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Verso l’assemblea: mille… sempre mille!

05/04/2011

La discussione sul futuro di Ferpi in vista del cambio al vertice si fa sempre più vivace. _Carmelo Stancapiano_ interviene sulla questione del numero dei soci e si interroga sul perchè non sia rappresentativo della crescita del mercato delle Rp.

di Carmelo Stancapiano

Quella che vi propongo è certamente una provocazione, ma l’intento non è polemico bensì riflessivo. Nel 2000 quando Toni Muzi Falconi divenne Presidente i soci erano poco più di mille. A 11 anni di distanza le cifre delle iscrizioni sono purtroppo le stesse. Il mercato tuttavia è cambiato, la professione si è evoluta ( o in-voluta…dipende), i professionisti che a vario titolo si occupano di RP sono almeno raddoppiati in Italia.
Salvo sorprese, grazie a qualche riconoscimento della professione, a giugno quando Gianluca Comin terminerà il suo mandato i soci saranno sempre poco più di mille. Perché? Mai come in questi ultimi anni la Ferpi ha avuto soci in posizioni chiave a livello internazionale e sotto le varie presidenze l’associazione ha effettuato interessanti investimenti e consolidato qualificate attività e servizi: come l’Oscar di Bilancio; il magazine, la newsletter settimanale che oggi ha più di 9.000 iscritti; il sito WEB con ha una media mensile di oltre 90.000 visite uniche; gli eventi promossi sia dal Nazionale che dalle Delegazioni Regionali; l’organizzazione del master in IULM con Assorel, l’inizio del progetto degli “Accordi di Stoccolma”… ecc. Attività che con impegno la Federazione ha prodotto ponendoci nel panorama italiano come un punto di riferimento professionale in tema di RP.
Come mai tuttavia molti colleghi/e di importanti aziende, banche, assicurazioni, società di servizi, agenzie di RP … ecc non sono iscritti alla Ferpi e sembrano non sentire minimamente l’esigenza di farlo? Come mai i lavoratori autonomi per scelta e quelli per necessità a causa della crisi non vedono nell’associazione un punto di riferimento? Come mai molti dei ragazzi/e che ogni anno le università immettono sul mercato non si associano a Uniferpi?
Per un’associazione che si qualifica come rappresentante di categoria purtroppo non mi sembra un grande risultato tenendo presente che le quote associative sono il principale finanziamento per la Ferpi. Ma quali potrebbero essere i limiti della Ferpi? Nelle varie anime che la compongono (aziende, agenzie, mondo accademico, lavoratori autonomi, Uniferpi) che hanno esigenze diverse? Nell’eccessivo numero di dirigenti e delegati gallonati ma senza DNA associativo ? Nella quota troppo elevata ? Nel non essere riuscita a diventare fino ad oggi la depositaria ufficiale del “verbo” e del “ranking” professionale ? Nell’avere solo obiettivi ambiziosi quando nei momenti di crisi forse bisogna anche volare basso per aiutare i soci/e in difficoltà? Troppa teoria e poco concretezza?
Non so… non sono riuscito da solo a darmi una risposta convincente. Evidentemente non c’è un solo fattore per spiegare un trend decennale.
Credo che mai come ora sia però necessario trovare risposte reali non per colpevolizzarci, ma per garantire un futuro alla Ferpi…
Saluti a tutti
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