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Sanità digitale in Italia: a che punto siamo?

21/10/2019

Redazione

Nel corso della quarta edizione del Digital Health Summit organizzato da NetConsulting cube e AISI sono emersi nuovi trend nel settore della sanità digitale, per un’assistenza personalizzata e stili di vita più sani per i pazienti.

Il punto di partenza

La spesa sanitaria globale è in continua crescita e, secondo uno studio di Deloitte, nel periodo 2018 – 2020 continuerà ad aumentare a un tasso medio annuo del 5,4%. Progressivo invecchiamento della popolazione e aumento delle malattie croniche due degli aspetti che stanno influendo in maniera significativa su tale crescita.

Se a questo scenario si aggiunge che circa il 20% della spesa sanitaria apporta un contributo minimo o nullo al miglioramento della salute delle persone a causa dell’inappropriata allocazione delle risorse, possiamo comprendere perché sia necessario un ripensamento dell’assistenza sanitaria secondo modelli che portino ad una maggiore efficienza ed efficacia di un sistema sanitario complesso sostenibile passando anche attraverso la lotta agli sprechi.

Fondamentale in tutto questo scenario è il ruolo delle tecnologie, come strumenti abilitatori di sistemi sanitari efficaci ed efficienti: le innovazioni digitali devono essere impiegate per fornire assistenza personalizzata, prendere decisioni cliniche adeguate, consentire agli utenti di vivere stili di vita più sani e migliorare l'accesso ai servizi di assistenza della popolazione sotto servita.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ad aprile 2019 ha ribadito l’importanza della sanità digitale per affrontare le sfide di salute del prossimo futuro.

In un quadro generale in cui la cronicità è destinata ad aumentare esponenzialmente e l’Assistenza Domiciliare Integrata si profila come una nuova frontiera di cura in grado di sfoltire l’eccessiva ospedalizzazione, l’applicazione del digitale alla sanità si traduce in una leva di semplificazione e miglioramento dei servizi sanitari offerti in logica di continuità.

In un contesto di forte trasformazione, la priorità per i responsabili dei sistemi sanitari deve essere quella di costruire un sistema aperto, favorevole all’innovazione e all’integrazione dei servizi esistenti e, allo stesso tempo, capace di garantire efficienza del sistema sanitario.

Sono queste alcune evidenze messe in luce dall'”Osservatorio eHealthLab – La sanità italiana alla prova della Value Based healthcare”, un’analisi condotta da Netconsulting Cube fotografando lo scenario globale del sistema salute e le necessarie evoluzioni che lo attendono. Un dibattito sulla sostenibilità dei modelli sanitari di istituzioni e organismi internazionali (OCSE, OMS e CE) che promuovono l’innovazione in sanità, innovazione non solo tecnologica ma anche organizzativa, ispirata al modello della VBHC proposto da M. Porter.

La sanità digitale in Italia: Stato dell’arte e trend futuri

Secondo l’Osservatorio ‘E-HealthLab’ 2019 di NetConsulting cube, il mercato della sanità digitale in Italia nel 2018 ammonta a 1,722 miliardi di euro, con una crescita del 4,2% rispetto al 2017. Un trend simile è previsto anche per il 2019.

Il mercato continua ad essere caratterizzato da elevata frammentazione presso i molteplici soggetti del settore e lungo tutta la filiera della salute e in numerosi centri di spesa, anche se stanno aumentando i fenomeni di centralizzazione di alcuni processi.Il processo di digitalizzazione in atto nel nostro Paese è articolato, lungo e complesso perché il nostro sistema è composto da sistemi regionali che operano secondo modelli specifici, seppure con qualche caratteristica comune.

La spesa continua ad essere caratterizzata dalla gestione della macchina operativa su cui si concentra il 75/80% delle risorse: una macchina onerosa, che assorbe in percentuale troppe risorse.

La progettualità negli ambiti innovativi, propedeutici a una sanità orientata al valore che sfrutti appieno le potenzialità offerte dal digitale, anche quest’anno, rispetto alle risposte dei CIO, evidenzia una bassa propensione complessiva.Questi aspetti sono allarmanti: se è vero che la sanità incorporerà in un futuro molto vicino l’aggettivo “digitale”, così come è successo in altri settori come ad esempio in quello bancario, non si può non tener conto dell’arretratezza e dell’utilizzo improprio delle risorse disponibili. Si devono, pertanto, reperire ulteriori risorse da destinare esclusivamente alla digitalizzazione in chiave innovativa del settore, ovvero alla digitalizzazione dei processi in logica di valore.

È difficile infatti pensare che sia in atto un processo di Digital Transformation di un settore dove, a fronte di una spesa sanitaria pro capite nel 2018 pari a circa 2.500 euro, la quota spesa in innovazione sia pari a poco più di 28 euro.

Occorre dunque, oltre a spendere meglio e generare risparmi sull’attività corrente, riducendo gli sprechi di risorse, concentrarsi sul reperire ulteriori fonti di finanziamento dell’innovazione, estrapolandola dalle logiche di budget tradizionali che non premiano l’innovazione e, anzi, la riducono a un mero esercizio contabile e di contrattazione tra le parti.

Il sistema sanitario italiano, che garantisce l’accesso alle cure a tutti i suoi cittadini, caratterizzato da una spesa sanitaria tra le più basse dei Paesi evoluti, potrebbe trarre giovamento da un approccio condiviso basato sulla Value Based Healthcare, al fine di ridurre gli sprechi e l’inappropriatezza di cure e allocazioni errate di risorse, beneficiando al contempo di sistemi innovativi e digitali a supporto dei processi (di cura, decisionali, di prevenzione, a tutti i livelli).

Nell’analisi effettuata nell’Osservatorio eHealthLab emergono diversi elementi interessanti in logica VBHC presenti a livello regionale e aziendale. A livello di procurement, per esempio, si stanno sposando logiche di acquisto basate sul valore dei beni e servizi acquistati e sulla riduzione di sprechi e di impatto ambientale. Molti manager hanno già compreso l’importanza dei dati e degli analytics o di sistemi e piattaforme abilitanti l’integrazione di processi come la raccolta dei dati di costo e di outcome. E’ crescente la consapevolezza dell’importanza di questo percorso e della necessità di proseguire in logica di integrazione, condivisione e governance.

Nel 2020 si stima che le malattie croniche rappresenteranno l’80% di tutte le patologie nel mondo; ad oggi impegnano il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale e, nella sola Europa, sono responsabili dell’86% di tutti i decessi e di una spesa sanitaria annua valutabile in 700 miliardi di euro. L’Italia, nel 2017, contava 24 milioni di persone affette da cronicità. Quella della cronicità è un’emergenza globale, divenuta una priorità prevista anche dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

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