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Rp Lab – Il “fattore V”: volgarità e violenza

01/02/2012

C’è sempre una nobile causa per cui fare una campagna. Volgarità e violenza sono necessarie per una campagna di successo? Questi due fattori sono utili o celano semplicemente una carenza di idee? La riflessione di _Gabriele Cazzulini._

di Gabriele Cazzulini
Toccati, che fai bene. Più o meno suonava così il messaggio dello spot in cui una nota, a quanto pare, super sexy modella dimostra agli uomini come palpeggiarsi i testicoli, con tanto di modellini di gomma. Fin qui sarebbe la trama perfetta di uno dei miliardi di video pornografici di cui la rete è imbrattata. Ma poi lo spot prosegue e la modella, Rhian Sugden, mette in guardia gli uomini dal rischio di cancro ai testicoli, che può essere individuato, e perciò curato per tempo, proprio attraverso questa autopalpazione.
Vuoi per il fascino della modella, vuoi per un messaggio talmente esplicito, con tanto di spiegazione empirica, questo spot ha sicuramente centrato il suo obiettivo: accendere l’attenzione sulle forme di cancro maschili più insidiose, quelle di cui gli uomini si vergognano a parlarne o semplicemente non sanno neppure che esistono.
La volgarità, così come la violenza, sono dunque il segreto del successo di ogni campagna? Vado persino oltre: questo doppio “fattore V” si rivela addirittura essenziale quando il tema è emarginato dall’attenzione pubblica o è particolarmente difficile?
Possono anche apparire disquisizioni filosofiche da sviscerare nel circolo degli intellettuali. Ma oggi sono anche questioni molto operative, perchè la doppia V (volgarità, violenza) si insinua nella comunicazione pubblica come un facile espediente che, nella peggiore delle ipotesi, farà comunque “parlare”. Se il flop, purchè clamoroso, diventa un mezzo successo, siamo davvero su un binario morto.
S’è visto anche alle ultime elezioni amministrative: la moda dei manifesti “trash” era diventata una tendenza che carpiva persino l’attenzione della comunità scientifica dei comunicatori pubblici. E’ un segnale prezioso, perchè il politico, e la politica, adorano raffigurarsi in chiave moralizzante. Se inizia a prevalere il trash, può essere un’inversione di tendenza. Ma è solo un aspetto. L’uso di contenuti violenti è quasi una regola: se fai campagna contro la violenza, è meglio fare una campagna violenta. E’ la legge del taglione applicate alla comunicazione. Occhio per occhio, finiremo tutti ciechi; violenza, reale o immaginata, per violenza, ci scopriamo tutti assuefatti alla violenza.
C’è da tener conto anche del fattore ipocrisia: se la pubblicità volgare-violente è “griffata” da un nome o marchio eccellente, allora scatta subito il condono. La volgarità d’autore trova sempre adulatori. Se invece l’autore è un esimio sconosciuto, allora apriti cielo: il povero malcapitato può darsi all’ippica. Oppure no, se i malcapitati aumentano di numero e così legittimano il ricorso alla volgarità-violenza senza troppi grattacapi morali e deontologici.
Tempo fa il New York Times invitò una decina tra i cervelli più brillanti in fatto di linguistica e comunicazione per chiedere se ormai le parole un tempo proibite fossero ormai parte vitale del nostro lessico quotidiano. Con un pò di giri e piroette tipiche degli intellettuali, alla fine la loro risposta fu affermativa: un pò internet che si nutre di tutto quanto è trash, un pò i costumi odierni che prediligono rendere pubblico l’intimo così com’è, e un pò anche la miserie di nuove idee – tutto ciò è una specie di manleva che non autorizza ma nemmeno proibisce certe curvature.
Ecco, il carattere profondamente “border-line” di una comunicazione imbastardita dalla volgarità e dalla violenza sbattute in faccia al mondo sta sfumando in una tentazione a cui è sempre più difficile resistere. Ma a quale prezzo?
Daccapo. La modella che spiega come palpeggiare finti testicoli è solo un pretesto per parlare di ben altro? Domanda: cosa si fissa nella testa del pubblico: lei o il cancro? Risposta ovvia. Allora: per chi facciamo la campagna? Per lottare contro il cancro oppure per trovare nuovi fans alla modella?

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