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Google va a Washington

31/07/2007

In occasione della nuova asta per le frequenze wireless della Fcc americana, Google si propone come candidato, insieme ad altri grandi operatori delle tlc e propone la sua filosofia, aprendosi a Washington e alle lobby, per portare avanti i suoi interessi ma anche le sue personali convinzioni. Il Washington Post ripercorre le tappe che hanno portato la grande G verso Washington.

Oggi la Federal Communications Comission (FCC) presenterà le regole secondo le quali si svolgerà l'asta per l'assegnazione delle licenze wireless, alle quali, ovviamente, le aziende di telecomunicazioni e i provider internet guardano con grande interesse.L'aspettativa dell'agenzia federale statunitense è quella di un ricavo di 15 miliardi di dollari. E' logico che tra i principali favoriti vi siano due colossi delle tlc come Verizon Wireless e AT&T, che a tutt'oggi sono in grado di imporre agli acquirenti di cellulari di fare telefonate e inviare sms tramite un unico operatore. Esemplare è il caso del famigerato iPhone di Apple che, a seguito di un accordo tra l'azienda di Steve Jobs e AT&T, prevede che le comunicazioni passino solo e unicamente attraverso la rete del colosso americano delle tlc.
Qualcuno però ha deciso di tentare di inserirsi nell'asta scompaginando i piani dei due principali attori della vicenda. Google, infatti, ha dichiarato pochi giorni fa di voler investire 4.6 miliardi di dollari. L'azienda di Brin e Page vuole estendere i propri strumenti al mercato della telefonia mobile e per farlo è disposta a spendere miliardi nella creazione di un nuovo network aperto, nel quale cioè chi deterrà la maggioranza delle frequenze sia obbligato a lasciarne almeno un terzo alla concorrenza, in modo tale da liberare gli utenti dall'obbligo di utilizzare un operatore in relazione al cellulare scelto.
Questa è la prima vera "incursione" di Google a Washington attraverso un'attività di lobbying, tipicamente americana che, fino ad ora, il gigante di Mountain View aveva utilizzato scarsamente. Un team di dodici persone con base nella capitale statunitense si sta confrontando con i lobbysti dei due colossi della telefonia. Il disegno di Google ha creato interesse e sostegno tra i membri della commissione di FCC e i legislatori del Partito Democratico, che vedono nell'asta l'ultima occasione di creare un nuovo concorrente nel settore del wireless.
Google non è mai stata presa così sul serio a Washington; due anni fa Sergey Brin ebbe notevoli problemi a persuadere alcuni membri del Congresso a incontrarlo. L'azienda aprì il suo primo ufficio nella capitale nel 2005, quando assunse Alan B.Davidson del Centro per la Democrazia e la Tecnologia, un'organizzazione no profit che promuove la libertà civile e i diritti umani su Internet. Un anno dopo venne assunto Robert Boorstin, che deteneva ruoli di spicco nell'amministrazione Clinton. Da allora è stato un continuo intensificare la propria presenza a Washington entrando nel mondo politico sia vendendo i propri servizi alle agenzie governative sia interessandosi al business delle campagne elettorali. La settimana scorsa YouTube, di proprietà di Google, ha sponsorizzato un dibattito tra i candidati democratici alla Casa Bianca.Tra le più recenti assunzioni dell'azienda di Mountain View vanno ricordati Johanna Shelton, dello staff del senatore repubblicano John Dingell (membro della House telecommunications subcommittee) e Richard S. Whitt, che faceva parte dell'ufficio legale della defunta compagnia telefonica MCI. Insomma, malgrado il progressivo "imborghesimento" dell'azienda di Brin e Page, i due hanno mantenuto intatto il loro spirito innovativo e il desiderio di cambiare le regole del gioco.Redazione Totem - Emanuela Di Pasqua
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