubblica e che riguarda tutti noi come istituzioni, imprese e cittadini, ma anche la sfera privata guardando alle conseguenze che un’informazione poco accurata e troppo spesso fuorviante, sta causando al sentire comune. La rivoluzione digitale in atto ha aperto spazi di conoscenza impensabili fino al decennio scorso, accelerando al contempo i processi di comunicazione e di informazione, una velocità che spesso rende difficile il ruolo dei professionisti della comunicazione e all’interno della quale non è facile orientarsi.

“Le fakenews non si combattono con la censura, ma con l'educazione” è la testimonianza di Aura Salla che richiamando ad un concetto di responsabilità condivisa e di sfiducia generale nelle istituzioni ricorda che “l’Unione Europea non è Bruxelles, siamo noi”. Quando parliamo infatti di disinformazione, abbiamo numerose componenti che alimentano il fenomeno e che non si limitano solo una discussione semantica, ma hanno impatti significativi sulla costruzione della realtà, non a caso l’Oxford dictionary ha eletto lo scorso novembre "post-truth" come parola dell'anno.

Senza entrare nel merito della discussione politica che pure ha animato il dibattito tra i diversi relatori ed interventi dalla sala, dalla Brexit a Trump, ciò cui assistiamo è alla formazione di un’opinione pubblica in cui le emozioni sono preminenti “Una società dominata dall’irrazionalità è come una camera piena di gas: basta una scintilla per causare esplosione – commenta Anthony Gooch Gàlvez – è necessario ricordare la differenza tra informazione ed opinione.” “Un tempo avevamo controllo su quanto veniva pubblicato, oggi chiunque può condividere storie - aggiunge Paolo Messa.” Sempre più spesso infatti, ci si informa attraverso i social media, mettendo in seria discussione il ruolo del giornalismo tradizionale. “Le nuove generazioni devono imparare che la credibilità ha un valore: la buona informazione non è gratis. – spiega Luigi Contu”. Ed è proprio la crisi economica che abbraccia il mondo occidentale negli ultimi anni ad aver alimentato una mancanza di fiducia nelle organizzazioni, anche quelle deputate all’informazione per questo “La nostra responsabilità di comunicatori istituzionali oggi è enorme - afferma Ryan O’Keffe - le fakenews hanno impatto anche sui mercati.”

"Il contrasto alla disinformazione è un nostro dovere, e per attuarlo è necessario partire dalle problematiche di tipo economico-sociale, tecnologico e politico in cui affonda le sue radici - afferma Marco Magli, moderatore dell’incontro -  L'impegno di associazioni come l'EACD è quindi di fondamentale importanza per favorire il dialogo tra comunicatori, media e policy maker”.

Impegno e responsabilità che condividiamo in Ferpi, come dimostra anche la recente l’iniziativa  #comunicobene, volta proprio alla valorizzazione della professione attraverso una piattaforma di discussione aperta e una serie di iniziative di approfondimento. In continuo divenire e trasformazione, come lo è la nostra professione, ma basata su un’etica condivisa e diffusa.

 

 
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