Ferpi > News > Rutigliano: con il cambiamento, il rilancio

Rutigliano: con il cambiamento, il rilancio

08/07/2013

”La revisione della governance e del modello associativo rappresentavano un passaggio fondamentale del mio primo documento programmatico e portarli a compimento è un risultato importante per Ferpi. Il percorso di rinnovamento però non può ritenersi concluso. Siamo di fronte a un nuovo inizio”. Lo ha affermato il Presidente Ferpi, _Patrizia Rutigliano,_ nel suo intervento durante l’Assemblea Ordinaria dei Soci 2013.

L’intervento di Patrizia Rutigliano è stato accompagnato dalla presentazione ideata e sviluppata da Matteo Siciliani de Cumis, Massimo Scognamiglio, Massimo Quaranta (www.dnsee.com) con la collaborazione di Giulia Malandrini e Mirko Cafaro.

Di certo non immaginavo – ancora poche settimane fa – di ritrovarmi qui con voi oggi nella doppia veste di Presidente uscente e di candidato Presidente. Ritenevo che il compito che il 17 giugno 2011 mi avevate affidato, quello di guidare e accompagnare la nostra Federazione attraverso una difficile e delicata fase di transizione – che raccoglieva l’importante testimone e la forte impronta della Presidenza Comin, ma che si affacciava sul biennio più buio (ma ancora noi non lo sapevamo) della crisi economica nel nostro Paese – potesse esaurirsi nell’arco di un mandato. Ritenevo, inoltre, che, una volta avviato il percorso di cambiamento, il testimone potesse e dovesse essere raccolto, a sua volta, da un successore, in una normale logica di avvicendamento.
E’ evidente, pertanto, che oggi avverta l’onore e l’onere di essere qui e che la circostanza mi emozioni alquanto. L’onore per il tributo all’impegno che mi è stato dato, l’onere perché siamo a metà del guado.
La revisione della governance e del modello associativo rappresentavano un passaggio fondamentale del mio primo documento programmatico. E si è da poco conclusa la seconda Assemblea Straordinaria che la nostra Federazione ha convocato, a distanza di nemmeno quattro mesi, per apportare le numerose e significative modifiche e integrazioni allo Statuto – oltre ai conseguenti Regolamenti, di competenza del CDN – richieste dai soci durante la campagna di ascolto condotta in questi due anni. Riforme, modelli organizzativi e processi decisionali non sono solitamente tematiche di grande interesse per i soci: giustamente invocati, vengono poi di fatto demandati agli organi competenti.
Ringrazio pertanto Fabio Bistoncini per aver impresso una forte accelerazione al processo di rinnovamento della nostra Federazione con l’iniziativa bolognese Ferpi Talk che, oltre a produrre importanti contributi e proposte, ha avuto il grande merito di stimolare il dibattito associativo, da tempo latente ma non ancora nel rinnovato fermento degli ultimi mesi. Di lì ha avuto inizio un percorso che ha coinvolto i vertici ma finalmente anche la base e che il Consiglio Direttivo Nazionale uscente ha guidato con forza, convinzione e rispetto dei tempi, per assolvere agli impegni assunti entro le scadenze previste, dimostrando un senso di responsabilità non scontato, essendo di fatto al termine del suo mandato. Al Consiglio Nazionale uscente va quindi il merito di aver realizzato, almeno sulla carta, il cambiamento.
Sarebbe però poco lungimirante per il futuro dell’Associazione ritenere concluso il percorso di rinnovamento sancito con la rivista governance. Di fatto siamo di fronte a un nuovo inizio. Appunto: con il cambiamento, il rilancio. Toccherà al Consiglio Direttivo Nazionale entrante interpretarela forte necessità e volontà dicoinvolgimento dei soci emersa potentemente e dedicar loro, per citare un autore a me molto caro, Franco Battiato, la giusta “cura”.
Soci, oggi, di una Federazione iscritta nell’Elenco delle Associazioni rappresentative a livello nazionale delle professioni non regolamentate, con Decreto del Ministero di Giustizia del 7 gennaio 2013. Un risultato importante, raggiunto dopo anni di un intenso lavoro di gruppo attraverso più mandati e defaticanti rimandi, che costituisce un indubbio vantaggio competitivo che non possiamo permetterci di non valorizzare. Sarebbe un’occasione persa e un’inutile perdita di tempo, nel senso letterale del termine, a beneficio di chi si sta a noi omologando dopo l’emanazione della Legge 4/2013, pur avendo Ferpi precorso i tempi.
