Ferpi > News > Usa versus or simply compared to Italy? Appunti e suggestioni sul viaggio in Usa e Canada dei soci F

Usa versus or simply compared to Italy? Appunti e suggestioni sul viaggio in Usa e Canada dei soci F

13/07/2004

Clicca qui per leggere la prima puntata di interviste ai ferpini

A un mese dal ritorno dei 12 ferpini, continua su queste pagine il resoconto del viaggio in Usa e Canada con l'intervista a Luca De Giovanni, partner di Barabino & Partners e Antonella Samoggia, di GMPR Group di Bologna, recente socia della nostra associazione. Dalle domande emerge ancora il riferimento alla realtà Usa come più specializzata e orientata a contesti specifici e specialistici.Riproduciamo per esteso l'intervista partendo dalle domande che erano state rivolte agli altri soci FERPI nell'articolo precedente:Cosa differenzia il mercato delle Rp made in USA da quello italiano? Gli Usa sono proprio un altro mondo?Luca De Giovanni risponde: "Ritengo che la maggiore differenza tra Usa e Italia riguardi la dimensione e la complessità del mercato e le caratteristiche evolutive delle competenze professionali che in esso si sono sviluppate. Le realtà RP made in USA, a differenza di quanto avviene in Italia, utilizzano dei modelli di lavoro che si discostano da approcci generalisti e si muovono lungo percorsi di maggiore specializzazione professionale (competenze, contenuti, strumenti, figure professionali, etc). Ma non è solo la peculiarità del mercato USA che induce un'offerta di servizi di comunicazione con simili caratteristiche. Quello che ho colto nel corso del viaggio è la spinta e il supporto che a livello accademico vengono dati alla professione (ricerche, analisi, formazione, specializzazione, metrica e misurabilità dei risultati, etc).Le RP in Italia hanno una storia troppo recente e un contesto di mercato poco evoluto per considerarle banalmente inferiori e non all'altezza. Anzi devo dire che, sulla base della mia esperienza, in alcuni ambiti, quali la comunicazione finanziaria, la comunicazione ICT, le investor relations, i segnali di una crescente competenza e specializzazione in Italia sono evidenti.In alcuni progetti paneuropei, dove il confronto con altri paesi è stringente, i team italiani sono ormai quasi sempre da "podio", dimostrando tutta la loro eccellenza per le metodologie applicate e i risultati ottenuti.E' il processo evolutivo del mercato italiano che è un po' lento. Quello che occorrerebbe è accelerare i tempi per stimolare una maggiore qualità della domanda dei servizi di comunicazione, dando al tempo stesso autorevolezza al "mestiere" per le reali e tangibili capacità messe in gioco dai professionisti.Considerare la comunicazione come un'attività generica alla quale attingere più per necessità che per costruire un valore di medio e lungo periodo è un limite ancora evidente del contesto italiano.E' compito del mondo accademico, dei professionisti, delle associazioni di riferimento sviluppare continuamente nuove competenze per stimolare una domanda sempre più qualitativa.Solo così la nostra professione potrà essere percepita nel tempo come un'attività ad elevato valore aggiunto. Le potenzialità che l'Italia può offrire in questa direzione sono allora davvero significative".Su questo argomento non è della stessa idea Antonella Samoggia che risponde di seguito alla domanda di Simona Schina: "Abbiamo visto che gli statunitensi operano in un mercato auto-sufficiente e culturalmente attrezzato. In Italia non è proprio così. Secondo lei, quali sono i fattori che ci impediscono di operare in un giusto contesto di riferimento? E quale potrebbe essere la soluzione ideale per cercare di risolvere la situazione?"Antonella Samoggia individua infatti tre aspetti o soluzioni ideali a colmare la distanza tra i due paesi:

