Ferpi > News > Relazioni Pubbliche, rotta verso la qualità

Relazioni Pubbliche, rotta verso la qualità

24/05/2010

Il neoeletto presidente di Assorel, Beppe Facchetti, in un’intervista con _Pubblicità Italia Today_ parla della professione di relatore pubblico e dei principi cui devono ispirarsi le associazioni ed i soci che ne fanno parte. Unica eccezione l’etica, che “non si insegna, perché chi viola le regole le conosce talmente bene che vuol approfittare di chi onestamente le rispetta”.

di Federico Unnia
Da poco eletto ai vertici di Assorel, Beppe Facchetti si è dovuto misurare con alcune delicate questioni, sia esterne sia interne l ‘associazione. Un segno di vitalità, non c’ è che dire, anche se i terni sul tappeto sono tutt’ altro che chiariti. In questa intervista Facchetti fa il punto della situazione, forte anche di dati previsionali che sembrano tendere al recupero. Partiamo dalla
qualità, elemento centrale della sua presidenza, più volte richiamato. "Questo richiamo discende direttamente da una valutazione del nostro scenario: società globalizzata, massificazione anche dei valori, grande confusione di ruoli. Siamo ancora immersi nella stagione dei faccendieri che vengono sbrigativannente definiti "uomini di Pr”: Tarantini è un uomo di relazioni, indubbiamente, e cosi Anemone, tanto per fare dei nomi, ma cosa c’entrano con le Relazioni Pubbliche? Chi, come noi, lavora sulla reputazione sa meglio di chiunque altro che sovrapporre, nella percezione collettiva, piani tanto diversi rischia di cancellare con un titolo di giornale lo sforzo quotidiano di crescita qualitativa di una professione e di imprese come le nostre”.
Quali progetti avete avviato in tal senso?
Non sono necessari particolari “progetti”, ma è decisiva l’ attenzione ai nostri stessi comportamenti . Dobbiamo parlare con i fatti ad un mercato disorientato, e la missione di Assorel è quindi innanzitutto quella di aiutare a distinguere, a selezionare.
La vicenda Klaus Davi ha sollevato pesanti polemiche sia dentro che fuori Assorel. Sono state assunte decisioni?
La questione è affidata in questo momento alla valutazione del Collegio dei Probiviri, tre persone che conoscono bene la comunicazione ma non sono parti in causa. Di fronte ad una denuncia giornalistica (che in verità voleva soprattutto essere critica con chi è superficiale nel controllo delle fonti), il mio compito era quello di trasferire prontamente gli atti a chi può statutariamente dare una valutazione di merito.
Non crede che si dovrebbe fare di più per moralizzare un settore troppo spesso ombroso?
Il punto, come dicevo, è proprio che le ombre vengono da un panorama molto ampio e differenziato, in cui si muove di tutto. Gli operatori di Rp potenzialmente censibili sono migliaia, dallo studio professionale al procacciatore di affari. Tanti si definiscono PR, da chi fa il butta dentro in una discoteca a chi regala appartamenti con vista . Noi siamo imprese, cioè aziende che danno occupazione, pagano tasse, vogliono rispettare leggi e codici di autoregolamentazione. C’è una bella differenza e il nostro sforzo principale è quello di farla capire. Assorel non è più il salotto buono dei primi tempi, chiuso e autoreferenziale; è un’Associazione che sta in Confindustria,che si confronta con la società economica . La moralizzazione non è una bandiera da sventolare, è la buona pratica di tutti i giorni.
Rapporti Media – PR : quali sono le posizioni di Assorel?
E’ diventato un problema più difficile da gestire rispetto a ieri , quando ancora la ricerca di Toni Muzi e Chiara Valentini aveva evidenziato che la volontà di collaborare e agire su valori comuni era molto diffusa . Ma oggi la crisi dell’ editoria e i licenziamenti massivi di giornalisti hanno contributo a rompere le barriere e i confini tra mestieri complementari ma diversi. Nel nostro Statuto è scritto che non possiamo associare aziende che appartengano a gruppi editoriali, proprio perché vogliamo tenere distinti due mondi autonomi, nell’interesse del cittadino lettore o cliente. Ma se poi vediamo che giornalisti singoli o associati vendono ai nostri clienti spazi a pagamento camuffati da articoli, tutto salta. Non è un momento buono, questo, perché tutto si è incattivito e vengono meno certi presupposti di lealtà reciproca. Quando è colpa nostra è dovere dell’Associazione intervenire, ma Ordine e Fieg sono disposti a fare altrettanto?
Qualità e certificazione: in Assorel si assiste a una profonda spaccatura. Non le sembra un controsenso per una professione che deve aumentare la sua credibilità?
Nella nostra Associazione si discute, questo è certo, ma è un bene , è un segno non retorico di vitalità. Abbiamo aperto un dibattito interno non sull’importanza della certificazione di qualità, questione su cui l’accordo è generale, ma sulla sua obbligatorietà come requisito di Associazione . Mi sembra comprensibile che l’obbligatorietà possa sembrare un eccesso per aziende che fanno parte di network internazionali abituati a regole diverse ovvero per chi ritiene che il vero certificato lo rilascia il mercato con il successo competitivo. Stiamo comunque risolvendo serenamente il problema con un Gruppo di Lavoro che preparerà le basi di un’Assemblea dedicata alla questione.
Formazione: per quale ragione non avete intrapreso progetti formativi sull’etica e il diritto della comunicazione?
Assorel Academy è un contributo di servizio per i nostri Soci, che quest’ anno, grazie all’ impegno intenso di Filomena Rosato, stanno inviando molti loro Senior e Account a riflettere sulle questioni operative di aggiornamento e arricchimento professionale. Anche il diritto della comunicazione può essere un argomento, ma l’etica – mi consenta – non si insegna. Qualche volta si predica, ma non ha bisogno di docenti . Chi viola le regole non lo fa perché non le conosce e non ha frequentato corsi. Anzi le conosce talmente bene che vuol approfittare di chi onestamente le rispetta.
Tratto da Pubblicità Italia Today
Eventi