Vecchiato: una carriera in continuo divenire
27/07/2011
Una chiacchierata che riecheggia il _Questionario_ di Marcel Proust. _Nicola Zema_ intervista _Giampietro Vecchiato,_ delegato Formazione e Ricerca Ferpi e, per quattro anni, vice presidente. Ne emerge il quadro professionale (e umano) di un uomo che, con un pizzico di autoironia, continua ad imparare dal suo lavoro.
di Nicola Zema
Era da tempo mio desiderio ospitare Giampietro Vecchiato nella rubrica PowerTalk! del mio blog. Un altro desiderio è quello di collaborare con lui ad un progetto, ed anche questo presto si avvererà. Non è facile sintetizzare in poche righe chi sia Giampietro; una ricerca su Internet ci fornisce i dati seguenti, che non sono nemmeno sufficienti a P.R. Consulting srl, agenzia di relazioni pubbliche di Padova; ex vice presidente Ferpi – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana; consulente di direzione ed esperto di comunicazione per le organizzazioni complesse; relatore in convegni e formatore sia a livello universitario (Università degli Studi di Padova e Udine; Università IULM di Milano) che post universitario; autore di diversi testi e saggi sulle relazioni pubbliche e sulla comunicazione. Ma Giampietro è soprattutto un amico che non mancherà di ispirarvi, se solo leggerete attentamente le sue risposte alle domande di questa intervista.
Chi è Giampietro (Piero) Vecchiato e chi è P.R. Consulting?
Piero crede in quello che fa (o fa solo ciò in cui crede).
Piero è una persona docile ma sempre pronta a sostenere le proprie idee se possono essere utili al bene comune.
Piero pensa sempre alle conseguenze che le sue parole e le sue azioni possono avere sugli altri.
Piero pensa che sia “meglio patire un’ingiustizia, piuttosto che commetterla”.
Piero crede nel valore delle relazioni come strumento per la realizzazione di se stessi; come strumento per costruire “ponti” verso e con gli altri; come mezzo per il successo delle organizzazioni; come rimedio contro la solitudine.
P.R. Consulting è una società che vuole aiutare le persone, le imprese e le organizzazioni a governare con efficacia e trasparenza, autenticità e responsabilità, le proprie relazioni con tutti i pubblici e tutti gli stakeholder (i portatori di interesse). Piero è uno dei tre soci fondatori. Operativamente è Direttore clienti.
Quali sono i valori su cui si fonda la tua leadership?
Non ho mai sparlato delle persone dietro le loro spalle.
Non ho mai pensato al tempo… ho sempre pensato sempre ed esclusivamente alla vita.
Non ho mai voluto ricevere senza dare; né dare senza ricevere.
Non mi sono mai chiesto: “Piero, da dove vieni?” ma “Piero, dove vuoi andare?”.
Ho sempre messo le persone nella condizione di esprimere le proprie potenzialità.
Parlo direttamente, senza ambiguità o secondi fini: i SI sono dei SI; i NO sono dei NO.
Come comunichi alle tue risorse umane la tua strategia aziendale?
Ispirandomi ai seguenti due principi:
a) Dipende da te. Crea il mondo in cui vuoi vivere. Io credo in te!
b) Diventa imprenditore di te stesso e smetti di commiserarti!
Quali sono state le tappe della tua crescita come leader?
Con modalità del tutto personali (ho messo la prima cravatta a 5 anni), anch’io sono diventato prima ragazzo, poi uomo, poi adulto. La cosa di cui sono più orgoglioso è quella di aver fondato (a 18 anni) una Polisportiva (la Polisportiva Vigonza) che permetteva a oltre 450 persone di fare sport e un Circolo culturale (GAR, Gruppo Animazione e Ricerca) che animava 150 appassionati di fotografia, escursioni, cinema, musica, ecc. L’associazionismo è stato un’indimenticabile e fondamentale – anche se inconsapevole – “palestra” di management e di leadership.
Ho fondato diverse società di capitali (alcune funzionano bene e hanno successo; altre sono state dei fallimenti).
Ho ricoperto diversi incarichi manageriali in società che si occupavano di comunicazione integrata, convegnistica, eventi speciali, relazioni pubbliche, stenotipia elettronica, sponsorizzazioni.
Ho sempre avuto il coraggio di cambiare quando le cose non mi divertivano più, quando le situazioni non mi “parlavano” più. Con dolore e con fatica, ma anche con saggezza e determinazione.
Mi chiedo spesso: rifaresti tutto un’altra volta? Rifaresti gli stessi errori? Si certo: “Sono un fallito riuscito bene!”
Quale è il libro che ti ha dato gli stimoli o gli strumenti più potenti per essere quello che sei oggi e perché?
La donna giusta, Sàndor Màrai, Gli Adelphi.
Perché? Perché mi ha fatto capire che non esistono le “cose giuste”, ma che in ogni cosa, in ogni persona, in ogni situazione, c’è qualcosa di buono e di cattivo, di giusto e di sbagliato, di dolce e di salato, di bene e di male. Mi ha fatto capire che il fallimento e la delusione ci sono necessari quanto la gioia ed il successo.
Ci dai e ci motivi una “top five” dei segreti del tuo successo sino ad ora?
Non ho mai tradito gli altri per migliorare la mia situazione o per profitto.
La vita è un misto di obblighi (tanti) e di diritti (pochi).
Ho sempre guadagnato il “mio” pane con il sudore della “mia” fronte.
Il lavoro è una vocazione e insieme una preghiera.
Mangerò merda, ma non tutta la merda!
Un errore professionale che non ripeteresti mai se tornassi a nascere?
Essere conformista: pensare come la pensano tutti; agire come agiscono tutti.
L’ho fatto poche volte nella vita ma era meglio non farlo. Pensare sempre con la propria testa è l’unica arma contro le ideologie, anche quelle economiche.
Il tuo più grande successo come leader?
Essere superato dai miei allievi (studenti, dipendenti, soci, collaboratori).
Un tuo consiglio a chi decide di diventare un imprenditore oggi?
Non uno, ma cinque.
Keep memory alive: mantieni viva la memoria. Senza diventarne schiavo.
La paura e l’orgoglio sono cattivi consiglieri.
Non dare la colpa agli altri o alla società dei tuoi insuccessi.
Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te (Sermone della montagna).
Domandati sempre: “Come si chiama la donna delle pulizie?”
Una domanda che non ti ho fatto, ma che ti fai tu stesso e a cui dai una risposta?
Musica per la quale vale la pena vivere?
Sinfonia n. 5 in mi minore “Dal nuovo mondo”, op. 95, di Antonin Dvorak
Grazie Giampietro, o Piero come ti chiamano gli amici, ho appreso molto dalle tue parole, ma la risposta alla domanda numero 8 mi ha dato di più, mi ha emozionato.
Tratto dal blog di Nicola Zema