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Tiziana Bernardi, da dirigente Unicredit alla realtà che aiuta bambini africani

13/04/2023

Anna Romanin

Da direttore centrale di Unicredit ad ambasciatrice del monastero benedettino di Mvimwa in Tanzania: l’incredibile percorso umano di Tiziana Bernardi fondatrice di Golfini Rossi e tra gli speaker dell'edizione 2023 di InspiringPR.

L’Africa è nella storia di vita di Tiziana Bernardi uno spartiacque tra una vita passata a ricoprire alte cariche nel mondo bancario ad un’altra vita votata al prossimo con l’energia e la determinazione di una grande manager.

Nel 2014, dopo aver ricoperto cariche apicali da direttore centrale di Unicredit, Amministratore Delegato di una delle più grandi aziende del Gruppo da lei fondata e capitanata, con migliaia di dipendenti e filiali in mezza Europa e dopo aver realizzato il Lifelong Learning Center, Tiziana decide di voltare pagina. Una esperienza nuova, un incontro sono determinanti per cambiare i suoi obiettivi di vita, rivolgendo le proprie risorse manageriali ad un’impresa epocale: “cambiare certe cose del mondo” partendo da un monastero sperduto nella savana in Tanzania.

Tiziana Bernardi con una vita professionale invidiabile e ricca di trofei ad un certo punto capisce che quella vita la deve riformulare. Lo stop arriva da un motivo personale, la grave malattia del marito. Da quel momento capisce che il suo immenso dolore può essere sopportato e “attraversato” se la mente e il cuore affiancano iniziative umanitarie di più grande respiro e un po' folli, come folle a volte è la vita quando ti mette con le spalle al muro. E in questo nuovo percorso punta tutto sulla rete di relazioni di professionisti che abbiano un’anima, umanità e coraggio, caratteristiche non scindibili né adattabili a compromessi al ribasso. 

La seconda vita in chiave altruista di Tiziana Bernardi si rivela in formidabili progetti di imprenditorialità per salvare i bambini africani e le loro fragili comunità intorno al monastero benedettino di Mvimwa, in Tanzania. I dieci villaggi intorno al monastero sono abitati da oltre 20mila persone, il distretto di Nkasi da 320mila e l’intera ragione di Rukwa da un milione e mezzo di abitanti. Il 60% dei bambini sono denutriti e la vita media è di 50 anni. 

Fonda dunque Golfini Rossi (dal colore delle divise dei bambini della scuola primaria in Africa) con obiettivi alti, inizialmente quasi utopistici: affiancare un Monastero di soli monaci africani nell’opera missionaria da loro svolta ed intervenire nella parte “labora” della regola benedettina apportando competenze, quelle giuste e che servono,  per combattere la fame, dare assistenza sanitaria di base, educare su igiene e nutrizione, creare imprese e posti di lavoro, nuove prospettive di sviluppo sostenibile prima intorno a Mvimwa, per poi contaminare l’intera Regione di Rukwa. Come lo fa?

Come fa un manager ai tuoi livelli Tiziana a lasciare tutto per dedicarsi agli altri?

La mia forza è stata sicuramente la competenza manageriale, la necessità di trasformare il dolore in resilienza e l’umiltà di chiedere aiuto esponendomi in prima persona, con coraggio e mettendo tutta la mia reputazione al servizio di una causa umanitaria. La reputazione non te la dà il grado o la carriera, bensì il tuo vissuto, la coerenza di quello che hai detto e fatto nel tempo. Personalmente non ho lasciato tutto, a parte la posizione lavorativa in banca, ho integrato, aggiunto esperienze con la curiosità e la voglia di imparare per fare bene il bene. È bello imparare a tutte le età ed è nella relazione con gli altri che si impara. Basta volerlo, senza nascondere i propri limiti e con pazienza. In Africa non servivano le competenze bancarie, che avevo in abbondanza.

Quali sono stati i tuoi primi passi in questo ambizioso progetto umano che è Golfini Rossi?

