Share Lectio #7: gli spazi come bussola per comunicare
15/04/2016
Spazio fisico, geografico ed espositivo. Gli spazi come bussola nella comunicazione, nella tecnologia e nella virtualità sono stati al centro della Share-Lectio#7, che si è tenuta lo scorso 11 aprile presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Expo Milano 2015 è stata un’importante vetrina per quelle che sono le eccellenze italiane nel mondo ed è in questo momento di “Post-Expo” che bisogna delineare e definire le strategie per assicurare un forte rilancio del Made in Italy. Dall’Esposizione Universale ne risulta un Sistema Italia forte e coordinato che se preservato, potrà sicuramente influire positivamente in grandi eventi futuri internazionali.
Nel Semestre Espositivo i visitatori hanno avuto modo di constatare la bellezza dei padiglioni tematici presenti e naturalmente di ammirare lo spettacolo dell’Albero della Vita. Queste strutture architettoniche sono state in quei sei mesi i simboli che rappresentavano la nostra nazione, la nostra cultura, i nostri valori ed è per questo che, durante la Share-Lectio #7, che si è tenuta lo scorso 11 aprile presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, si è deciso di mettere in luce le strutture che hanno composto Expo e di dare voce ai protagonisti di alcuni dei numerosi padiglioni e dell’Albero della Vita che ci racconteranno la progettazione di queste costruzioni, la loro esperienza durante la manifestazione e in questo periodo “Post Expo”.
Ad introdurre i lavori il Direttore del Master in Digital Communications Specialist ALMED, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Nicoletta Vittadini, che ha raccontato come il focus dell’evento sarebbe stato incentrato sull’
importanza degli spazi, intesi come:
- spazio fisico come bussola nella comunicazione, nella tecnologia e nella virtualità;
- spazio di Milano: l’esperienza dello spazio della città di Milano;
- spazio geografico: sfida per i paesi partecipanti a Expo è stato rileggere i rispettivi territori e culture attraverso il fil rouge del cibo. La riflessione sulla propria identità dei paesi attraverso cibo ha permesso di vivificare quella sugli spazio dei paesi e delle nazioni;
- spazi del sito espositivo di Expo.
Vittadini ha poi ceduto la parola a Piero Galli, General Manager Expo 2015 Expo Spa che ha evidenziato come “la manifestazione non è stato un miracolo, ma ha richiesto una
lunga e dura programmazione. Si è trattata della prima esposizione in Occidente dopo l’arrivo di internet e ha rappresentato una importante sfida che ha necessitato di una strategia di comunicazione puntuale, attraverso una ricerca di
contenuti innovativi e di
format comunicativi diversi come la creazione di
padiglioni tematici. Lo
studio delle aspettative dei visitatori ha permesso di costruire un
sito espositivo estremamente
funzionale”. Galli ha poi messo in luce l’effetto positivo sulla città di Milano: nei primi mesi dell’anno Milano è stata la città più visitata in Italia, con il 90% dei turisti che si sono dichiarati soddisfatti per l’accoglienza ricevuta e il 60 % che ha dichiarato di voler tornare. Il
concept di Expo 2015 “
educare i popoli e portare innovazione” è stato declinato nel
piano di comunicazione con la missione di
trasformare i detrattori in promotori. Expo è stata un’occasione di
esercizio di marketing per Milano e per l’Italia, che è passato attraverso il mandato “fare sistema”, cioè attraverso la
capacità di aggregazione da parte dei soggetti. Durante l’esperienza di Expo sono emerse grandi competenze sommerse nella gestione e nella comunicazione di grandi eventi.
Dopo l’intervento di Galli, Stefano Karadjov, Responsabile Contenuti Padiglione Zero ha raccontato come il Padiglione Zero sia stato immaginato come
spazio di riposo e racchiudesse un
percorso delle arti, dei prodotti e della cultura a partire dalla pre-mordenità fino ad affrontare le contraddizioni del progresso in relazione all’alimentazione. “Raccontare il
sistema Expo significa raccontare che la realizzazione del progetto è avvenuta attraverso il
racconto dell’eredità italiana dall’artigianato al cibo.
Significa
reificare il “saper fare” italiano, ma anche
coinvolgere i brand nella drammaturgia dell’evento. I
brand non hanno manipolato il
concept , ma vi hanno contribuito con un tassello”.
La Responsabile Punto Rec Studios, Anna Martina, ha messo invece in rilievo la grande importanza dello
storytelling, raccontando come una produzione di 150 persone abbia raccolto grandi quantità di materiale e le abbia rielaborate nei video che hanno popolatoil percorso espositivo.
La Responsabile Affari Generali Coldiretti, Sara Paraluppi, ha mostrato come sia stato il privato a muoversi in Expo con maggior difficoltà. Sia per le modalità attraverso cui veicolare la comunicazione sia per la consapevolezza che un grande problema era il fatto che all’estero si decantasse il cibo italiano ma senza consumarlo, usando banali imitazioni. L’obiettivo era quindi quello di
mostrare e far testare l’eccellenza italiana agli stranieri e far scoprire ai connazionali una gamma di prodotti che magari non avevano mai avuto occasione di conoscere. I giovani
volontari giovani sono stati strategici in queste attività.
A conclusione del panel l’intervento di Riccardo Cigolotti, Project Manager di Simmetrico Srl che ha illustrato il percorso che ha condotto alla creazione del padiglione dell’
Azerbaijan, che si è rivelata un vero momento per
rappresentare e comunicare un racconto distante dalla realtà italiana. E questa è la peculiarità che ha donato al padiglione un valore aggiunto.
La chiusura dell’incontro è stata affidata a
Paolo Dalla Sega, Direttore MEC-ALMED, che ha affermato che Expo 2015 abbia saputo rompere il paradigma delle tradizionali Esposizioni Universali creando un’esperienza per il visitatore anche attraverso il dialogo, la collaborazione e incontro fisico con le persone.