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Reputazione, Rp e controversie legali

22/01/2015

Giampietro Vecchiato

“In ogni controversia legale è necessario costruire un “triangolo virtuoso” composto da impresa, studio legale e comunicatore che affronti compatto, in modo chiaro, trasparente e determinato, tanto il Tribunale della Giustizia quanto l’opinione pubblica”. Lo sostiene Giampietro Vecchiato, anticipando i temi che tratterà in un convegno in programma giovedì 12 febbraio a Milano.

”Che cosa succede quando la crisi da affrontare è un’inchiesta giudiziaria? Nessuno può dirlo, in verità. Troppo ampie le possibilità che si aprono: da una battaglia a colpi di carte bollate fino al passaggio del controllo aziendale a un commissario nominato dalla Procura. Reagire è possibile. Ma bisogna attrezzarsi per una lunga guerra di posizione. Giudiziaria e mediatica”. Lo afferma Giovanni Landolfi, Partner di Stampa Finanziaria, che sarà, con Giampietro Vecchiato, tra i relatori di un convegno dal titolo Comunicare in caso di crisi ed emergenza, in programma giovedì 12 febbraio, a Milano.

La reputazione aziendale è un valore, un asset intangibile fortemente competitivo, che le imprese costruiscono, spesso con fatica, nel medio-lungo periodo.
Va anche precisato che una buona reputazione non va confusa con la semplice rappresentazione esterna, l’immagine di un’impresa, ma riguarda la sua legittimazione presso i diversi pubblici di riferimento. Legittimazione a cui concorrono sia elementi intangibili (brand, leadership, fiducia, responsabilità, qualità dei rapporti con gli stakeholders, ecc.) sia tangibili (dati economici, dipendenti, stabilimenti, prodotti, etc.).

Gli elementi intangibili rappresentano un naturale terreno di lavoro, sia strategico che operativo, per i professionisti delle Relazioni pubbliche.

Ogni controversia legale (sia interna che esterna) danneggia la reputazione aziendale e obbliga l’azienda a sottoporsi a due “giudizi” (a due “tribunali” verrebbe da chiamarli): da una parte, il Tribunale della Giustizia (e quindi della Magistratura); dall’altra, quello della opinione pubblica (attraverso i mass media, sia on che off line, e l’attività dei giornalisti).

Tradizionalmente, lo studio legale ha il compito di difendere l’impresa davanti al tribunale della giustizia; il ruolo di difendere l’impresa nel e dal tribunale dell’opinione pubblica, spetta alle relazioni pubbliche.

Per questo, in ogni controversia legale è necessario costruire un “triangolo virtuoso” composto da impresa, studio legale e comunicatore (che non può quindi essere il giornalista!) che affronti compatto, in modo chiaro, trasparente e determinato, i due tribunali, soprattutto quando si tratta di contrastare una comunicazione negativa oppure offrire il “punto di vista” del cliente.

Nel mondo anglosassone dagli anni ‘80 si è affermata una disciplina che si occupa della gestione (strategica, tattica e operativa) dei processi di comunicazione nel corso delle controversie legali, con l’obiettivo di sostenere e difendere le tesi difensive per tutta la durata del procedimento giudiziario e di salvaguardare la reputazione aziendale sia durante il procedimento sia dopo la sua conclusione, qualunque ne sia l’esito.

Tale disciplina ha preso il nome di Litigation Public relations.

Tra studio legale e comunicatore non vi deve quindi essere alcuna competizione, ma una stretta e forte collaborazione nell’interesse del cliente. La “competizione” è, invece, forte tra questi soggetti ed i rappresentanti dei due tribunali: i magistrati ed i giornalisti.
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