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Tra giochi e polisensorialità, si è svolto a Bologna il seminario dedicato alle nuove frontiere dell

06/04/2004

Qui una sintesi della giornata

Dalla comunicazione polisensoriale, al manager ludens; dal rapporto tra gioco e management alla comunicazione emozionale: questi i temi affrontati lo scorso 26 marzo durante il seminario di aggiornamento professionale Ferpi, tenutosi presso l'elegante sede bolognese della Fondazione Cesar dove sono confluiti circa quaranta professionisti, tra soci e non soci.Ad avviare il primo capitolo della giornata dedicata alle ultime frontiere della comunicazione d'impresa, è stato Tino Ferrari (socio Ferpi e docente di comunicazione d'impresa all'Università di Bologna nonché già direttore comunicazione di Mandarina Duck). A lui era affidato il compito di illustrare le recenti sperimentazioni italiane in materia di marketing e comunicazione polisensoriale - già collaudate in Giappone da oltre un decennio - e di approfondire dinamiche e strategie finalizzate alla traduzione di un messaggio tradizionale in uno recepito dai cinque sensi. Il relatore ha così passato in rassegna una folta serie di casi emblematici di trasmissione realizzata attraverso canali alternativi, volti al coinvolgimento sensoriale e pertanto diretti a far leva su fattori emotivi che valicano il controllo razionale. Un punto delicato quest'ultimo, sul quale non deve mancare l'attenta applicazione di principi di etica professionale.Negli ultimi anni diverse aziende italiane si sono avvalse di azioni comunicative studiate anche per una percezione sensoriale, tanto che lo studio del marketing olfattivo o della comunicazione armocromica cominciano ad essere inseriti nei manuali di immagine coordinata così come la stimolazione di udito e tatto è sempre più spesso compresa nella pianificazione di campagne pubblicitarie o di azioni di relazioni pubbliche.I sociologi coniano nuovi termini come "high touch" in contrapposizione ad high tech, "olfactive design", o ancora "effetto nesting", per definire le nuove tendenze di una comunicazione volta a suscitare impressioni di confortevole amichevolezza e a connettersi con la parte emozionale dell'interlocutore.E proprio alla comunicazione emozionale Ferrari ha dedicato la seconda parte del suo intervento, introdotta da un riferimento a Daniel Goleman, quale precursore di questo percorso con il celebre testo "L'intelligenza emotiva" (1995), e con alcune significative citazioni: Molti pensano che le emozioni non servano nel business. Io credo che le emozioni (...) siano alla fine il fattore decisivo"(J. Schrempp, presidente Cda Daimler-Chrysler); (...) Non è importante la parola che esprimi, ma il messaggio che vuoi comunicare, l'emozione che vuoi suscitare (B. Clinton); Le aziende devono connettersi da un punto di vista emotivo con i clienti (J. Nasser, CEO di Ford).Il fattore emozionale diventa dunque elemento centrale e strategico nell'ottica della trasmissione di valori intangibili che oggi, sempre di più, influenzano la scelta di un prodotto come quella di un candidato politico. Anche nell'area dello humor questo genere di comunicazione dimostra di aver prodotto efficaci risultati: sempre più spesso, infatti, si parla del rapporto tra gioco e business ed emerge, tra le pagine delle riviste di management, la figura del "manager ludens".Ci ha pensato Umberto Santucci (socio Ferpi, consulente e formatore su problem solving, mappe mentali e micronmondi) a descriverne le qualità e il suo modo di approcciare la realtà (lavorativa), nel corso nella seconda parte del seminario dedicata appunto al tema del gioco analizzato nelle sue interdipendenze con il mondo del lavoro e nel suo rapporto con i meccanismi di comunicazione. Santucci ha cominciato prendendo in considerazione il gioco come rappresentazione di dinamiche più generali e microcosmo utile per decidere senza rischiare troppo, per studiare un sistema, prevederne i funzionamenti e per affrontare circostanze complesse. Il gioco, analizzato nell'ottica del suo rapporto con l'attività di management (che è una cosa seria o anch'esso un gioco..?), può aiutare a ricomporre la dicotomia tra tempo occupato e tempo libero (che può così diventare un tempo creativo), ad assumere un atteggiamento di sano distacco al momento giusto e a favorire un approccio differente dai metodi attuati usualmente. Il relatore è quindi entrato nel merito delle tipologie di gioco, elencandone diverse classificazioni, e dell'analisi delle dinamiche che distinguono i giochi psicologici da quelli transazionali o da quelli di simulazione, per arrivare poi ad approfondire le interdipendenze tra gioco e comunicazione.A questo punto, dopo una interessante relazione ricca di spunti e argomentata con esempi chiari e divertenti, la sala è stata invitata dal relatore a mettere in pratica quanto illustrato fino a quel momento. I quaranta professionisti sono stati così coinvolti nel "gioco di Turing". Divisi in tre gruppi, tra ilarità e buonumore, i presenti hanno potuto sperimentare in prima persona le tre fasi fondamentali del gioco ovvero il briefing (operazione preliminare in cui si definiscono il terreno, le regole, gli strumenti e gli obiettivi del gioco), il gioco giocato (inizio e sviluppo, tempi e luoghi, chiusura e criteri di valutazione) e il debriefing (analisi critica dell'agito ludico: cosa abbiamo fatto? Come ci siamo sentiti? Quali risvolti posso essere impiegati in una situazione lavorativa? Quali le applicazioni del modello di gioco in situazioni reali? etc.).La giornata si è così conclusa con un dibattito aperto, ricco spunti, domande e suggerimenti, in un'atmosfera ludica e professionale allo stesso tempo. Si è trattato in sintesi di un incontro caratterizzato dalla viva partecipazione di un pubblico curioso, intenzionato ad indagare i nuovi trend della comunicazione creativa con il non celato desiderio di apprendere anche giocando!Valentina Pasolini - FERPI
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