La replica di Glenda Aceto:Buongiorno.Sono una laureanda in Economia Aziendale presso l'Università Roma Tre. Sto elaborando la tesi dilaurea in Marketing, che tratta, nello specifico, il ricorso all'ufficio stampa nel campo del marketing. La mia ricerca ha l'obiettivo di indagare se e come, nella realtà delle aziende italiane, l'ufficio stampa, strumento delle relazioni pubbliche, venga utilizzato a supporto della specifica comunicazione di marketing.A tale scopo ho avviato un'indagine conoscitiva, ho contattato circa 250 aziende e al momento ho ricevuto 50 risposte.Ho posto le mie domande sulla valenza strategica e/o operativa che all'ufficio stampa viene data a chi in azienda si occupa di marketing o di comunicazione. Anche se lo studio non è ancora completo, mi sono fatta un'idea e leggendo l'articolo pubblicato sul sito ho avuto l'istinto di dire la mia, anche se ovviamente non sono una professionista del settore. All'interno di ogni funzione di un'organizzazione c'è, prima di tutto, una definizione a livello strategico degli obiettivi da raggiungere e successivamente una attuazione a livello operativo. E questo iter è fondamentale anche nell'ambito della comunicazione.In base a quello che ho letto dai libri credo che le relazioni pubbliche siano assolutamente strategiche per qualsiasi organizzazione. Ovviamente è necessario che le strategie, definite attraverso l'ascolto e l'instaurazione di un rapporto con i pubblici influenti, vengano attuate operativamente utilizzando i vari strumenti della comunicazione.Questa mia convinzione scaturisce anche dalle risposte che ho ricevuto da chi quotidianamente si pone la domanda "comunicatore o relatore pubblico?". Infatti in molti mi hanno risposto che, per vari motivi, la comunicazione ha assunto un ruolo sempre più strategico, al punto tale da subire unriposizionamento anche nell'organigramma aziendale.Secondo la mia modesta opinione un relatore pubblico è, prima di tutto, uno stratega e in secondo luogo un comunicatore. Infatti ha sia le competenze professionali per cogliere gli aspetti cherappresentino il valore aggiunto dell'organizzazione per cui lavora, sia quelle per comunicarlo, mixando i diversi strumenti di comunicazione di cui può avvalersi. Alla base di una buona comunicazione a livello operativo, in un'ottica di win-win perl'organizzazione e tutti coloro che sono in relazione con essa, deve esserci una adeguata conoscenza delle esigenze dei pubblici con cui l'organizzazione entra in contatto e una definizione strategica degli obiettivi da perseguire.Distinti saluti.Glenda AcetoLa replica di Maria Paola La Caria:Caro Toni, faccio parte del "partito" dei relatori pubblici. L'obiettivo del nostro lavoro è costruire e gestire la "relazione" con i pubblici influenti e sicuramente, per raggiungere questo obiettivo molto spesso dobbiamo utilizzare strumenti operativi della comunicazione. E' anche vero che, nella maggior parte del nostro Paese e il Triveneto ne è un esempio lampante, si fa molta fatica a far capire che il nostro mestiere va ben oltre l'organizzazione di un'inaugurazione o di una conferenza stampa. Sono comunque profondamente convinta che sia necessario muoverci in questo senso, facendo cultura proprio attraverso le Università, i momenti pubblici di riflessione e approfondimento e anche attraverso i nostri comportamenti quotidiani di professionisti. Non voglio disprezzare ovviamente gli eventi e l'ufficio stampa (strumenti che io utilizzo quotidianamente) ma solo cercare di spiegare che queste azioni, se realizzate da un "relatore pubblico", sono inserite in un progetto più ampio che ha come obiettivo non la comunicazione di qualcosa, ma la relazione con qualcuno.Mariapaola La CariaLa replica di Emanuele Invernizzi:La scorsa settimana abbiamo pubblicato una riflessione di Toni Muzi Falconi sulla natura della professione di comunicatore. Ecco le 'risposte' di Glenda Aceto, Maria Paola La Caria e Emanuele Invernizzi.