Avevo da poco conosciuto l’Abate di Mvimwa e dopo un’oretta di colloquio mi disse prendendomi le mani tra le sue «Finalmente sei arrivata, ti aspettavamo. Tu sei l’Ambasciatrice del Monastero di Mvimwa. La vita che hai condotto fino ad ora è stato un allenamento, semplicemente un allenamento per le enormi sfide che qua dovrai affrontare. Ti aspettavamo…… e ora che hai visto tutte le nostre fragilità, sai cosa devi fare». E si mise a ringraziare Dio perché ero giunta a loro.
Fu un’investitura del tutto inaspettata e sorprendente che mi lasciò inizialmente scettica, basita, incredula ma che, insieme ad altre profonde emozioni vissute in quel luogo sperduto che legavano passato e presente della mia vita, mi portò a dare le dimissioni da lì a tre mesi. In fondo in fondo, anche senza alcuna competenza tecnica o scientifica specifica per affrontare temi del tutto nuovi, sentivo di potercela fare e di voler abbracciare quella realtà poverissima fino a diventarne parte integrante. L’abate ci credeva, perché non provarci?

Come sei passata dall’intenzione all’azione?

Scrissi un piano pluriennale per dare forza al Monastero perché potesse diventare un motore di trasformazione sociale dell’intera Regione di Rukwa, convinta che l’Africa si salverà grazie agli africani. Chiesi all’Abate un mandato di rappresentanza e feci fare il biglietto da visita: Tiziana Bernardi, Ambasciatrice del Monastero di Mvimwa. Così mi presentavo convinta a tutti, persino agli Ambasciatori e ai Capi di Governo che man mano incontravo e nel frattempo fondavo Golfini Rossi.   
E poi? Dovevo velocemente ricrearmi un network qualificato e riconosciuto nazionale e internazionale, portarlo a bordo dell’idea utopistica, farla diventare opportunità e vantaggio competitivo, rilanciando su innovazione e riproponendo nuovi modelli di welfare e tanto altro per realizzare il sogno dell’Abate, diventato anche il mio. Dunque, aggregai Università e Centri di Ricerca in Italia, Kenya e Tanzania sui temi che servivano e servono nei territori rurali di Mvimwa e dove solo le competenze scientifiche degli esponenti del partenariato (e la loro reputazione) potevano dare forza ai progetti.

Poi, più che altre competenze hai cercato valori simili ai tuoi, è corretto?

Non mi servivano capitali, almeno nella fase inziale, ma solo persone motivate dalla voglia di fare del bene, sporcandosi le mani e sentendosi responsabili del proprio destino e di quello degli altri. Persone pronte all’azione, con la gioia di sperimentare e osare introducendo le proprie competenze e quelle della propria istituzione di appartenenza per una causa ben più grande della propria personale o aziendale. Questo approccio mi ha permesso di coinvolgere centinaia di volontari qualificati: docenti universitari, medici, specializzandi, scienziati, ingegneri, architetti, nutrizionisti e tantissimi giovani e studenti universitari.
Ed è grazie a questa formidabile rete di relazioni professionali e umane che in poco tempo il progetto è diventato realtà, diventando il progetto di chi ne fa parte, non più solo il mio.  

Alla platea di InspiringPR che messaggio vorresti lasciare?

Consiglio a tutti di ricercare la propria motivazione umana e professionale sperimentando la gioia di fare del bene al massimo delle proprie possibilità intellettuali. Anche in Azienda.
Puntare a risultati importanti per l’Azienda ma anche per la società civile, con il sorriso, la gentilezza, la fiducia negli altri e soprattutto senza limitare la propria capacità creativa a favore del bene. Il bene è generativo di altro bene. È contagioso e gratificante per chi lo riceve ma anche per chi lo fa.
I risultati, per l’Azienda e per gli altri, si raggiungeranno prima e meglio, provare per credere. Non ci sono ricette adatte per tutti. In questa nuova esperienza, ad esempio, avendo obiettivi più che sfidanti e limitati apporti economici, ho proposto al Network, di introdurre il VOLONTARIATO ISTITUZIONALE.

Cos’è nella pratica il “volontariato istituzionale”?

