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Comin: la crisi non ferma le PMI

06/05/2010

Nonostante la crisi, le piccole e medie imprese continuano ad investire in cultura e comunicazione, mettendo in evidenza un trend ormai inarrestabile. Lo sostiene il presidente Ferpi, _Gianluca Comin_, in un'intervista rilasciata all'Ansa in cui delinea la situazione della più importante componente del tessuto imprenditoriale italiano.

di Paola Barbetti
La crisi non prosciuga gli investimenti delle imprese in eventi culturali e in comunicazione. Tanto che il budget stanziato dalle piccole e medie aziende per la cultura è ammontato nel 2009 a tre miliardi di euro, proprio nell’anno più nero della crisi.
I dati arrivano dalla Ferpi ed è il presidente Gianluca Comin a sottolineare che “nonostante la crisi economica che ha contratto i budget, le Pmi mostrano una tenuta in investimenti in cultura e comunicazione”. “Negli ultimi 3 anni, il 45,3% delle piccole e medie imprese ha sostenuto e sponsorizzato almeno un evento culturale – afferma Comin – di queste, il 49% chiede che il mecenatismo sia sostenuto da misure fiscali migliorative”. Inoltre, evidenzia ancora il presidente della Federazione degli addetti alla comunicazione e alle relazioni pubbliche, “il 35% delle imprese romane ha anzi incrementato nel 2009 gli investimenti in cultura, il 20% li ha ridotti, il resto li ha mantenuti stabili”.
I motivi di una ‘resistenza’ in una fase che ha invece penalizzato sostanzialmente i budget di base sono soprattutto due, spiega Comin. “Va considerato che nel caso di queste aziende si parte da investimenti non elevati. Inoltre, proprio a causa della crisi si fa leva sulla comunicazione per la promozione del prodotto e della sua reputazione. Si punta cioé su strumenti ritenuti fino a quel momento non essenziali”.
La stessa Ferpi registra segnali di interesse in tal senso: “Nel campo delle Pmi c’é molto da fare sulla comunicazione. Finora – dice il presidente della Ferpi – le relazioni pubbliche e i rapporti con la stampa magari si affidavano al cugino o alla sorella più estroversi, ora si sta cambiando mentalità e si sta capendo l’importanza del professionista della comunicazione quale manager che lavora al fianco degli altri manager dell’azienda”.
Insomma, un passaggio culturale complesso ma il cui trend è ormai evidente, come testimoniano i tre miliardi investimenti in cultura e comunicazione istituzionale nell’anno passato. Si sta inoltre assistendo a una passaggio delle risorse dalla voce pubblicità alla cultura, puntando a creare un’immagine più qualificata al prodotto e all’azienda, come nel caso dell’impegno sociale o ambientale, per fidelizzare il cliente. “Si riducono i budget sulla pubblicità per trasferirli sulla cultura – afferma Comin – che consente un contatto più permanente con il cliente. Si sta superando anche il mero concetto di apporre un logo all’evento cultura, puntando a migliorare il rapporto con il cittadino fruitore. Sta crescendo enormemente l’idea che sia un valore creare una reputazione sui prodotti, come nel caso della responsabilità sociale ad esempio; il peso di quel valore o una sua parte si trasferisce sul cliente, in maniera più efficace del messaggio pubblicitario”.
Tratto da Ansa
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