Il Guardian lancia il progetto “redazione aperta”
20/10/2011
Il noto quotidiano inglese sperimenta un progetto innovativo: _OpenNews,_ una “redazione aperta” in cui i lettori possono seguire in tempo reale la realizzazione di un'inchiesta e dare i loro suggerimenti e le loro critiche attraverso Twitter.
di Mattia Schieppati
Dopo i siti dove le notizie aggiornate e approfondite con tempismo “bruciano” qualsiasi edizione cartacea. Dopo i redattori-blogger che, a margine delle consuete sezioni e rubriche del quotidiano online, hanno creato un rapporto diretto con i lettori-navigatori. Dopo lo sbarco su tutti i possibili devices portatili, dallo smartphone all’iPad, che cosa potevano inventarsi i giornali tradizionali per dimostrarsi più all’avanguardia dei loro colleghi nati online ma che non sono mai stati in grado davvero di battere, per numeri e redditività, le care vecchie testate?
La risposta viene dall’Inghilterra, dalla redazione di The Guardian, il quotidiano che forse più di ogni altro al mondo, in questi anni di continua riflessione sul destino gramo della carta stampata, ha saputo innovare e inventarsi strade nuove. L’ultima? Un progetto che va nella direzione dell’interazione totale tra giornalisti e lettori. Si chiama OpenDesk (il desk è, nel linguaggio giornalistico, il tavolo di redazione, dove si stabiliscono, costruiscono, verificano e confezionano le notizie e le inchieste, il cuore pulsante del giornale), ed è una sezione del sito del giornale attraverso la quale i lettori possono verificare in diretta su quali notizie sta lavorando la redazione, chi è il giornalista che ci sta lavorando (del quale viene pubblicato l’indirizzo Twitter, per poterlo contattare direttamente), quali fonti stanno consultando e addirittura come sta prendendo forma l’inchiesta.
Non solo: attraverso Twitter ( Our newsroom on Twitter è il nome di questo “desk interattivo”), collegandosi all’hashtag #opennews, i lettori da qualsiasi parte del mondo possono seguire il farsi e disfarsi di una notizia man mano che attraversa i vari passaggi redazionali; inviare i loro consigli, aggiungere elementi a un’inchiesta, suggerire tagli e aggiunte e, perché no, anche tirare le orecchie al giornalista che sta lavorando sul pezzo nel caso stia prendendo una clamorosa cantonata. Oppure, segnalare alla redazione una notizia di cui direttore e giornalisti non si sono accorti, rischiando così di prendere un “buco” sull’edizione cartacea del giorno successivo.
Un esperimento interessante, che per ora The Guardian ha attivato per un periodo di due settimane, ma che ha catturato immediatamente l’entusiasmo e la curiosità dei lettori. Cui non viene nascosto nulla, neanche il carattere sperimentale e comunque limitato del progetto. Con onestà, e con brillante ironia, viene infatti spiegato che «non vi mostreremo proprio tutto quello che metteremo sul nostro giornale. Non vi possiamo mostrare le storie sotto embargo, o le esclusive cui stiamo lavorando, o materiali riservati cui i nostri giornalisti possono accedere in via confidenziale. Vogliamo tenerci qualche colpo in canna da sparare, insomma, ma tutto il resto è a vostra disposizione»
Tratto da Bancaforte