Ezio Bertino, Delegato FERPI Piemonte e Valle d’Aosta
Torino ha accolto lo scorso 2 ottobre la tappa del Roadshow nazionale dell’Oscar di Bilancio con una compostezza vitale, tipica di chi lavora con serietà e visione.
Nella nuova sede istituzionale della Regione Piemonte, con la Sala Trasparenza come cornice, la parola “transizione” non è rimasta un concetto astratto: è diventata pratica, interrogativo, sfida quotidiana.
Il titolo scelto quest’anno, “Il tempo non si ferma. Il reporting nella transizione”, è stato messo alla prova, ha respirato con noi, ha chiesto risposte concrete. E noi, quella sfida l’abbiamo raccolta insieme: istituzioni, aziende, università, professionisti, giovani soci.
Questo risultato è frutto di una strategia costruita a monte: l’Oscar di Bilancio non è un evento isolato, ma un percorso federativo che parte dal Comitato di Progetto nazionale, scientifico e organizzativo, che disegna criteri, standard e linea, e che scorre in ogni Delegazione territoriale, coinvolgendole come protagoniste del processo. È una geografia attiva: ogni tappa territoriale, ogni confronto locale, arricchisce il patrimonio nazionale della Federazione FERPI. Se il premio è credibile, è perché nasce dal basso, da associazione e rete, e torna al centro come metodologia condivisa.
A Torino l’apertura è stata affidata ad Andrea Tronzano, Assessore regionale al Bilancio, Finanze e Patrimonio: con figure istituzionali di questo spessore, il percorso acquisisce autorevolezza. Tronzano ha insistito su un nucleo non negoziabile: “se non c’è trasparenza di bilancio credibile, non c’è nulla”. Parole che pesano, perché richiamano una responsabilità concreta e permanente: non si possono fare scorciatoie, né nascondere scelte difficili dietro bilanci opachi.
Nel dialogo istituzionale è intervenuto Marco Gay, Presidente dell’Unione Industriali di Torino, che ha offerto una lettura imprenditoriale: trasparenza e responsabilità non sono costi, ma leve di competitività. In un territorio dove l’industria cambia pelle — innovazione, digitalizzazione, filiere complesse — il reporting serve a rendere comprensibili le traiettorie. “L’Oscar è un metodo, non un ornamento”, ha detto, mettendo al centro l’ambizione che la rendicontazione guidi, non segua, il cambiamento.
Il contributo accademico è venuto da Cristina Prandi, Magnifica Rettrice dell’Università di Torino, che pur non essendo presente ha inviato un messaggio di grande lucidità: il bilancio non è un esercizio tecnico, ma un «atto di cittadinanza», un patto con gli stakeholder. Da quell’atto passa l’identità sociale di un Ateneo: generare conoscenza significa anche rendere conto del proprio impatto, e farlo con chiarezza significa alimentare fiducia e comunità.
Nell’ambito della comunicazione d’impresa, Riccardo Fava, Presidente dell’Osservatorio Comunicazione d’Impresa Piemonte, ha ribaltato uno stereotipo radicato: il bilancio non è arido, è bellezza. È specchio delle scelte e delle identità; e ora, nell’era dell’intelligenza artificiale, diventa un biglietto da visita potentissimo. Se comunichi il tuo scarto, la tua innovazione, il tuo “perché”, la narrazione sostiene il dato.
Il Presidente nazionale FERPI, Filippo Nani, ha poi riannodato il filo tra i territori e la Federazione, tra la pratica e la visione. Con la lucidità che lo contraddistingue, ha ricordato che l’Oscar di Bilancio è ormai diventato un punto di riferimento del sistema Paese. Dopo sessantun edizioni, il premio ha saputo evolversi insieme all’Italia, mantenendo intatta la sua funzione originaria: coltivare fiducia attraverso la trasparenza.
Nani ha ringraziato il Comitato di Progetto, le Delegazioni regionali e i partner — da Borsa Italiana a Università Bocconi, da Deloitte a Il Sole 24 Ore — per l’impegno condiviso e per la costruzione di un percorso che coniuga rigore, apertura e responsabilità. Il Roadshow, ha detto, “non è la marcia di avvicinamento a un premio, ma un viaggio di formazione collettiva, un’esperienza che unisce competenze e territori per costruire cultura e valore”. Ha invitato tutti i presenti a partecipare alla survey FERPI–Ipsos sulla CSRD, che raccoglie dati e voci dal mondo delle imprese per valutare l’impatto della nuova direttiva europea e del pacchetto Omnibus sulla qualità della rendicontazione italiana. E ha chiuso con un messaggio che è diventato quasi un manifesto: “La trasparenza è una forma di libertà, perché chi comunica bene ciò che è, non teme di essere giudicato per ciò che fa”.
Ma nella narrazione dell’evento, la vera regia silenziosa è stata Filomena Greco de Il Sole 24 Ore. Non è stata solo la moderatrice della tavola rotonda, è stata il motore sottile che teneva insieme voci e contenuti. Giornalista di lungo corso con competenza economica e sensibilità territoriale — corrispondente da Torino del Sole 24 Ore, con una traiettoria che ha attraversato Radio24 e il giornalismo d’impresa — Greco ha saputo leggere il tempo e il contesto, dare ritmo, far emergere connessioni non scontate.
