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Ritornare all'uomo per ripartire dall'etica

04/04/2007

Venerdì scorso, presso l'istituto di design Palladio di Verona, si è svolta la presentazione del libro di Giampietro Vecchiato" Relazioni Pubbliche: l'etica e le nuove aree professionali". Ecco un breve resonto della giornata.

Etica, morale, principi, valori, iniziare un articolo con questi termini può comportare diversi simpatici effetti: calo istantaneo di attenzione nel lettore, immediata etichettatura dello scrivente sotto la voce "moralista/filoruinista/retrogrado", in alcuni casi risveglio di un sacro furor modello "Catone il Censore" contro l'inarrestabile deriva relativista della società attuale.
Eppure, nonostante le premesse, stupisce come la presentazione del bel libro di Giampietro Vecchiato "Relazioni Pubbliche: l'etica e le nuove aree professionali" abbia dato vita ad una vivace riflessione sullo scivoloso tema dell'etica.
La presentazione, organizzata da FERPI e TP, si è svolta a Verona presso l'Istituto Design Palladio ed ha visto la partecipazione di Diego Illetterati, coordinatore regionale di TP per il Veneto e il Trentino Alto Adige, Giampietro Vecchiato, autore del libro e consigliere nazionale FERPI, Maurizio Rompani, direttore generale TP e Alessandra Rizzotti, rappresentante dell'AGAV (Associazione dei Giovani Architetti di Verona).
L'incontro, abilmente moderato da Illetterati, ha preso il via dalle recenti polemiche che hanno accompagnato la nuova nota campagna pubblicitaria di D&G accusata di istigare alla violenza sulle donne. Interpellato sulla questione Rompani, docente di etica della comunicazione all'Università di Ferrara, ha messo bene in luce la difficoltà nell'inquadrare il problema a seconda della prospettiva da cui si guarda la questione. Se da un punto di vista tecnico la pubblicità non è attaccabile (ad esempio non è presente nessuna scena esplicita di violenza) e se anche da un punto di vista di "etica applicata" non si possono sollevare obiezioni le perplessità rimangono tutte se ci poniamo dal punto di vista dell'"etica generale". Rompani, inoltre, ha messo in luce l'opportunità di una tale campagna pubblicitaria utilizzando il semplice metro del buon senso comune: alla luce dei recenti scandali sugli atti di violenza filmati e poi diffusi attraverso la rete, è davvero opportuno pianificare una tale campagna in questo momento? E' tutta da verificare la possibilità di appiattire totalmente questa complessità a livello di norme legislative o di codici deontologici svincolando il singolo da una chiara responsabilità personale.
La complessità del tema è anche alla base della domanda che ha spinto Vecchiato a dedicare un libro al tema: "Tutto quello che si può tecnicamente fare si può anche eticamente fare?". Una domanda che esige un "ritorno all'uomo", ai suoi valori personali, alle sue convinzioni che passa obbligatoriamente per i comportamenti quotidiani del singolo e che non può risolversi al semplice rispetto di un codice deontologico. La ricerca di questa risposta, ricorda Vecchiato citando le parole di Navarro Walls, deve passare per "un dramma quotidiano", una profonda riflessione che non può mettere al centro del problema la comunicazione, le relazioni pubbliche o la pubblicità, ma l'uomo nella sua interezza. Da queste riflessioni acquista un nuovo significato anche l'espressione "organizzazione etica" che deve essere il risultato della composizione di una miriade di "comportamenti etici".
Queste affermazioni hanno trovato perfetto riscontro in Rompani che ricorda come non sia in alcun modo possibile risolvere la situazione solo attraverso la giustizia o punendo un'organizzazione per il comportamento non etico di un singolo. La soluzione va ricercata da una parte nella dura punizione del singolo comportamento non etico e, dall'altra, nella condivisione con gli altri soggetti dell'organizzazione per ristabilire l'eticità del tutto partendo dai comportamenti del singolo.
L'intervento della Rizzotti ha messo in luce le difficoltà insite anche in un'attività di comunicazione legata più strettamente al prodotto, difficoltà che richiedono, per prima cosa, un serio confronto sulla natura della comunicazione stessa, sui ruoli di chi, a diversi livelli e con competenze differenti, lavora in questo sdrucciolevole ambito.
Dunque, come ben ricordato da Vecchiato, il comunicatore ed il relatore pubblico professionista in particolare, deve trovare la voglia, la volontà e il desiderio di essere relatore pubblico etico attraverso una profonda ricerca interiore che non deve legare il comportamento etico al rispetto per una norma o alla paura di una sanzione.
Una nuova e più impegnativa visione fatta di impegno e scelte quotidiane, di ricerca personale e di assunzione di responsabilità, che, forse, può aiutare a interpretare in modo nuovo termini come etica, morale, principi e valori alleggerendoli da molte attuali incrostazioni negative di significato.
Enrico PintonUni>FERPI
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