L’iscrizione in Elenco, di fatto, rappresenta un attestato di qualità dei servizi offerti dai professionisti associati, ampiamente spendibile nello svolgimento della propria attività e nell’espletamento di gare. Per questo assume una valenza completamente diversa rispetto al passato l’utilizzo del marchio, le cui linee guida sono state per la prima volta, da poco, redatte e normate,cominciando a valorizzare concretamente anche la quota associativa, oltre a consentire la valorizzazione patrimoniale delmarchio registrato e della dizione di Associazione Professionale Certificata.
Parlavamo di vantaggio competitivo; aspetto non trascurabile in un periodo in cui il nostro Paese ha perso competitività come non mai. Quella che nel mandato di chi mi ha preceduto sembrava la crisi peggiore dal ‘29 ai giorni nostri, è riuscita ad acuire i suoi effetti, producendo scenari neanche lontanamente prevedibili due anni orsono.
Colpisce il confronto con colleghi stranieri, soprattutto statunitensi, che ormai delineano scenari pre-crisi, durante la crisi e post-crisi, mentre il nostro Paese ha avvertito i riflessi più acuti della crisi sull’economia reale solo negli ultimi trimestri e ci auguriamo davvero, come pare dalle ultime rilevazioni, di non dover attendere la fine dell’anno per qualche timido segnale di ripresa (fonte: Centro Studi Confindustria su dati Istat e proiezioni OCSE). Ripresa che, comunque, secondo le stime (fonte: OCSE), vedrà all’inizio una reattività maggiore del PIL dei Paesi europei rispetto all’Italia, secondo una tendenza strutturale del nostro Paese a crescere meno quando crescono gli altri e a crescere di più quando gli altri decrescono (l’Italia, di fatto, recupererà i valori del PIL pre-crisi solo successivamente al 2020.
I dati macroeconomici li conosciamo: rispetto al picco di attività pre-crisi dell’aprile 2008,l’attività industriale nel nostro Paese è calata del 24,9% (fonte: Centro Studi Confindustria), segnando nel periodo gennaio-marzo 2013 l’ottavo trimestre consecutivo di flessione, con un lieve miglioramento, sempre però su base negativa, a maggio, grazie soprattutto alle esportazioni.
In questo contesto, la disoccupazione a maggio 2013 si è attestata al 12,2%, in aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2012 (fonte: dati Istat, aggiornati al 1° luglio 2013). A farne le spese sono stati gli occupati a tempo pieno – in buona parte dipendenti a tempo indeterminato – mentre sono aumentati gli occupati a tempo parziale ma è diminuito il lavoro a termine (fonte: dati Istat, qui non esplicitati). E il livello di disoccupazione è previsto in aumento anche per il 2014, con una contrazione complessiva, a fine anno, della domanda di lavorodel 7,3% rispetto allo stesso periodo 2007.
In questi sei anni, il calo generalizzato del livello di attività e di occupazione ha colpito soprattutto l’industria ma, a partire dalla fine del 2011, ha interessato anche i servizi (fonte: dati Istat): dal terzo trimestre 2011 al primo trimestre 2013 il valore aggiunto dei servizi – al netto di PA, istruzione e sanità – è sceso del 2,5%, con una riduzione dell’indice di fatturato del 5,3% nel primo trimestre 2013 rispetto al corrispondente periodo 2012 euna contrazione occupazionale (fonte: Centro Studi Confindustria)di 250.000 unità dal terzo trimestre 2012 al primo trimestre 2013.
Il calo di fatturato è stato particolarmente sensibile proprio nel settore dei servizi di informazione e comunicazione, con una contrazione del 6,2% nel primo trimestre 2013 rispetto al corrispondente periodo del 2012 (fonte: dati Istat).
Se in questi due anni pensavamo di dover tenere solo la barra dritta durante la transizione, e gestire l’Associazione in una fase in cui il mondo dell’associazionismo attraversava – e attraversa – una profonda fase di riflessione identitaria, ponendo le condizioni per esser pronti alla risalita nel momento della generale ripresa, ci siamo trovati ben presto a fare i conti – letteralmente – con un Paese che fatica a ripartire e, mentre altrove ci si interrogasui nuovi scenari di sviluppo, noi affrontiamo ancora gli effetti della recessione.