Prendere coscienza delle dimensioni economiche e culturali del nostro contesto di riferimento;
Rendersi conto che probabilmente non è auto-sufficiente in termini di volume economico potenziale, di massa critica, di importanza sul mercato internazionale;
Sviluppare una strategia a livello europeo in collaborazione con altri paesi europei.
Per quanto riguarda lo sviluppo della professione, anche Antonella Samoggia ritiene che sia fondamentale pensare ad un percorso di affiliazione in termini di collaborazione con il mondo universitario. "In tal modo si rafforzerebbe l'identità verticale della comunicazione, in quanto scienza che ci permette di 'capire', e la dimensione orizzontale rispetto al 'dire e ascoltare' di tutte le altre scienze e attività umane".Antonella Samoggia aggiunge che: "Il mercato statunitense è fortemente più evoluto in termini di marketing relationship e di approccio alla comunicazione. Un'affiliazione professionale potrebbe essere svolta se anticipata e continuata da una riflessione concreta e costruttiva sullo sviluppo raggiunto dalle PR a livello italiano".Citando Toni Muzi Falconi nell'articolo apparso su questo sito a conclusione del viaggio, "si assiste a un ritorno a valori tradizionali […] e la trasparenza nella comunicazione dei comportamenti organizzativi e l'inclusione degli stakeholder nei processi decisionali interni, pare essere soprattutto un mantra strumentale per il necessario recupero di credibilità, una sorta di ‘ritorno al futuro'". Si accenna alla sensazione del "declino del nostro paese". Avete percepito questo atteggiamento durante il viaggio e gli incontri? Quanto è d'accordo con questa affermazione e perché?Luca De Giovanni: "Su questo tema il viaggio e gli incontri avuti mi hanno portato a muoverei con estrema cautela. Considerare, per esempio, le crisi finanziarie di importanti società degli ultimi anni o la più recente vicenda dei prigionieri iracheni come sintomo del declino di un Paese e punto di partenza per tracciare nuove regole del gioco in materia di comunicazione potrebbe essere pericoloso.Il caso Parmalat non è, a mio giudizio, un caso di cattiva comunicazione finanziaria, ma innanzitutto un caso di criminalità organizzata. Quanto i comunicatori fossero "carnefici" perché collusi o invece "vittime" perché tenuti all'oscuro dei fatti non è ancora chiaro.Le regole di trasparenza e di tutela degli stakeholder, seppur perfezionabili, ci sono già, sono le istituzioni che sono chiamate a farle rispettare.Non è infatti un caso che la vicenda Parmalat ha avuto la sua escalation proprio quando l'atteggiamento di Consob ha avuto un cambio di marcia verso i dati e le comunicazioni provenienti dalla società".Antonella Samoggia di GMPR Group ritiene che dopo il confronto con una realtà professionale molto più 'matura' della nostra, le mosse più giuste per iniziare a 'risollevare' il nostro paese siano: "Continuare a proporre in Italia progetti e attività di comunicazione corrette ed innovative. E' chiaro che solo in minima parte le società di PR potranno "risollevare" o rendere più competitività l'industria italiana. Azione necessaria, ma non sufficiente".Quali sono stati gli aspetti che vi hanno colpito maggiormente o i temi che vi hanno più appassionato emotivamente?Mi ricordo con piacere, tra i tanti momenti, la visita alla New York Stock Exchange e la mattinata passata in Edelman, con Richard Edelman. La disponibilità e l'apertura al confronto che ci è stata riservata nel corso degli incontri mi ha colpito molto. Essere così bene accolti mi ha fatto capire che l'entusiasmo era reciproco.Emotivamente appassionante è stata anche la visita e l'incontro avuto al Pentagono. E' innegabile che il luogo e i racconti ascoltati ci hanno portato per qualche ora in una dimensione fuori dal comune.Anche Antonella Samoggia è stata colpita piacevolmente dalla visita alla sede della Edelman, visita che descrive così: "Stimolante, istruttiva e di aggiornamento: un confronto con i massimi livelli mondiali della comunicazione. Il loro modello di comunicazione non dipende dall'advertising, è un faro per tutte le imprese/agenzie indipendenti del settore".Quale giudizio dareste complessivamente all'esperienza in tre aggettivi?De Giovanni: "Interessante, unica, sorprendente che mi offrirà l'opportunità di affinare alcune metodologie della società per cui lavoro".Antonella Samoggia: "Coinvolgente; preoccupante (nel senso di occuparcene in anticipo); consapevolizzante".Simona SchinaMarco BardusUNi>FERPI
Eventi