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Vogliamo parlare un po' di gare? Fuori dai denti?

14/04/2004

Ecco qualche provocazione per un dibattito utile su una materia scottante

L'offerta di servizi e consulenza di liberi professionisti o di società di consulenza si trova con sempre maggiore frequenza invitata a partecipare a gare indette dai potenziali clienti. Niente di male.Nel settore pubblico lo prevede la legge mentre nel settore privato lo prevede la pienamente legittima aspirazione delle imprese di ottenere il miglior risultato dall'investimento che intendo effettuare. Tuttavia, questa tendenza crescente non sempre si presenta con linee guida e modalità coerenti, comprensibili, competenti e le scelte non sono tutte trasparenti né convincenti. Nel pubblico come nel privato.Ecco alcune questioni che, a mio parere, meritano un aperto e magari aspro dibattito purché l'intento sia di definire linee guida coerenti e condivise cui le associazioni di riferimento possano dare seguito con una forte sensibilizzazione della domanda. *Ogni organizzazione (pubblica, privata, sociale) si doti di un albo accessibile in cui siano invitati a registrarsi soggetti dell'offerta per aree specifiche di expertise. Una sorta di albo dei 'fornitori della casa' da interpellare sempre, anche nei casi in cui la legge preveda comuque bandi erga omnes. Questo albo si rinnovi ogni anno per almento il 20%;*Ogni bando deve contenere:

un brief redatto professionalmente in base ad uno schema di massima predisposto dalle associazioni di riferimento (vedi il progetto di Ferpi e Assorel)
un tempo certo entro cui viene presa la decisione,
un importo massimo di investimento complessivo previsto in un tempo determinato
i nomi e i cv dei componenti la commissione di selezione.
Questi ultimi non siano mai in numero superiore a cinque, di cui almeno uno (il presidente con voto doppio in caso di parità) deve essere il dirigente del servizio interno che dovrà sovraintendere e collaborare all'esecuzione del lavoro;*Fra i commissari, alcuni siano anche competenti nell'area specifica di cui tratta il bando, ma almeno la maggioranza sia competente di comunicazione;*Il bando non deve richiedere l'elaborazione di un progetto di comunicazione: questa è una perversa abitudine che non serve poiché mai una campagna si svolge effettivamente nel modo previsto dal progetto che ha vinto il bando e comunque è una richiesta che richiede all'offerta un impegno eccessivo di tempo e di risorse. Il bando richieda invece ai partecipanti una efficace ed esauriente descrizione delle specifiche competenze e delle esperienze maturate in questioni o progetti coerenti, similari o analoghi a quelli indicati nel brief, insieme ai cv dei componenti il gruppo di lavoro che eventualmente lavorerebbe sul programma con chiara indicazione dei compiti specifici di ciascuno;*La scelta finale, dopo una selezione preliminare che porti i finalisti ad un massimo di cinque, si baserà su:

le competenze maturate come risultano dai materiali presentati;
la 'chimica' percepita dai componenti interni della commissione da un colloquio obbligatorio con il gruppo di lavoro indicato dai contendenti
per una minima parte (max 20 per cento), in base all'offerta economica.
*I componenti esterni della commissione:

siano adeguatamente retribuiti;
siano almeno in numero pari a quelli interni (questi ultimi comunque acquisiscano punteggi interni per l'avanzamento di carriera e/o per il sistema premiante);
siano scelti da un apposito elenco pubblico predisposto da Ferpi e Assorel fra i rispettivi soci tenendo conto dell'impegno dei selezionati di non partecipare direttamente e personalmente a gare per il periodo in cui fanno parte dell'elenco;
*i partecipanti invitati alla  gara siano vincolati eplicitamente al codice etico di riferimento (Ferpi o Assorel), e almeno la metà dei componenti del gruppo di lavoro proposto siano soci individuali  della Ferpi. Volete dire la vostra? Fatelo qui!Toni Muzi Falconi
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