Guardando da vicino ai riflessi su alcuni compartidel nostro settore, la situazione non cambia: il mercato delle sponsorizzazioni in Italia ha conosciuto una continua contrazione a partire dal 2008, pari complessivamente al 28%, tornando così ai valori dei primi anni 90. Secondo la ricerca annuale diStageUp/Ipsos, nel 2012 sono stati investiti in Italia 1.288 milioni di euro, con un calo dell’8,2% sull’anno precedente; e un ulteriore calo degli investimenti è atteso nel 2013: -6,4% rispetto ai valori 2012.
Il settore più colpito è stato quello delle sponsorizzazioni culturali e di spettacolo (-9,6% nel 2012 su base annua e -17,1% dal 2010), mentre, secondo l’Indagine sull’Opinione Pubblica dell’Istituto Piepoli presentata nei giorni scorsi al Forum 2013 dei Public Affairs, il 70% degli italiani (22% molto + 48% abbastanza) ritiene che investire nella cultura possa portare benefici anche all’economia.E io sono fiera della grande attenzione che la nostra Associazione ha dedicato e continuerà ancora a dedicare alla cultura, nella sua accezione più ampia e allargata ai mondi attigui e con ricadute sui territori.
Impatti recessivi si sono avvertiti anche sul comparto degli eventi, per i quali gli investimenti delle aziende italiane sono tornati a livelli precedenti al 2005. Per il 2012 sono stati stimati in 847 milioni, -8,5% rispetto al 2011 e -34,8% rispetto al picco pre-crisi del 2008.In particolare, rispetto agli anni precedenti, si rileva un aumento degli eventi interni all’azienda e una contrazione dei lanci di prodotto, probabilmente imputabile alla flessione della domanda.
Nonostante la crisi congiunturale di tutto il settore, gli eventi sembrano però risentirne meno rispetto agli altri strumenti di comunicazione: stando all’analisi del Monitor sul Mercato degli Eventi, nel 2012 il 51% degli investitori ha liberato risorse da altri mezzi per riservarle agli eventi, in particolare nel 72% dei casi sottraendole ad attività Above-the-line, nel 46% alle iniziative Below-the-line e solo nel 2% a Internet.Inoltre, il 52% degli attori che ha investito in eventi nel 2012 (l’82% del campione totale di AstraRicerche) conta di aumentarne il budget per i prossimi due anni, mentre il 78% di coloro che non hanno investito in eventi nel 2012 intende riprendere a farlo nel prossimo biennio.
Cito questi dati anche per valorizzare la capacità di adattamento della nostra Associazione ai mutanti scenari. Senza dimenticare, peraltro, che in questo contesto d’instabilità, in due anni di mandato son cambiati due legislature e tre governi, attraversando fasi di precarietà difficilmente concentratesi in un lasso di tempo così breve. Per questo abbiamo lavorato molto su trasparenza e credibilità, sicuramente forti di un solido patrimonio di rappresentatività ereditato negli anni da tutti i nostri predecessori, ma non più sufficiente, nel nuovo contesto, su base stand-alone. Abbiamo lavorato spesso a testa bassa, consapevoli che questo era anche il momento per porre luce e ordine al nostro stesso interno. In una fase di riposizionamento di tutti gli equilibri e di conseguente ridimensionamento di tutte le strutture di rappresentanza, il modello economico di Ferpi, che fino ad allora aveva operato rispecchiando il contesto di una situazione economico-sociale tipica degli anni 90, ha mostrato tutta la sua debolezza. Pur nei tempi opportuni ed evitando interventi traumatici, è stato avviato un percorso finalizzato all’individuazione di un “sistema” più equilibrato, attraverso una riduzione dei costi fissie la predisposizione di un “piano di transizione”,mirato al raggiungimento di un “modello di arrivo” di qui al 2016.Abbiamo ritenuto questo passaggiofondamentale anche per continuare a garantirela nostra credibilità nei confronti del mondo esterno, consapevoli che “mettersi in gioco”, “esporsi in prima persona” sia il principio su cui debbabasarsi la buona comunicazione e la sana relazione con tutti gli stakeholders, interni ed esterni, per incrementare fiducia e reputazione.
