Comunicare l’energia: vecchi ostacoli e nuove opportunità
30/11/2011
_Specializzazione, portali, social network: come cambia e quali opportunità nel giornalismo sull’energia?_ è il titolo della tavola rotonda che ha visto impegnati diversi autorevoli giornalisti italiani del settore energia. Il dibattito è avvenuto nell’ambito della due giorni organizzata dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas e dedicata alla comprensione e comunicazione dei nuovi scenari energetici.
di Sergio Vazzoler
Le principali “firme” dell’energia si sono racconate ai comunicatori nella vivace tavola rotonda Specializzazione, portali, social network: come cambia e quali opportunità nel giornalismo sull’energia?, nell’ambito della due giorni organizzata dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas e dedicata agli secnari dell’energia.
Incalzato da Cristina Corazza, direttore della comunicazione dell’Aeeg, Jacopo Giliberto ( Il Sole 24 Ore ) è stato il primo a prendere la parola e ha subito sgomberato il campo da equivoci circa l’esigenza di un giornalismo che possa contribuire a “fare cultura” su temi particolarmente complessi quali ad esempio gli scenari energetici: “Spesso non si considera a sufficienza che anche i meccanismi della stampa sono complessi. Si deve capire che noi riusciamo a fare informazione su un unico modello binario: in tempi relativamente tranquilli dal punto di vista dello scenario energetico, non siamo in grado di far passare notizie su temi complessi (livello zero) perché l’interesse delle nostre testate è rivolto ad altro, quando al contrario la situazione energetica entra in una fase di crisi (livello uno) allora a intercettare l’interesse di direttori e caporedattori sono soltanto le notizie che possono scaldare emotivamente il lettore, a scapito delle informazioni in grado di chiarire la complessità del fenomeno”.
Un modo per aggirare questa distorsione informativa può arrivare oggi da altri canali: “quelle stesse notizie scartate per il giornale – continua Giliberto – io le rilancio in rete a tutti i miei followers di twitter e del mio blog, circa 1600 lettori certamente interessati a questo tipo di approfondimento”.
Ancora più esplicita è Barbara Corrao, della redazione economica de Il Messaggero: “Parliamoci chiaro: l’interesse delle redazioni economiche dei giornali si è spostato tutto sulla parte finanziaria. Quindi anche sull’energia a far sempre notizia è il nuovo lancio di obbligazioni di Edison mentre le prospettive del gas o l’aumento delle bollette del gas del 12% non riscuotono interesse”. E pure chi è freelance come Elena Comelli (scrive per Il Sole 24 Ore, Corriere Economia e altre testate) non sfugge a questa logica: “è da tre settimane che propongo un servizio sul grande gasdotto del North Stream ma non “passa” perché, pur essendo un progetto strategico, non riguarda direttamente l’Italia e non sono coinvolti i grandi player nazionali”. D’altronde, chiosa Mimmo Vita (Presidente FNSI – Unaga ) anche i direttori e i caporedattori hanno i loro problemi: “o fanno vendere copie o vanno a casa”.
E per il giornalismo televisivo cambia qualcosa? A rispondere è Francesca Roversi ( TG La7 ): “No, anzi, le cose dette dai colleghi in tv valgono all’ennesima potenza: fa scena il blackout (così si ha l’occasione di sentire la vox populi), forse un pochino i costi delle bollette, ma i temi più complessi non passano, anche per un oggettivo limite fisico: un minuto e mezzo di servizio al tg corrisponde più o meno a una notizia di 12 righe di testo. Semmai i comunicatori dovrebbero capire che per la tv ci vogliono le immagini: le bollette energetiche presenti nei nostri archivi fotografici sono ferme a 15 anni fa…”
Nessuna speranza, dunque, per i comunicatori di imprese e istituzioni che vorrebbero trovare una sponda dai colleghi giornalisti per spiegare tutto ciò che sta dietro alle grandi sfide ambientali ed energetiche?
Barbara Corrao e Elena Comelli forniscono un utile consiglio sul tema: “occorre distinguere tra informazioni e notizie. Anche le prime (che ci vengono dai comunicatori delle imprese e delle istituzioni) sono importanti per il nostro lavoro. Anche se il giorno dopo non compaiono sul giornale, rimangono nella mente di noi giornalisti per sviluppi successivi. E i comunicatori preparati rimangono un punto di riferimento fondamentale”.
Il discorso cambia sensibilmente per le testate specializzate: Goffredo Galeazzi, direttore de La Staffetta Quotidiana, guarda con sollievo al non dover ricorrere appresso alle notizie ad effetto mentre Romina Maurizi ( Quotidiano Energia ) evidenzia come il web permetta di affiancare a notizie di attualità informazioni più complete, analitiche e con una logica di servizio “che poi possono essere confezionate per il quotidiano della sera da stamparsi e leggere con più calma”.
Una multicanalità che si fa strada anche per i lanci di agenzia: Michele Baccinelli ( Ansa Energia ) evidenzia come per chi lavora nelle agenzie di stampa sia possibile pubblicare tutto quanto ma proprio per questo occorre trovare un equilibrio e attribuire pesi diversi alle notizie: “per questo abbiamo due diversi canali web, uno generico in cui pubblichiamo notizie già impacchettare che non superano le 9 righe e uno dedicato all’energia per notizie più curate e approfondite e su cui abbiamo intercettato una domanda specifica da parte dei lettori”.
Le molteplici strade del nuovo modello informativo sono efficacemente esemplificate da Luca Pagni ( La Repubblica – Affari&Finanza ): “sullo stesso argomento parto con un breve intervento mattutino alla radio del gruppo (Radio Capital ), poi magari lo approfondisco su RepubblicaTV, nel pomeriggio preparo un’analisi approfondita per la redazione di Repubblica.it e uso anche il mio blog e da qualche giorno confeziono pure 30 righe per il giornale serale per tablet: a quel punto è difficile che mi rimanga spazio anche per il giornale del mattino dopo, dove vige la regola che la notizia deve piacere alla “gggente” e che va in contrasto con il mio sogno di un giornalismo più noioso…”
La conclusione trova tutti quanti d’accordo: qualche volta una notizia che spiega la complessità riesce a “sfondare” questo muro di semplificazione/drammatizzazione dominante e ciò avviene quando il comunicatore “coglie l’attimo”: un’informazione giusta nel momento giusto, oltre a una buona dose di casualità.
Ai comunicatori l’ardua sentenza…
Clicca qui per leggere la cronaca della tavola rotonda in cui sono intervenuti il presidente e il tesoriere Ferpi, Patrizia Rutigliano e Biagio Longo.