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Rp Lab – Media, web e mobile: come cambiano le Relazioni pubbliche

11/01/2012

Con l’evoluzione del web e della comunicazione mobile anche le Rp possono e devono cambiare. Grazie ai social network, ai social media, alle app non occorre più cercare i media, è sufficiente farsi trovare. Lo sostiene _Gabriele Cazzulini_ in questa seconda puntata della rubrica _Rp Lab._

di Gabriele Cazzulini
Il rapporto tra media e relazioni pubbliche resta basato ancora sul modello classico: consultare il calendario, organizzare un evento, diramare gli inviti, confezionare un press kit, invitare i giornalisti e fare in modo da offrirgli uno spunto per scrivere qualcosa. Infine, preparare la rassegna stampa del giorno dopo, specialmente se ricca e di taglio favorevole, è l’atto finale con cui il responsabile Rp si vede le medaglie appuntate sul petto dopo aver vinto l’ennesima battaglia mediatica. E si ricomincia daccapo. Il web? Magari si usa l’email per invitare i giornalisti: un’email generalista spedita ad un centinaio di contatti. Fredda e impersonale.
Questa faticosa routine può trasformarsi in una dinamica più vivace e con un investimento di risorse più contenuto. Impossibile? No, siamo ormai nell’epoca del web mobile. Anche per le Rp.
Si è aperto un dibattito online tra operatori delle Rp ed esperti di marketing online. Il succo è semplice: caro responsabile Rp, non perdere più tempo ad inseguire i giornalisti sventolando comunicati che promettono di rivelare chissà quali notizie incredibili. Non cercare i giornalisti. Fai in modo che siano i giornalisti a cercarti. Come? Con una presenza online attiva e continuativa, secondo una strategia comunicativa basata sui spazi online e applicazioni mobili dove si costruisce, ogni giorno, il futuro e il presente del mondo.
Più nel dettaglio, con un accurato social media and mobile plan creare e curare le relazioni pubbliche diventa un’attività aperta dove l’evento e l’incontro con i giornalisti si trasformano in un contatto quotidiano basato, anzichè su un grande evento ufficiale, su una scia continua di tweet, commenti, messaggi, micropost. In questo modo i media, abituati ormai a seguire direttamente online ogni fonte di interesse, entrano subito in contatto e ricevono un feed quotidiano. Se il reponsabile Pr sa ingaggiare le famose “conversazioni 2.0”, ciò moltiplica le sue chances di ricevere anche lui un feedback positivo dai media.
La stessa realtà del “luogo” e dell’ “evento” è profondamente cambiata. Il luogo tende a scollegarsi dal luogo fisico per inscriversi in una dimensione sempre più online. Spesso l’evento diventa solo un luogo online: un incontro su Twitter, una videoconferenza pubblica su Facebook, uno streaming in tempo reale…
Perciò non basta più aprire un account su Facebook o Twitter e postare meccanicamente gli stessi contenuti, senza indirizzarli specificamente e senza entrare nelle conversazioni più “trending”. Ma anche questo non basta più, nel 2012. Serve un’applicazione mobile sviluppata per includere i contenuti più recenti, quelli ufficiali, eventuali guide, materiale multimediale – sempre aggiornato. Serve anche un’attenzione verso chi seguire e una capacità di decidere cosa dire, ogni volta, non solo alla conferenza stampa.
Nel web mobile, le Rp non assomigliano più ad un dedalo di segmenti che partono da un punto per arrivare ad un altro. Non c’è più bisogno di affannarsi a costruire rubriche personali. Siamo già tutti connessi. Ora la partita si gioca su flussi continui di comunicazioni a doppio senso, dove i ruoli tradizionali si dileguano in uno scenario in mutamento quotidiano. Fare Rp diventa l’attività quotidiana di pubblicare un post, commentare e discutere, condividere e partecipare. E’ qui che può nascere la notizia per il giornalista.
L’errore non è finire isolati. Oggi è impossibile. Quando la comunicazione è trainata da flussi e tecnologie che cambiano l’informazione e l’interazione, il vero errore è seguire ancora modelli di comunicazione obsoleti.

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