Nel campionario di disastri comunicativi che i nostri politici hanno accumulato negli ultimi anni, Giovanna Cosenza aveva solo l’imbarazzo della scelta. «Non potendo esaminarli uno per uno, per ovvi limiti di energie, tempo e spazio, ho deciso di prendere in considerazione solo alcuni errori, non tutti: diciamo i più gravi, ricorrenti e sistematici. Che in quanto tali sono rappresentativi anche di altri. E metterò a fuoco solo il periodo dalla fine del 2007 a poco dopo la metà del 2011. Perché proprio questo periodo? Perché sono gli anni in cui la comunicazione politica italiana dà il peggio di sé. Più in basso di così c’è solo da scavare, dice una canzone di Daniele Silvestri. E proprio perché si è toccato il fondo, rivedere questi anni è particolarmente interessante per chiunque – politico, consulente, semplice curioso – voglia capire cosa deve fare, ma soprattutto cosa non deve fare chi abbia intenzione di costruire una strategia di comunicazione politica efficace. È a partire dagli errori, infatti, che si capiscono molte cose: come dice la saggezza popolare, sbagliando s’impara. Anche in politica».Dal gergo colloquiale di Pier Luigi Bersani al poetico Vendola, dal turpiloquio di Bossi alle gaffe di Mariastella Gelmini. _Giovanna Cosenza_ illustra nel suo nuovo saggio, edito da Laterza, come e perché la politica italiana è scarsa e limitata in materia di comunicazione.