Diciamo cosa non è: Non è volontariato fine a sé stesso. Moltissime persone fanno volontariato, cioè prestazioni professionali non retribuite e lo fanno per diverse ragioni nel tempo libero. Diverso è quando un Consiglio di Amministrazione prende seriamente in considerazione la leva del volontariato da proporre ai propri dipendenti o stakeholder ricercando seriamente vantaggi reciproci di tipo valoriale, non speculativi o di facciata.
Lo avevo sperimentato in Unicredit. Il sistema bancario nazionale, in quel periodo, aveva un grandissimo problema di reputazione dopo alcuni default azionari che avevano prosciugato i portafogli delle famiglie italiane. Coinvolsi il management delle Banche del Gruppo per creare una rete di educatori finanziari che insegnassero, pro-bono, basic di economia e finanza nelle scuole medie e superiori. Fu fatto con tanto di codice etico che impegnava tutti moralmente a non promuovere alcuna attività commerciale. Ci guadagnò la reputazione di Unicredit, che non era disgiunta da quella del Direttore di Banca che accettava di farlo al sabato mattina e gratuitamente (spesso anche nelle scuole dei propri figli). Era una proposta win win per tutti: Banca, dipendente ma soprattutto gli studenti delle scuole che da lì a qualche anno sarebbero diventati adulti e dunque fruitori decisamente più consapevoli di servizi bancari e finanziari.
In sintesi: benefici sull’engagement, sulla fidelizzazione, sul brand, sul trust e sulla cultura del Paese, tutti indicatori che direttamente o indirettamente influenzano il valore del titolo.

Perché secondo te le aziende faticano a considerare il volontariato tra i propri obiettivi?

L’obiettivo non è il volontariato. Il volontariato aziendale è una leva strategica per raggiungere meglio certi obiettivi. È questo che le Aziende dovrebbero studiare e sperimentare. Nei piani pluriennali delle Aziende si dovrebbero declinare strategie parallele di profit e non profit.
Se posso permettermi di dare un suggerimento direi ai capi azienda di ascoltare i lavoratori e di far proporre a loro stessi strategie di engagement attraverso il volontariato. Un approccio bottom up basato su principi di onestà intellettuale reciproca, evitando speculazioni.  E poi, ricordarsi che ciascuno deve fare la propria parte e che l’esempio vien dall’alto.

Possiamo dire che questo tipo di esperienza cambia le persone in meglio?

Nei miei tantissimi anni di lavoro in realtà estremamente complesse posso dire di si. Questo tipo di esperienza, questo saper guardare al bene comune anche in azienda ci fa diventare persone migliori, manager più stimati, cittadini più utili. I capi del personale investano con più energia nelle potenzialità dei collaboratori, si deve ricercare equilibrio tra soddisfazione professionale e appagamento dell’anima. E’ così che si è motivati a dare il massimo.

Perché partire dalle aziende più che agire da soli?

L'azienda non è un'entità estranea alla società, è organismo vivente perché fatto di persone, integrato in un sistema complesso di relazioni istituzionali e private, ma sempre relazioni. La singola persona difficilmente può scalfire meccanismi così consolidati di intendere l’impresa (a meno che non siano proprietari illuminati o persone con pieni poteri). Io so che alcune importanti società di consulenza strategica stanno finalmente approcciando il tema. Diventerà il loro futuro business consulenziale e dunque prima o poi nelle grandi aziende arriverà. Intanto però iniziamo, anche a piccoli passi ma proviamoci. L’esperienza non si improvvisa, va coltivata e metabolizzata e ci vuole tempo.  

Qual è un messaggio che vorresti lasciare a InspiringPR? 

Forse non tutti sanno la definizione di salute sancita dall’OMS nel 1998: “la salute è uno stato dinamico di completo benessere fisico, mentale, sociale e spirituale, non mera assenza di malattia”. La salute è un bene prezioso e la dimensione spirituale è parte integrante. Dunque, lasciate spazio alla vostra anima. Nutritela con amore e permettete che sia amata. In Azienda e a casa lasciatevi stupire dalla potenza della dimensione spirituale e non soffocatela o temetela, piuttosto imparate a conoscerla e ad apprezzarla perché comunque è parte integrante della nostra personalità e del nostro benessere. L’umano è molto di più di un corpo e una mente. Siamo energia, viviamo di sentimenti e di emozioni, lasciamo tracce in ogni dove e siamo esseri socievoli.

Inspire and mobilize people... why not?   




Post-fazione
Tiziana sarà uno dei relatori ad InspiringPR 2023, segnalata da Giovanni Albano il medico empatico e “gentile” dell’edizione numero otto del Festival, quella incentrata sul tema Gentilezza (qui un breve reminder), e oggi nel Comitato scientifico dell’evento.

 

 

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