A presidio e a garanzia della trasparenza dei processi decisionali, abbiamo proseguito e proseguiamo tuttora, essendo il tema entrato a pieno titolo nell’agenda politico-istituzionale del Governo Monti prima e del Governa Letta ora, a sostenere l’esigenza di una normativa per la regolamentazione della rappresentanza d’interessi. Già il gruppo di lavoro costituitosi durante la precedente presidenza Ferpi aveva portato all’elaborazione di una proposta normativa in cui erano confluite anche le risultanza dei lavori svolti dalla Commissione Santagata per le Riforme Istituzionali.Nel corso di quest’ultimo mandato il gruppo di lavoro ha ulteriormente perfezionato un’ipotesi di regolamentazione completa di settore, approvata dal Consiglio Nazionale uscente e presentata alla passata Presidenza del Consiglio, e oggi sta seguendo attentamente e da vicino la presentazione del disegno di legge in materia annunciato dal Presidente Letta, con l’auspicio di proposta equilibrata nel riconoscimento di diritti e doveri e uniforme nell’approccio verso le altre istituzioni.
Analogamente, alla ricerca di “un nuovo equilibrio fra democrazia partecipativa e rappresentativa”, insieme ad alcuni colleghi e soci che operano nel settore delle infrastrutture, stiamo seguendo, anche in logica consultiva, l’elaborazione del disegno di legge sul Dibattito Pubblico che il ministero dell’Ambiente avrebbe in animo di sottoporre al Governo nelle prossime settimane. Una tematica di grande interesse per la nostra Associazione, visto che in questo processo sono di fatto coinvolte pressoché tutte le attività che espletiamo nell’esercizio della nostra professione: dalla comunicazione ai rapporti con le istituzioni e le associazioni alla sostenibilità.
Al di là di leggi, codici e procedure, quel che ci giochiamo, dicevamo, è la nostra credibilità.Oggi sono gli stakeholdersad aspettarsi di ricevere notizie. E chi comunica deve saper intercettare le esigenze prima che diventino richieste. Non possiamo essere trasparenti a intermittenza. Le nostre funzioni sono ormai coinvoltea pieno titolo nei processi decisionali e nella definizione dei piani strategici delle organizzazioni per cui direttamente o indirettamente operiamo. Dobbiamo porci noi per primil’obiettivo d’incrementare la fiducia nelle realtà che rappresentiamo. Ma ispirare fiducia non è mai stato così complesso come oggi, in un contesto dove forze contrapposte si contendono lo “spettro dell’essere influenti”.
Anche per questo abbiamo inteso rafforzare ulteriormente il valore che Ferpi attribuisce all’ Oscar di Bilancio, l’iniziativa forse più di ogni altra legata alla nostra Associazione, grazie al lavoro svolto, consapienza e passione, da Gherarda Guastalla Lucchini, Segretario Generale dell’Oscar prima dal 1980 al ’90 e poi dal 2002 al 2012. Dobbiamo a lei un contributo importante alla costruzione della nostra reputazione e abbiamo chiesto a lei – quando ha deciso di concludere la sua lunga esperienza – di individuare insieme il giusto percorso per capitalizzare quanto raccolto e investire sull’evoluzione del progetto, affinché possa gradualmente diventare, attraverso il premio, sempre più uno strumento di analisi dei trend della reportistica e della comunicazione finanziaria, apportando il contributo significativo della nostra professione.
E’ solo muovendoci in questadirezione– riteniamo – che possiamo rafforzare il ruolo e la leadership culturale della nostra Associazione. In un momento in cui la crisi strutturale non ha risparmiato il sistema rappresentativo, anzi, se possibile, in alcuni casi ha contribuito alla sua destabilizzazione – basti pensare agli eventi che hanno interessato altre associazioni, di categoria e non, in Italia e all’estero, o agli esiti dell’ultima tornata elettorale – i cosiddetti corpi intermedi, gli aggregatori di consenso, devono sapersi rinnovare profondamente per non essere travolti o, come dice il nostro collega Bistoncini, “disintermediati”,anche dal basso, dal web.
Chissà cosa direbbe oggi Edward Bernays, forse il più illustre antenato della “nostra specie”, colui che sosteneva che “l’ingegneria del consenso fosse la vera essenza del processo democratico”, de “La Rete”, la celebre imitazione di Grillo fatta da David Parenzo a La Zanzara. Un fenomeno che, nella preponderanza dei tecnicismi e degli strumenti tecnologici rischia di apparire più di forma che di contenuti.
Fino a qualche tempo fa andava di moda parlare di “astroturfing”, quel sistema artificiale e finto di creare consenso attraverso un’aurea di bontà creata a tavolino attorno a una persona, un movimento o un prodotto.
