Rp Lab – La sfida di governare il cambiamento
31/10/2012
Esiste un tempo per ogni situazione. Fino a qualche anno fa si seguiva un dibattito politico in televisione e dopo lo si commentava. Oggi non è più così. I tempi si sovrappongono e questo è l’effetto di una serie di processi che stanno cambiando non tanto la comunicazione, quanto la sua portata. Le Rp non possono ignorare questo fermento anzi devono riuscire a governare queste trasformazioni. Lo sostiene _Gabriele Cazzulini,_ nella sua rubrica di questa settimana.
di Gabriele Cazzulini
E’ sorprendente come la Bibbia, e i testi sacri in generale, siano una continua fonte di spunti per capire l’attualità. Ad esempio nell’Ecclesiaste è scritto che c’è un tempo per ogni situazione. Infatti una volta c’era un tempo per seguire un dibattito politico in televisione e poi c’era un tempo per commentarlo, discuterlo, interpretarlo in pubblico. Questi due tempi erano rigorosamente separati e consecutivi. Guardavi la televisione e poi scambiavi le impressioni con gli altri. Oggi non è più così. I tempi si sovrappongono.
Ma la sovrapposizione dei tempi è solo l’effetto di una serie di processi che stanno cambiando non tanto la comunicazione, quanto la sua portata, il suo impatto.
C’è il fact-cheking: non è altro che la verifica delle fonti, ma questa volta aperta alla collaborazione “popolare”, socializzata sul web. Perciò può avere una forza molto rilevante, come si verifica sempre più spesso negli Usa, dove il fact-checking si sta affermando come prassi abituale. Il fact-checking spazza via il libero gioco delle opinioni per imporre la verità dei fatti. Pensando alla scienza, il fact-checking può essere l’analogo del principio di falsificazione: un enunciato è vero se non esistono fatti capaci di smentirlo.
Le opinioni stesse possono diventare molto altro. Ad esempio, si possono aggregare le opinioni in una posizione condivisa e si può mettere ai voti una serie di posizioni per arrivare ad una deliberazione. E’ il caso di LiquidFeedback, una piattaforma open source da utilizzare per convertire le opinioni in voti, su temi e candidati, e giungere così ad una democrazia diretta e interattiva via web. Certo, il processo è articolato e ancora embrionale. Ma anche in questo caso i tempi si accorciano, perchè la consultazione popolare non deve più attendere le grandi e solenni elezioni “offline”.
Queste dinamiche, raccontate qui a mò di affresco, convergono verso una chiara direzione: la concentrazione di quelle che prima erano fasi distinte, dalla comunicazione alla consultazione fino alla votazione. Non solo: queste dinamiche coniugano vecchi e nuovi media. La televisione è l’esempio lampante: guardo un dibattito in onda e lo commento su Twitter. E’ il dual screen, il doppio schermo che integra una fruizione mediatica di vecchio stile con una modalità, online, che invece è partecipativa e interattiva.
Il primo effetto di queste dinamiche è la concentrazione del tempo: succedono le cose, nascono le opinioni individuali e si formano movimenti d’opinione che cercano di affermarsi in decisioni. Non abbiamo più un tempo lineare, perchè emerge un tempo che sovrappone i tempi di differenti processi. Dal multi-tasking al multi-timing.
Il quadro delle Relazioni pubbliche non può ignorare questo fermento. La questione in cima alla lista delle priorità non cambia: come governare queste trasformazioni, che non sono più soltanto relative alla comunicazione, perchè sta nascendo comunicazione in grado di produrre un impatto molto forte – e non solo dal punto di vista della visibilità.
Per concludere con l’Ecclesiaste, c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare. Per le Relazioni pubbliche è venuto il tempo di ragionare su queste trasformazioni, prima di essere travolte.
Gli articoli precedenti:
Primarie USA: quando la tv è un’arma letale
Media, web e mobile: come cambiano le Relazioni pubbliche
Gamification, quando il marketing è un gioco
McTwitter, un flop o un’esperienza utile?
Il “fattore V”: volgarità e violenza
Tutti siamo personaggi
Il consulente deve identificarsi col cliente?
I social network non sono un gioco
Come cambiano i professionisti della comunicazione
Dove va la professione dopo le amministrative?
Relazioni o contenuti?
La media war di Chicago ed il dilemma tra piazza e palazzo
Un bon ton per il social web
Vendere realtà o fiction?
Una questione di etica
Arrivano le donne vere
Pubblico o privato? Distinguere non serve più
Storytelling, la comunicazione fa la storia
I social network non sono una perdita di tempo
Le startup nuovo orizzonte per la comunicazione
Fare guerrilla con un canarino giallo
L’empatia come forma di comunicazione
I social media in cerca di empatia