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Rutigliano: i cittadini, primi azionisti della PA

18/11/2015

Patrizia Rutigliano

L'Oscar di Bilancio è sempre più la cartina di tornasole della buona comunicazione. Deve saper incoraggiare non solo la qualità nel reporting da parte della Pubblica Amministrazione, ma anche un dialogo virtuoso ed efficace con i cittadini che devono essere considerati come i primi e più importanti azionisti. Lo ha affermato, il Presidente Ferpi, Patrizia Rutigliano, nel corso dell'evento dell'Oscar di Bilancio PA.

Questa partecipazione ampia, curiosa e positivamente coinvolta rappresenta per noi il riscontro più importante sul lavoro che portiamo avanti da anni per far sì che l’Oscar di Bilancio diventi sempre più la cartina di tornasole della buona comunicazione per la Pubblica Amministrazione. Ed è questa partecipazione a darci ancora più forza nel proseguire sulla strada del confronto, della trasparenza e di quella completezza di informazione che Ferpi ha inteso stimolare sin dalla prima edizione di questo premio, sia verso le realtà private sia – nella fattispecie – verso quelle pubbliche.

L’Oscar di Bilancio della Pubblica Amministrazione costituisce ormai l’occasione con la O maiuscola per fare il punto sulla bontà della rendicontazione degli enti pubblici. Ma non può e non deve essere solo questo. L’Oscar deve saper incoraggiare non solo la qualità nel reporting da parte della Pubblica Amministrazione, ma anche – in senso più ampio – quel dialogo virtuoso ed efficace tra quest’ultima e i cittadini che ritengo ormai prioritario e non rimandabile.

Un tema, quest’ultimo, che è ancora più cruciale in un momento storico come questo, caratterizzato da una domanda di partecipazione – talvolta più “qualificata” e consapevole, talvolta meno – che sicuramente non ha precedenti, e in cui si sono moltiplicati spazi e piattaforme di confronto e di scambio e in cui nuovi strumenti di comunicazione giocano un ruolo decisivo. Un mondo sempre più “disintermediato” in cui, lasciatemi dire, è giustamente avvertita l’urgenza di restituire alla P.A. una dimensione di piena legittimità e rappresentanza a fronte del moltiplicarsi di casi che mettono a repentaglio, a livello globale, la fiducia nel “governo” – sia esso centrale, regionale, locale - e in tutte le forme di autorità.

Interpretare il bilancio come uno strumento di comunicazione strategica è un’opportunità da cogliere per colmare quel gap informativo che in alcuni casi permane tra amministrazione e cittadini, in alcuni casi in modo più pronunciato di altri, in altri invece molto meno, grazie anche a quelle punte di eccellenza che questa sera siamo ben lieti di premiare. Il cittadino, le sue domande ed esigenze e – auspicabilmente – la sua prontezza nel segnalarle deve essere la stella polare di qualsiasi ente amministratore. Se mi è concesso azzardare una sintesi, provenendo dalla business community, direi che i cittadini possono e devono essere considerati i primi azionisti della P.A., e come tali devono essere trattati.

Ecco allora che il bilancio diventa non più solo un obbligatorio rendiconto nei loro confronti, ma anche uno strumento fondamentale per attrarre e mettere a frutto il loro capitale di fiducia. La nuova normativa, che da quest’anno con piacere vediamo recepita nella reportistica degli enti “ sperimentatori ” partecipanti va proprio nella direzione di una maggiore accuratezza nella omogeneità e trasparenza.

Tutto questo implica sicuramente un cambio di prospettiva e un conseguente impegno, che può essere per certi versi anche gravoso in tempi di ristrettezze economiche e vincoli di spesa. Penso ad esempio alle difficoltà riscontrate nell’arrivare a un’adozione diffusa del cosiddetto bilancio sociale, che a molte amministrazioni è tuttora sconosciuto o quasi. In alcuni casi, inoltre, manca ancora un’attenzione concreta all’accessibilità delle informazioni, un obiettivo da perseguire con convinzione ora che si è compiuto il primo step di adeguamento alla nuova normativa, non solo con la chiarezza della relazione sulla gestione ma con il rendiconto semplificato per il cittadino ( art. 11, comma 2  del Dlgs 118/2011) documenti che danno l’opportunità di inserire informazioni utili per una maggiore comprensione dei cittadini no addetti ai lavori.

 

Tuttavia, dopo qualche inevitabile “scossa di assestamento”, crediamo che si sia imboccata la giusta via per arrivare a una gestione della P.A. più corretta e più consapevole, oltre che maggiormente aperta, con il fine ultimo di generare ulteriore consapevolezza e responsabilità nelle comunità con cui ciascuna realtà interagisce. Per agevolare questo salto di qualità possiamo fare ancora tanto: pensiamo solo ai promettenti sviluppi del cosiddetto reporting integrato, oltre al già citato bilancio sociale, che per loro stessa natura sono documenti inclusivi e volti a stimolare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. E credo anche che vada dato sempre maggiore impulso alle sperimentazioni in tema di bilancio partecipativo che numerosi Comuni italiani portano avanti da anni, nella prospettiva dell’ascolto e del dialogo continuo e costruttivo con le comunità. Utilizzare questi strumenti consentirebbe, infatti, non soltanto di vedere il bilancio come un “consuntivo” su ciò che si è fatto, ma anche e soprattutto di utilizzarlo come strumento di stimolo costante a condividere con il territorio e tutti i suoi interlocutori le criticità, le necessità, le virtù di ciascuna singola amministrazione.

Tutto ciò deve diventare consuetudine, non più solo esempio positivo. L’amministrazione pubblica, intesa in senso ampio, è attesa da un passaggio decisivo, ossia l’adozione di un modello decisionale che tenga dunque conto degli stakeholder – nella fattispecie i cittadini – non quali interlocutori da “gestire”, bensì da “includere” nel processo che porta alla definizione delle politiche e all’assegnazione delle quote di bilancio. Questo obiettivo si persegue adottando strumenti di stakeholder engagement non dissimili da quelli che utilizzano le imprese, ormai non più soltanto in un’ottica di sostenibilità ma di piena integrazione all’interno della loro strategia. E’ tempo, insomma, che questi aspetti non siano più visti come “accessori”, ma come indispensabili ai fini di un’attività amministrativa che sappia trovare nuova linfa per rafforzare il patto fiduciario con i propri portatori d’interesse.

Mi vengono in mente, a questo proposito, le parole pronunciate dal ministro Marianna Madia in visita agli studenti della Luiss qualche mese fa: “Qualsiasi organizzazione che non si rinnovi è un’organizzazione che finisce”. Parole forti e piene di significato, soprattutto se accostate all’auspicio di inaugurare una nuova stagione della pubblica amministrazione italiana, che sia maggiormente in sintonia con la crescita del Paese..

Sono queste, per tornare al titolo della tavola rotonda di oggi, le sfide che abbiamo davanti. Credo di poter dire che ci sono tutte le premesse per affrontarle al meglio. Grazie e buon lavoro a tutti.
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