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Trasparenza delle lobby: la legge che non c’è

21/10/2009

Si è svolto a Roma il 20 ottobre 2009 il convegno, organizzato dall'associazione Il Chiostro, per promuovere la trasparenza delle lobby in Italia.

Il convegno che si è tenuto a Roma il 20 ottobre 2009, a Palazzo Marini, si è posto come momento di riflessione per promuovere la regolamentazione della trasparenza nella rappresentanza di interessi.


L’associazione Il Chiostro ha voluto dare, con l’organizzazione di questo evento, un contributo atto a promuovere il riconoscimento delle istanze dei portatori di interessi particolari nei confronti dei pubblici decisori.


Diversi gli esponenti del mondo accademico intervenuti, tra cui Ruben Razzante, Alberto Petrucci e Franco Spicciarello i quali hanno posto l’accento sulla necessità comune di una disciplina che delinei i contorni dell’attività di lobbying al passo con molti paesi che già hanno regolamentato, da tempo, la materia.


Non sono mancati, inoltre, diversi esponenti del mondo politico. Come spiegato dal Presidente della Commissione Affari Costituzionali, l’On. Donato Bruno, esistono, nel nostro ordinamento, non pochi strumenti che aprono il processo decisionale pubblico ai portatori di interessi particolari, ciononostante manca ancora una volontà politica che consenta la regolamentazione dell’attività.


Si è cercato di affrancare il concetto di lobby dall’idea del “mal affare”, anche a seguito delle recenti inchieste giudiziarie che hanno visto associare tale attività ad indebite ingerenze, contribuendo a screditare la professione.


Ha ribadito l’On. Pino Pisicchio, autore nella XVI legislatura di una proposta di legge tesa a disciplinare l’attività di relazione istituzionale, la necessità di mantenere distinti i concetti di lobbying e pubblic affairs sì da evitare improprie assimilazioni che sino ad ora hanno contribuito ad alimentare l’alone di mistero creato intorno a questa figura.
I relatori hanno, più volte, sottolineato il fatto che l’obiettivo delle lobby non è in alcun modo quello di sostituirsi alla politica bensì quello di porsi come strumento di partecipazione democratica attraverso un dialogo costante con i decisori pubblici.


Di qui la necessità comune di una regolamentazione chiara che preveda la creazione, non già di un albo ma, di un registro per chi svolge l’attività di relazioni istituzionali con la previsione di regole di comportamento comuni e di sanzioni di natura pecuniaria ed interdittiva per i trasgressori.


Il presidente dell’associazione, Giuseppe Mazzei, ha concluso sottolineando la necessità di restituire dignità ad una professione seria e complessa., proponendo di delineare un modello comune a livello europeo ed auspicando un impegno di tutti gli schieramenti politici affinché le basi sin d’ora poste non cadano come lettera morta.
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