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Hamas, operazione rebranding

31/01/2006

Il movimento islamico paga uno spin doctor 180 mila dollari per promuovere la propria immagine in Europa e in America, cercando di sdoganarsi dal marchio di fanatici religiosi.

Anche Hamas, che piaccia o no, dovrà fare i conti con le regole del logo e diventare essa stessa un po' marchio. Il mondo è diviso a fronte della recente vincita dei nuovi leader palestinesi: le reazioni vanno dalla paura alla convinzione che, come altri partiti religiosi, una volta al governo abbandoni la retorica islamista.  Certo è che Hamas non gode di un'ottima fama per il momento ed è obbligata a scendere a patti con le leggi della comunicazione.
Così il Movimento di Resistenza Islamica ha destinato la somma di 180 mila dollari per persuadere il resto del mondo della bontà dei propri intenti. Ovviamente quello che interessa non è l'appoggio incondizionato, ma semplicemente scrollarsi di dosso la fama di oltranzisti, kamikaze e antisionisti. L'uomo del restyling si chiama Nashat Aqtash e insegna media alla Birzeit University di Ramallah. La sua agenda è già ricca di incontri e i compiti sono due: convincere gli stessi leader del movimento di liberazione, una volta entrati democraticamente nel gioco parlamentare, ad abbandonare le maniere troppo forti e contemporaneamente sensibilizzare l'opinione pubblica straniera sul fatto che Hamas è anche (e soprattutto) qualcosa di diverso dallo stereotipo diffuso. Ovviamente i due compiti saranno intrecciati e imprescindibili.
Emanuela Di Pasqua - Totem
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