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Se i Cerimoniali facilitano le Relazioni

13/03/2023

Diana Daneluz

Il Cerimoniale come alfabeto comune e l’attualità del seguire regole formali nell’attività delle Relazioni Pubbliche al centro dell’incontro del 23 febbraio scorso a Roma, organizzato da FERPI Lazio e ospitato dalla Rome Business School e trasmesso anche in streaming dalla pagina Facebook della Delegazione, dove è tuttora disponibile.

Il caso del Cerimoniale Pontificio

Il significato globale del Cerimoniale come forma addirittura sostitutiva del linguaggio, sottolineata da Mauro Covino, Delegato FERPI Lazio,  è stata ribadita da Mons. Stefano Sanchirico, dal cui saggio scritto a quattro mani col vaticanista Andrea Gagliarducci sul cerimoniale pontificio ha preso le mosse l’incontro. Il Monsignore ha evidenziato come lo stesso abbia il compito, senza “tema” o “tremore” di incorrere in fraintendimenti, di comunicare nel modo migliore una istituzione, la Santa Sede, sui generis perché si sostanzia di più elementi: l’essere una istituzione con personalità giuridica e il fatto di rappresentare una identità religiosa. Due elementi che si intersecano continuamente, anche nei momenti, diciamo, più laici della vita della Santa Sede. Nel palazzo apostolico si entra ricevuti da una ferrea gerarchia di soggetti e ci si muove all’interno di definite architetture (Cappella e Famiglia) che sono però altamente simboliche, veicolando l’idea stessa accogliente di famiglia e di casa apostolica, e sono nel contempo specchio, nella  differenziazione di dignitari, momenti e liturgie di una più alta geometria, “a guisa della celeste gerarchia” (Enea Silvio Piccolomini). Nulla è lasciato al caso, non lo sono gli abiti e i paramenti, non lo sono i loro colori, dove il bianco della purezza si interseca al porpora che allude all’universalità di un impero, rivendicando rettitudine e purezza dell’agire. Il cerimoniale pontificio, quindi, ha sempre veicolato e veicola una identità e un messaggio: pur nella modernità l’esercizio della sovranità ha un limite, o divino, o religioso, o nella stessa dignità dell’Uomo e nel diritto delle genti. Oggi, di fronte alla pervasività dell’Intelligenza Artificiale e al rischio che alcuni dei suoi strumenti possano sostituirsi a molte delle prerogative fin qui umane, la sfida è una sida etica e riguarda il problema dell’accesso e del governo delle tecnologie. Una sfida che riguarda in primis l’educazione e la formazione. Una sfida in cui il cerimoniale come richiamo ad una dimensione trascendente dell’essere umano è fondamentale. Anche e soprattutto oggi. Perché l’Uomo non è solo intelligenza, ma è anche psiche, emozione, sentimento. Proprio oggi, più che mai, è necessario un approccio olistico alla persona umana che esca dalla logica della iperspecializzazione e della parcellizzazione.

Sicurezza nell’incertezza

Tra le funzioni che è possibile attribuire ai cerimoniali oggi, Michelangelo Tagliaferri, decano della comunicazione con la sua Accademia, ne individua una in particolare. I profondi cambiamenti sociali in atto a tutti i livelli restituiscono un mondo complesso in cui dominano, soprattutto tra i giovani, l’incertezza e l’ansia. I protocolli seguiti dalle istituzioni possono contrastarle non tanto come insieme di regole, ma perché si frappongono fra il mondo della forma e la sostanza delle cose. Nella modernità, permetterebbero una presa di distanza rispetto alla logica incalzante degli algoritmi. Anche attraverso quelle che sono le geometrie dei cerimoniali, l’uso del numero, che rimandano all’immagine di una scacchiera, di una modalità quasi pitagorica di rapportarsi allo spazio e al tempo. Come ribadito anche da Maria Pia Rossignaud, giornalista, Vicepresidente Osservatorio TuttiMedia e Direttrice Media Duemila, che ha moderato gli interventi, nel protocollo c’è un senso, nell’algoritmo no. E dal punto di vista sociologico, infine, l’uso di protocolli, cerimonie laiche, anche tra le persone comuni potrebbe ampliare la partecipazione alla gara dell’Uomo sulla terra. L’esperienza che stiamo facendo grazie ai nuovi strumenti tecnologici che incrementano e implementano la nostra immaginazione, ha detto Tagliaferri, richiede comunque che il mondo dell’immagine sia tradotto in parole perché possa essere compreso da questi strumenti stessi. Strumenti di cui non deve solo essere esaltata la capacità predittiva quanto piuttosto quella di sostegno alla conoscenza, di supporto all’uomo in ragionamenti complessi tanto quanto è complessa la nostra oggi la nostra società.

