Yes we camp. Dove è la creatività nelle relazioni pubbliche?
12/07/2009
Da un episodio dei giorni del G8 de L'Aquila Toni Muzi Falconi riflette su uno degli aspetti più attuali quanto disattesi nella prassi quotidiana delle relazioni pubbliche: la creatività.
di Toni Muzi Falconi
Tre semplici parole che superano ogni possibile argomento o concetto razionale e arrivano istantaneamente a tutti.
Sono certo che ricordate queste parole dal recente G8 dall’Abruzzo terremotato.
Ricordo anche quel fantastico ‘fascisti porci, domani prosciutti’, affermazione e promessa dai muri di Milano nel lontano sessantotto.
Dove è la creatività nelle relazioni pubbliche?
Certo, i contenuti possono essere più o meno creativi. Così anche gli spazi (fisici o digitali).
E anche associazioni di concetti e applicazioni di processi.
Se chiedete a tre colleghi di indicare soluzioni alla stessa questione è probabile che riceverete tre approcci diversi. Anche questa è creatività.
Eppure questo aspetto così importante viene spesso trascurato nella pratica quotidiana, ma anche nella formazione dei giovani professionisti. E voi che fate, come operatori, educatori, studiosi per sviluppare idea creative? Adottate un approccio sistematico? Vi fidate del vostro naso?
Parliamone.
Io ad esempio cerco sempre di resistere (quando ci riesco, naturalmente) il pensiero laterale nel momento in cui ascolto un brief. Mi sforzo di evitare reazioni pavloviane (ma questo l’ho già fatto, so come farlo, non ci sono problemi..).
Altri che conosco invece preferiscono capitalizzare istintivamente esperienze passate per risparmiare soldi e tempo. Razionale, certo.
Ma è una buona idea risparmiare tempo e denaro o non conviene puttosto, dopo il brief, raccogliere le evidenze e posizioni, comprenderle senza preconcetti e poi, interpretarle con attenzione prima di arrivare a conclusioni affrettate imperniate sull’ultima volta che avete fatti qualcosa di simile?