Nella tavola rotonda ha estratto dagli interventi il succo migliore: il filo comune tra finanza, impresa e impatto sociale. Con domande puntuali ha sfidato gli speaker a guardare oltre il dato: “Perché questa informazione? A chi serve? Come si traduce in responsabilità?”. Ha accompagnato Laveneziana, Moretto, Cosa, Gobino, Lombardi e Stella con misura e curiosità. Ha trasformato un catalogo di voci in un discorso unitario. È merito suo se, al termine, non restava frammento sterile, ma traccia di orizzonte.
Prendiamo Roberta Laveneziana di Borsa Italiana: grazie alle sue mani sapienti, la discussione sulla quotazione delle PMI ha preso spessore tecnico e strategico. Ha ricordato che la “crescita trasparente” è possibile quando il mercato è tarato sulle esigenze reali: programmi come IPO Ready, l’ESG Reporting Guide, My ESG Profile di Euronext e il segmento STAR sono strumenti che mettono le imprese nelle condizioni di giocare in campo aperto. La sua presenza ha trasformato la Borsa in un partner attivo, non un giudice distante.
Barbara Moretto, da Reale Group, ha aggiunto profondità: per lei il bilancio non è una check-list, ma una storia. Il reporting deve restare narrativo e di impatto, non ridotto al “numero giusto”: ogni indicatore deve raccontare una tensione, una scelta, un valore. Nel contesto delle società benefit, questo richiamo alla coerenza interna è cruciale.
La voce della Borsa dell’Impatto Sociale è arrivata forte con Laura Cosa, che ha spiegato come valore economico e valore sociale siano mondi che devono convergere. Ha mostrato che l’impatto non è un accessorio, ma lingua comune tra imprese, enti e comunità: se misuri bene, puoi progettare meglio, comunicare meglio, cambiare meglio. Torino, con la sua esperienza, è palestra ideale per questo paradigma.
Guido e Pietro Gobino hanno portato il racconto al livello dell’impresa concreta: il cioccolato come metafora di un’arte che vive solo se integra sostenibilità e comunità. Hanno mostrato che anche una realtà storica può trasformarsi quando rende conto con trasparenza dei suoi legami locali, della sua filiera, del suo progetto.
Franco Lombardi del Politecnico ha evocato l’idea che le normative europee — spesso vissute come imposizioni — possono diventare leve strategiche se interpretate e tradotte in valore.
E infine Luigi Stella, fondatore del pensiero sociale della Fondazione FARO, ci ha ricordato che la rendicontazione parla anche al cuore: la cura verso i più fragili non è un “costo sociale”, ma un pezzo indispensabile della responsabilità che dà senso all’economia.
Questo mosaico di voci orchestrato da Greco ha messo in luce come l’Oscar di Bilancio non sia più un cerimoniale fine a sé stesso, ma una leva sistemica per il Paese: connette la compliance alla competitività, trasforma dati in dialogo, rafforza l’accesso al credito per chi sa essere leggibile, rafforza il capitale reputazionale per chi sa raccontarsi onestamente. E lo fa in un’Italia che ha bisogno di ritrovare fiducia nei legami istituzionali, economici e sociali.
A rafforzare ulteriormente il valore del progetto e la qualità della sua realizzazione, la tappa torinese è stata inoltre sostenuta da Studio Pensativa di Massimo Morelli - sponsor dell’evento - da Amapola – Consulenza per la Sostenibilità di Sergio Vazzoler, con Micol Burighel - e da Carolina Mailander Comunicazione, che hanno curato con professionalità e sensibilità il supporto organizzativo e le media relation.
Dentro questa cornice, la Delegazione FERPI Piemonte e Valle d’Aosta ha dato prova di impegno e passione per il ruolo dei Comunicatori Professionisti, assumendo il ruolo non solo di organizzatori locali, ma di co-protagonisti del percorso: il coordinamento dei partner e dei patrocinatori, la cura della comunicazione del territorio, la sinergia con UniFERPI — che ha messo in campo energie giovanili nel supporto logistico, nella regia streaming, nella cura delle relazioni — tutto ha mostrato che “fare Federazione” è anche mettersi al servizio. Il territorio non è un palcoscenico passivo: è parte attiva del racconto nazionale.
Ora il percorso prosegue. Milano ci attende il 9 dicembre, a Palazzo Mezzanotte, per la cerimonia conclusiva. Ma quel giorno non sarà fine: sarà un punto di partenza per un nuovo esercizio collettivo. Ripartiremo dalle buone pratiche, dalle domande che sono emerse, dalle iniziative che nasceranno. Il tempo non si ferma. Neppure FERPI. Perché la trasparenza non è una meta, ma una responsabilità e una promessa — per le aziende, per le istituzioni, per le comunità, per le generazioni che verranno.