Il Cerimoniale presidio della dimensione simbolica del potere

La partecipazione di Filippo Romano, già Capo del Cerimoniale del Quirinale, che ha regalato ai presenti una godibile carrellata di inediti episodi “di palazzo”, e che ha dialogato con Mons. Sanchirico anche sulle analogie dei rispettivi cerimoniali, ha messo soprattutto in luce come la considerazione generalmente diffusa della cerimonia, sia essa religiosa o laica, come di un inutile e superato “orpello” incorra in un grave errore. Proprio l’attività capillare e complessa sottesa all’impianto di cerimoniali e protocolli consente al Capo di Stato, infatti, di esercitare il suo compito con la massima dignità, ponendosi il cerimoniale a presidio della dimensione simbolica del potere esercitato. Il protocollo, spesso in abbinamento all’arte, si pensi all’arte barocca, ha tra l’altro lavorato nel tempo proprio per rendere intelleggibile il potere, per sua natura astro rigido e remoto. Anche Andrea Gagliarducci come vaticanista non poteva non essere interessato alla dimensione simbolica del potere, e il saggio che ha curato insieme a Mons. Sanchirico gli ha permesso di addentrarsi nella Santa Sede per leggerne le geometrie e il senso che esprimono. Interessante anche la sua disamina sul tipo di giornalismo che un vaticanista può esercitare: non esistono “scoop” per lui, ma solo analisi, storia e studio. Una vera e propria “tecnica”, per arrivare a comprendere quello che non si vede o che non viene detto e arrivare, soprattutto, a svelare i simboli e raccontare il senso più profondo della storia che viene messa in campo. Quella che manca oggi, secondo il giornalista, è però una cultura della cerimonia laica. E il giornalista dovrebbe recuperare il suo ruolo di mediatore aprendo la strada anche ad un linguaggio più ricco di traduzione dei simboli.

Quale Cerimonia nel mondo digitale?

Dal passato ad oggi qualcosa è cambiato certamente, registra Sergio Talamo di PA Social, nel pubblico come nel privato. Tuttavia, la comunicazione resta la forma suprema di conoscenza reciproca, dove la forma è sostanza, dove non è richiesto di essere sé stessi a tutti i costi, ma piuttosto di prestarsi all’altro. Dove l’abito, è proprio il caso di dirlo, fa il monaco eccome. La messa in pratica di regole formali, l’adesione a codificati protocolli, ma anche, da non sottovalutare, lo stile, in una società di massa, sono ciò che ci distingue. Il cerimoniale nella Chiesa si è rivelata una forma suprema di comunicazione, che invece, nella vita laica, stiamo dimenticando. Le cerimonie ci sembrano di ostacolo in un mondo digitale. La relazione formale nel mondo social appare caratterizzata da una libertà eccessiva, dal dilagare delle fake news e dell’hate speech. Per raddrizzare questa deriva occorrerebbe un antidoto, una maggiore etica come spina dorsale di una comunicazione retta. E la comunicazione pubblica così come i comunicatori digitali che vi operano può ben porsi come agorà dove confrontarsi e creare questi antidoti alle esagerazioni e alle falsità, anche esasperando, se serve, una forma etica della comunicazione. Un ambito che testimonia delle regole formali come facilitatorie delle relazioni è quello delle call, con le quali ormai tutti noi in larga misura lavoriamo. Con le call usciamo dalla convegnistica tradizionale ed esibitoria: non ci spostiamo, c’è una introduzione, si parla uno per volta, si condivide agevolmente quanto va condiviso attraverso gli strumenti informatici, si conclude. E anche l’interazione nelle chat avrebbe tutto da guadagnare dall’applicazione di un cerimoniale. Ma siamo ai tempi del Metaverso, dove indossando degli occhiali posso vedere qualcosa in un mondo che non c’è, ed è probabile che dovremo rapportarci sempre di più con quel mondo, costretti noi stessi a diventare più persone. Così come le ultime frontiere dell’Intelligenza Artificiale come ChatGPG o Google Bard egualmente sono mondi che pongono problemi filosofici ed esistenziali importanti che siamo costretti ad affrontare immersi però in una velocità impressionante e inaudita del cambiamento. La capacità predittiva delle ‘macchine’ è ormai fondamentale, ma deve essere sempre una capacità critica ed etica, che assicuri originalità alle nostre analisi sfruttando la qualità squisitamente umana di “sparigliare le carte”. Cos’è una parola se dietro non c’è un pensiero? La nostra risposta non può che essere una: l’umanesimo e l’etica possono creare un rapporto con questi strumenti verso l’obiettivo di un mondo libero, alla sfida dei suoi grandi problemi globali. Il cerimoniale del e nel digitale può essere di aiuto nella sfida: un paradigma della comunicazione da conoscere ed applicare anche alle nuove tecnologie, da innestare con il nostro umanesimo che ci permetterà di avere un mondo bellissimo.

L’incontro “Il Cerimoniale Pontificio è comunicazione. Cerimoniali e regole formali nelle RP” è stato realizzato in collaborazione con Rome Business School, Accademia di Comunicazione, Ai open mind e PA social e con la Media Partnership di Agenzia di Stampa Nazionale DIRE, Diritto dell’informazione, Città Nuova, Media Duemila. Vi hanno preso parte Mons. Stefano Sanchirico e Andrea Gagliarducci, co-autori del saggio “Linguaggi pontifici. Storia, significati, protocollo della più antica istituzione del mondo”, Mauro Covino (Ferpi Lazio), Antonio Ragusa (Rome Business School), Michelangelo Tagliaferri (Accademia di Comunicazione), Filippo Romano già capo del Cerimoniale del Quirinale, Sergio Talamo (PA Social). A moderarlo Maria Pia Rossignaud, giornalista scientifica, Vicepresidente dell’Osservatorio TuttiMedia e Direttrice di Media Duemila.

Per rivedere l'evento https://www.aiopenmind.it/ArtificialIntelligence/cerimoniale-pontificio/

 

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