Oggi, sulla scia delle campagne politiche americane, è emerso il cosiddetto fenomeno del “grassrootcampaigning”, basato sul consenso nel senso etimologico del termine, ovvero sulla partecipazione. E, quindi, sull’adesione convinta e volontaria.
Se è vero infatti che molto è stato fatto e si sta facendo nei confronti degli stakeholders esterni dell’Associazione, è vero altrettanto che molto resta da fare per sensibilizzare gli stakeholders interni: i nostri stessi soci.Uno degli effetti di questa crisi è che paradossalmente sembra che le persone non abbiano più tempo: Ferpi – come tutte le associazioni oggi – deve saper valorizzare adeguatamente l’adesione e la permanenza nell’Associazione. Deve imparare a cogliere i segnali e le richieste di attenzione che vengono dai soci. Maggior impulso dunque alla comunicazione interna; più opportunità di rete fra soci e altre associazioni; una più ricca e diversificata offerta di servizi;l’aggiornamento e la specializzazione come possibili strumenti di attrazione o fidelizzazione; maggiori occasioni di incontro e di scambio, di conoscenze edi esperienze, anche internazionali; programmi strutturati di eventi e iniziative autorevoli e di profilo “scientifico”, declinabili a livello territoriale. E, soprattutto, un programma che coinvolga, direttamente o indirettamente, tutti i soci, e che li spinga a partecipare attivamente attraverso proposte di progetti e iniziative proprie. Un meccanismo di maggior coinvolgimento interno per ampliare all’esterno la cultura della professione e la qualità della rappresentanza professionale, anche attraverso un uso massiccio e più estensivo del web rispetto ad ora, a livello centrale e territoriale. Stiamo già immaginando una rivisitazione del mix e delle modalità di interazione degli strumenti di comunicazione ed editoriali che oggi rappresentano uno dei punti di forza della nostra Associazione. Molte le proposte già giunte dai soci al riguardo: dall’iniziativa “un socio al giorno”, per presentare tutti a rotazione; a “i professionisti rispondono”, con sessioni settimanali domande/risposte fra soci attivi e neo-soci/studenti; fino a “Ferpi speed-meeting”, per passare velocemente dal contatto virtuale a quello reale.Come dicevo all’inizio, ritengo che la cura di tutti i soci sia determinante oggi per il futuro di un’associazione, della nostra Associazione.
Ringrazio quindi Amanda Succi per aver posto grande enfasi a questo aspetto nel suo programma, di cui ho ripreso alcuni passaggi: segno evidente di una forte sensibilità da lei maturata grazie anche alla lunga esperienza sul territorio e al confronto costante con il contesto internazionale. Ma anche di una chiara consapevolezza di cui abbiamo preso tutti atto:la motivazione è alla base dell’adesione, senza non vi è partecipazione.
La stessa che dobbiamo rivolgere nei confronti dei più giovani. Quanti di voi ricordano la campagna lanciata dai nostri colleghi inglesi della PRCA (Public Relations ConsultantsAssociation), in difesa dei diritti dei cosiddetti “interns”, gli “stagisti”? Fare il “runner” (come si usa negli Stati Uniti) è un’esperienza onorevole, fondamentale punto di partenza di un percorso meritocratico che dovrebbe portare i giovani apprendisti a diventare veri professionisti. Quest’esperienza, oggi in Italia curriculare e prevista all’interno del ciclo di studi, può però rivelarsi frustrante se non evolve, sia da un punto di vista contrattuale sia sotto il profilo della crescita professionale. E questo nonostante la crisi abbia talvolta imposto alle aziende di puntare sulle giovani leve per ridurre i costi del personale. Ma si è trattato spesso di una fiducia a tempo,Comeevidenziano gli ultimi dati Assorel, che tra il 2010 e il 2012hanno registrato un costante incremento delle commesse “a progetto” rispetto ai contratti di consulenza annuali sottoscritti, tra agenzie e aziende. Una situazione che non ha consentito agli operatori del settore di poter puntare sempre su percorsi stabili di crescita.
