"Un declino generale nella creatività": è il parere di Matthew Grenier, l'autore del rapporto "The Company Report Report", una pubblicazione annuale di analisi dei bilanci stilata dalla società Prowse & Co. Lo studio ha analizzato la chiusura dell'anno fiscale 2002/2003 per le cento maggiori aziende europee. Tra queste compaiono molte italiane, da Tim a Generali, passando per STMicroelectronics e Unicredito Italiano, oltre ai grandi della telefonia (Nokia, Orange, Ericsson..), della farmaceutica (Novartis).Il problema è interessante: gli stili analizzati nella scrittura degli annual report sono molti e tutti diversi. Da quelli troppo semplificati a quelli che si contraddicono all'interno di una stessa frase, fino a quelli incomprensibili, scritti in "burocratese". Ma ciò su cui l'analisi di Grenier punta il dito è la carenza in apporto grafico e creativo dei report in versione cartacea. La colpa? Sicuramente dell'esigenza nuova e sempre più sentita di dare grande spazio alle versioni online dei report. Alle prime esperienze, il tentativo delle aziende è quello di semplificare i testi forse per alleggerire le pagine da scaricare da un sito. Meno immagini dunque e meno grafica, tutto a discapito della versione stampata, che perde in appeal.Grenier sostiene che le versioni online siano ancora in fase sperimentale e che ancora non si sia trovato uno stile. Mentre azzarda una classifica dei peggiori e dei migliori annual report in versione stampata. I sei migliori bilanci di questa categoria, per l'analisi di Prose & Co. sono Munich Re, BP, Swisscom, Sap, Ericsson e Novartis. Tra i sei peggiori invece si vedono molti nomi italiani: STMicroelectronics, Generali, Unicredito Italiano, Nokia, Suez e Orange. La ricerca dice inoltre che tra le cinque aziende che non hanno pubblicato il loro bilancio sociale compaiono alcune banche.E' il messaggio di un articolo del Financial Times che invita chi stila i bilanci a essere più accattivanti. Nella lista nera dei bilanci noiosi e impossibili da leggere, il pezzo cita anche quello di Tim... Ma tra i report cartacei peggiori di una ricerca di Prowse & Company nei primi posti pullulano le aziende italiane.