Un ricordo di Lillo Perri e Claudio Rinaldi.

A pochi giorni di distanza se ne sono andati due vecchi amici: Lillo Perri e Claudio Rinaldi. Un editore e un giornalista.

Dico subito che mentre con Lillo avevo mantenuto relazioni amichevoli e intense fino a qualche anno fa, poi diradate più per colpa mia che non sua... con Claudio che avevo assai frequentato in gioventù all'epoca della sua crescita professionale in Panorama, avevo diradato i rapporti personali per quel pudore e quella ritrosia (anche un po' vigliacca, diciamolo pure) che ci coglie quando veniamo a sapere di una malattia difficile e complicata di un amico.
Personaggi diversissimi, accomunati per me solo dalle contemporaneità di uscita.
Lillo è stato il vero driver della comunicazione italiana dalla fine degli anni 60. Da giovanissimo presidente della Yaia (primi anni 70) mi affidò l'incarico di direttore del quindicinale, primo dedicato alla comunicazione in Italia. Poi fondò il settimanale Pubblicità Domani, ove scrivevo una rubrica settimanale in prima pagina dedicata alle relazioni publiche. Poi la testata divenne mensile e continuai a collaborarvi, anche se la cosa aveva cominciato a turbarmi un po' (era nata Prima Comunicazione, cui ero e rimango fedele e appassionato).
Vulcanico, sempre alle prese con progetti all'apparenza inverosimili, nuovi, fantasiosi. Impossibile resistergli. E' stato driver in due sensi: lui ti portava da una esperienza all'altra; ma era anche lui a definire il tragitto, anche se aveva una straordinaria abilità nel farti pensare che fossi tu a dirgli dove svoltare. Personaggio discusso, insistente, molto deciso. Ma anche amabile, affettuoso e generoso. Ci siamo voluti bene per tanti anni....
Claudio invece era, fin da piccolo, un bel giornalista, un serio professionista, un ottimo apprendista alla scuola di Lamberto Sechi. Le nostre erano relazioni professionali, innanzitutto, ma anche di amicizia e di stima reciproca. Ricordo molti momenti in cui il suo rigore professionale ha nettamente prevalso sull'amicizia, e di questo gli sarò sempre grato perché mi ha insegnato ad apprezzare quella necessaria distinzione, che da noi esiste così poco.
Toni Muzi Falconi