Nei limiti di quello che un’associazione di professionisti può fare, abbiamo il dovere di operare per un consolidamento delle professionalità del settore, a partire dalle fasce più basse, anche di età.Quando si parla di giovani in Ferpi si è soliti far riferimento solo agli studenti. La sezione UniFerpiè stata costituita nel 2003, ma da allora sono pochi gli iscritti passati in Associazione e ad oggi non sono tanti neppure gli under 35. E’ su questi colleghi o potenziali tali su cui dobbiamo puntare, più di quanto si è fatto in passato, non solo per garantire un ricambio generazionale ma per beneficiare anche noi seniors, oltre che loro, del proficuo e continuo scambio fra differenti, anche anagraficamente, punti di vista e di visione. E’ una reciproca esigenza culturale oltre che associativa. Già nel primo mandato è stata istituita una delega Giovani, ma durante la fase di ascolto che abbiamo condotto è emersa in maniera preponderante l’esigenza di un’azione più incisiva. Un ruolo di coordinamento in grado di intervenire sia sulle esigenze di aggiornamento e formative che sulla necessità di una sempre più equiparata distribuzione territoriale di progetti dedicati, recuperando iniziative già avviate – Corporate for Young e il Progetto Mentore – o studiandone a tavolino ex novo, in una sempre più forte azione di raccordo fra mondo accademico e lavoro grazie all’implementazione di accordi e partnerships.
Serve, pertanto, puntare su competenzee formazione. Non si può pensare di essere come quegli orologi fermi che indicano l’ora giusta solo due volte al giorno: non è ciò che ci circonda a doversi adattare a noi, ma esattamente il contrario. Per cui, se la crisi economica costringe le aziende a rivedere al ribasso gli investimenti pubblicitari, mai come oggi si sente il bisogno di avvalersi della nostra professionalità per riuscire a gestire la complessità dello scenario comunicativo.
Solo per ricordare qualche dato anche in questo comparto: il 2012 si è chiuso con un crollo degli investimenti pubblicitari del 14,3% su base annua (fonte: dati Nielsen/Fcp), segnando il peggiore anno degli ultimi venti. Per la prima volta dal 2003 (secondo il perimetro misurato da Nielsen) gli investimenti sono scesi sotto quota 8 miliardi di euro a prezzi correnti, tornando, in termini reali, ai livelli del 1991.
L’andamento dei primi mesi del 2013 è altrettanto negativo, con una lieve ripresa per fortuna a partire da aprile: il primo quadrimestre 2013 si è chiuso con un -18,7% (-18,9% nel primo trimestre 2012) e Nielsen stima una chiusura dell’anno a -10,8% (stima giugno 2013).
Questa situazione, che vede come unica eccezione Internet, segnala un cambio strutturale e non più solo congiunturale del settore pubblicitario, con un disinvestimento dai media tradizionali sempre più accentuato. Anche Internet, unico comparto in positivo, risente tuttavia della congiuntura, con un rallentamento rispetto alla corsa a doppia cifra degli anni precedenti: il 2012 si è chiuso con un +5,3%, il primo quadrimestre 2013 segna un incremento solo dell’1,4%, mentre la chiusura dell’anno è prevista in netta ripresa, a +6%(fonte: dati Nielsen).
La nostra è una filiera complessa, al cui interno, nel corso degli ultimi decenni, i rapporti di forza tra i diversi mezzi e approcci alla comunicazione si son venuti a modificare costantemente. Per cui, se la propensione del mercato a investire in pubblicità tradizionale viene meno e l’ascesa di altricanali e strumenti ci obbliga a metterci costantemente in discussione, ampliando lo spettro delle nostre competenze e diversificando il contributo di specializzazione che possiamo dare all’interno o all’esterno delle organizzazioni, aggiornamento e formazione sono la risposta.
Con l’iscrizione di Ferpi nell’Elenco delle Associazioni rappresentative delle professioni non regolamentate, l’aggiornamento, già previsto statutariamente e affidato a un organo sociale della Federazione, è divenuto obbligatorio. Un’occasione in più per rivedere, anche sul piano formale, le responsabilità di indirizzo oltre che di progettazione delle tante attività di aggiornamento, formazione e specializzazione della Commissione, che in questa nuova fase assurge a comitato scientifico dell’Associazione (lasciando a Ferpi Servizi srl la sola gestione economica di tutte le attività non obbligatoriamente previste dallo Statuto). E’ fondamentale a questo punto che sia data a tutti i soci la stessa possibilità di partecipazione all’aggiornamento gratuito Ferpi, prevedendo un’azione costante di monitoraggio e analisi dei bisogni e del mercato per collegare la formazione nazionale a quella locale– anche attraverso i fortunati webinars – e formulando un’offerta attrattiva anche per un’adeguata valorizzazione della permanenza associativa.
