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Una riflessione del nostro socio Andrea Barbagelata sull'e-commerce e un dossier di Specchio della S

20/04/2004
Nel numero in edicola sabato scorso (due settimane fa per chi legge, ndr), il settimanale Specchio, venduto in abbinamento al quotidiano La Stampa, sferra un inaudito attacco al commercio elettronico: all'interno del dossier "Guida al consumo" una pagina è dedicata agli acquisti online e, dopo una serie di condivisibili avvertimenti ai consumatori riguardanti i rischi, i possibili disservizi, i consigli per non incappare in siti inesistenti o in sgradevoli sorprese, a fondo pagina, compare un box dal titolo "I nostri consigli".Ed è qui che il redattore si scatena: dapprima sostiene che "gli acquisti on line sono ancora un sistema con molti rischi e poche garanzie per il cliente, e quindi adatto solo a determinati generi al limite dello sfizio e del collezionismo...", poi arrivia addirittura a domandarsi "perché un consumatore normale (non affetto da grave malattia, in grado di camminare, che non si trova a vivere gli arresti domiciliari o situazioni maggiormente invalidanti) dovrebbe utilizzare per fare la spesa al supermercato un sistema dove tutto è incerto, più caro e complicato, controlli compresi?".Per carità, ciascuno è libero di consigliare ciò che vuole, ma ridurre uno strumento come il commercio elettronico ad un target di sole persone a mobilità ridotta e delinquenti agli arresti domiciliari francamente mi sembra eccessivo!Sono pienamente conscio del fatto che il successo del commercio elettronico sia limitato da una serie di disservizi, solo in parte imputabili ai merchant, quali i ritardi nelle consegne, la difficoltà a relazionarsi con i vettori, alcuni siti poco seri che rivelandosi truffaldini infangano l'immagine di tutto il settore. L'ecommerce non è mai decollato nel nostro paese proprio a causa di questi problemi, ai quali bisognerebbe in qualche modo trovare una soluzione. Tuttavia credo che non ci si possa dimenticare del fatto che esiste una maggioranza di operatori serissimi e onesti, che non si servono del commercio elettronico per truffare i consumatori ma che ne fanno uno strumento di business.Inoltre, per quanto riguarda l'utilità dello strumento per una persona normodotata e a piede libero, basterebbe pensare al fatto che internet consente con pochi click di confrontare il prezzo dello stesso prodotto in centinaia di negozi diversi, operazione credo impossibile nelle strade di una città, e di comprare quindi al miglior prezzo possibile, con risparmi spesso consistenti.Credo che articoli come quello comparso su "Specchio" non rendano un gran servizio allo sviluppo dell'ecommerce, ma nemmeno ai consumatori stessi: invece di trasmettere un messaggio del tipo "dal momento che ci sono anche dei disonesti, non comprare mai online, così fai prima", bisognerebbe, credo, stimolare i consumatori ad utilizzare meglio la rete servendosi, per esempio, di una serie di siti che raccolgono le opinioni di altri consumatori a proposito dei negozi online di cui si sono serviti. Questi strumenti, utilizzati comunemente in altri paesi, sono pressochè sconosciuti in Italia, pur rappresentando l'essenza dell'utilità di internet, la possibilità di scambiare informazioni con gli altri utenti.E poi, siamo davvero sicuri che nei negozi tradizionali, quelli in cui si entra dentro e nei quali si può toccare la merce, di fregature non se ne prendano mai?Andrea Barbagelata
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