/media/post/adbdhf4/Schatz-796x512.jpg
Ferpi > News > Schatz: la visibilità passa dalle relazioni

Schatz: la visibilità passa dalle relazioni

23/04/2015

Un’Italia che stenta ad emergere nelle agende dei media internazionali, con un’immagine legata ancora a stereotipi negativi e una figura carismatica, quella di Papa Francesco, che adombra una figura poco incisiva come quella del Premier Renzi. Sono alcuni dei dati presentati da Roland Schatz, nell’incontro organizzato a Roma da Ferpi.





“L’Italia non esiste, non compare nelle news negli Stati Uniti. Difficile in questo modo rivendersi agli investitori”. A dirlo, Roland Schatz, CEO Media Tenor International NY e Washington, “guru” internazionale sul tema dell’agenda setting a Roma per un incontro, organizzato da Ferpi, in collaborazione con Edison e con il Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media dell’Università di Roma Tor Vergata, d’intesa con il Master of Science in Business Administration e il Corso di laurea in Global Governance dell’Università di Roma Tor Vergata; con il Master Esperti in Politica e in Relazioni Internazionali, Master in Giornalismo – Università Lumsa di Roma; e con la Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale – Pontificia Università Salesiana di Roma.

Al centro della sua presentazione di Schatz i dati di recenti ricerche, condotte da Media Tenor International sulla percezione della reputazione di singoli e delle organizzazioni con particolare approfondimento di come sia mutata la percezione a livello internazionale dell’Italia con il Governo Renzi e di come sia mutata la percezione pubblica del Cattolicesimo con Papa Francesco.

Nel corso della presentazione è emerso come sia sempre più evidente che la competizione per i turisti e gli investimenti esteri diretti stia costantemente aumentando. Solo pochi Paesi, infatti, hanno compreso per tempo gli effetti postivi di un place branding professionale per gli affari, e che il mondo accademico e la sua percezione come pensiero leader, sia l’unico in grado di creare un impatto negoziale più forte. Globalmente l’Italia ha accettato alcune icone comunicative per superare questa visione negativa nel lungo termine generata dai media implementando gli standard dell’Agenda Setting. Negli ultimi vent’anni la visione dell’Italia all’estero non è stata generata tanto dai suoi governi ma molto più dalla scelta delle notizie guidata dagli stereotipi: con una base di 100/150 storie su corruzione, malaffare, giustizia inefficiente etc. appare ovvio che il nostro Paese necessiti di almeno il doppio di storie e narrazioni vincenti per poter cambiare tale percezione profondamente negativa. Il messaggio per le comunità di aziende nel mondo rimane chiaro leggendo le pagine del Wall Street Journal e del Financial Times o qualsiasi altro media di matrice economica, cioè che l’investimento in Italia sia interamente guidato e dominato dal rischio.

Tutti segni, questi, di un lento progresso, un terreno ancora poco maturo, un mercato sostanzialmente impreparato in cui la di sfiducia è imperante, soprattutto se alimentata continuamente da tutti i mezzi di comunicazione. Visione, però, che muta immediatamente nel momento in cui questi stessi giornalisti devono scrivere delle singole imprese.

“Nonostante tutti i problemi strutturali – ha spiegato Schatz – il mondo delle aziende italiane riesce a fare ciò che i leader delle imprese devono fare in tutto il resto del mondo: affrontare tali problemi. La società, la cultura, lo sport e gli eventi speciali, come prova l’EXPO, divengono un altro valore indistruttibile da cui iniziare a lavorare per superare la selezione delle notizie guidata dagli stereotipi. Il processo di riforme avviato dal governo Renzi – ha proseguito – è presentato dai media globali con scetticismo, più di un terzo delle storie sull’Italia non sono né concrete né informative”. In conclusione ha auspicato un’iniziativa comune che includa anche leader nazionali, del mondo accademico, della cultura, del settore aziendale e del turismo che possa contribuire a bilanciare questa concezione negativa e a far crescere l’interesse globale per i nostri Campioni del Made in Italy.

“Quello a cui assistiamo oggi”, ha affermato Patrizia Rutigliano, Presidente Ferpi, “è un discorso pubblico sempre più contraddistinto – “inquinato”, direbbero i critici – dalla “too much information”, che in alcuni casi è anche una “too fast information”, che va a discapito dell’accuratezza, della dialettica, della completezza, della sfumatura. Sono aumentati i canali ed è aumentato il volume delle informazioni. E’ un mondo di quantità, prima ancora che di qualità. Questo, come ogni cambiamento, genera opportunità e rischi. Anzitutto, scardina alcuni dei principi sui quali si è basata la comunicazione strategica per molto tempo. La popolarità e la reputazione – ha aggiunto – non si governano più soltanto attraverso i media tradizionali. Di questo trovo costante evidenza nel mio lavoro di tutti i giorni, che negli ultimi anni ha visto coincidere rivolgimenti importanti sia con riferimento al settore di business sia al mio ambito di competenza, la comunicazione strategica.”

Hanno partecipato al dibattito anche Simonetta Pattuglia, Docente di marketing e Direttore del Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media dell’Università di Roma Tor Vergata e Presidente Commissione Aggiornamento e Specializzazione Professionale di Ferpi, Marco Margheri, Direttore Relazioni Istituzionali Edison; Toni Muzi Falconi, Global PR, Docente di Teoria e Tecnica delle Relazioni Pubbliche – Università Lumsa di Roma e Socio FERPI; Carlo Marroni, Giornalista, Vaticanista de Il Sole 24 Ore; Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo Greenpeace Italia Onlus; Gustavo Piga, Docente di Economia Politica e Direttore del Corso di laurea in Global Governance – Università di Roma Tor Vergata.

Scarica lo studio Stereotypes frame perception of Italy.

Eventi