In una logica di avvicendamento ma di continua collaborazione, il ringraziamento di tutti noi va al lavoro svolto in questi anni da Eva Jannotti e da tutti componenti della CASP (Commissione di Aggiornamento e Specializzazione) per aver saputo mantenere sempre alto il livello dei corsi di aggiornamento e della formazione della nostra Associazione, puntando sulla qualità dei contenuti e dei docenti e valorizzando il portato di Ferpi nella professione in Italia e all’estero. Se sussistono i presupposti per la formalizzazione del ruolo di comitato scientifico della Commissione, lo si deve al lavoro svolto in questi anni.
Come si può desumere da molti passaggi, l’evoluzione normativa impatta in maniera importante sulle sedi territoriali, trasformandole di fatto nel braccio operativo della sede centrale. La normativa non modifica sostanzialmente le attività già svolte dalle Delegazioni Territoriali ma ne determina un significato formale anche nei confronti degli stakeholders esterni. Per questo, dopo il coordinamento delle delegazioni, abbiamo inteso rafforzare la rappresentanza locale in CDN, con l’obiettivo duplice di soddisfare meglio le istanze del territorio e di impegnare direttamente le regioni nelle attività di sviluppo associativo e di aggiornamento professionale. E cito ancora Amanda Succi, che nel suo documento ha evidenziato anche l’esigenza di rinsaldare il network fra i territori, per dare maggiore impulso alla promozione della professione anche presso le PMI, proseguendo il lavoro ben avviato il 9 maggio 2012 con la sigla del protocollo d’intesa fra PI e Ferpi e che ha già portato a due incontri in Veneto e Campania e lunedì 8 luglio in Lombardia.
Di tutto non possiamo occuparci. Ho scelto pertanto di concentrare il nostro lavoro nei prossimi tre anni su questi quattro grandi macro obiettivi: comunicazione interna, giovani, aggiornamento e formazione, territorio, oltre ovviamente a tutti i progetti già avviati nei due anni passati e solo in parte citati.
Per questoe per la necessità di continuare a gestire lungo la direzione tracciata la fase di transizione all’inizio richiamata e non ancora conclusa, ho ritenuto, grazie anche alle dimostrazioni di stima e di fiducia ricevute da molti, che il lavoro intrapreso assieme due anni fa dovesse proseguire, forte dei risultati conseguiti ma soprattutto consapevole delle lacune ancora da colmare.
Ritengo di grande responsabilità la scelta fatta da Amanda Succi di ritirare il suo programma, alla luce della comunione d’intenti e di interessi: cercare un equilibrio associativo che consenta a Ferpi di proseguire il percorso e di avviare la fase di rilancio con rinnovata armonia, compattezza e dinamismo.
Consentitemi gli ultimi ringraziamenti a chi ha condiviso con me questi primi due anni e che finora non ho ancora citato: Roberto Antonucci, per la sapienza con cui ha saputo gestire una delicata fase in cui le iscrizioni non erano la priorità di tanti colleghi; il Collegio dei Probiviri, per esser riuscito a risolvere positivamente delicate controversie, e ovviamente Attilio Consonni, senza il cui supporto non saremmo riusciti a portare a termine in così poco tempo e a ritmo così serrato un così significativo cambiamento della nostra Governance.
E adesso, i criteri di formazione della nuova squadra che sottopongo alla vostra approvazione. Una squadra decisamente più snella, in linea con le modifiche statutarie approvate e rappresentativa di pressoché tutte le aree geografiche;un mix equilibrato di consiglieri uscenti con il portato di questi due delicati anni e di nuovi e freschi ingressi; una maggiore concentrazione di responsabilità in capo ai consiglierie un numero ridotto di deleghe, per consentire a tutti i socidi proporre liberamente progetti e iniziative. Per poter avviare subito i lavori, alcune deleghe verranno assegnate subito, altre nella seconda seduta del CDN entrante. Fra queste l’Ufficio Studi, per poter garantire il prossimo anno un bilancio delle attività che rappresentiamo attraverso fonti nostre e non terze, fungendo finalmente da riferimento per la professione anche in questa direzione. Prima di presentare i candidati, vorrei rivolgere l’ultimo ringraziamento ai tanti colleghi che hanno volutamente scelto di fare un passo indietro e di non ricoprire cariche sociali ed elettive per assicurare davvero all’Associazione il necessario avvicendamento da più parti auspicato.
Eventi