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Il nucleare, gli spot tv e l’ennesima “doccia fredda”

28/04/2010

Dopo gli interventi dei mesi scorsi su Nimby e processi decisionali inclusivi, _Sergio Vazzoler_ si interroga sulla scelta del governo di escludere le Rp dalla campagna di comunicazione a favore dell'introduzione delle centrali nucleari in Italia.

di Sergio Vazzoler
Dibattito pubblico nazionale, libertà di accesso, trasparenza delle informazioni : queste le parole chiave utilizzate dagli esperti di Nimby e processi decisionali inclusivi, recentemente intervistati in questo spazio, a proposito delle prospettive del nucleare in Italia e delle sue implicazioni a livello di comunicazione.
Assai diverse, invece, sono state le parole chiave utilizzate ieri (N.d.R. 26 aprile 2010) dal nostro Presidente del Consiglio, a margine del vertice con Putin nel quale si è annunciato che i lavori per le prime centrali nucleari in Italia vedranno l’avvio entro la fine della legislatura. Nel tracciare il percorso della svolta nucleare tricolore, Berlusconi ha infatti usato i termini “convincimento” (dell’opinione pubblica) e “spot” (pubblicitari).
Insomma, il “disegno” governativo sulla comunicazione dell’atomo si fonderebbe su una campagna di spot televisivi utili a convincere l’opinione pubblica recalcitrante di veder sorgere le centrali nucleari vicino a casa.
Ora, lasciando da parte le polemiche tra nuclearisti e anti-nuclearisti e senza voler fare alcun processo alle intenzioni, nelle parole del premier si colgono due aspetti che non possono lasciare indifferente la nostra associazione:
- la centralità assegnata alla dimensione comunicativa per vincere la sfida del ritorno al nucleare in Italia;
- l’interpretazione in chiave esclusivamente pubblicitaria di questa dimensione.
Se il primo aspetto rappresenta l’importante base di partenza per ragionare intorno al tema, il secondo costituisce, senza alcun dubbio, una “doccia fredda”. Già, perché se la comunicazione per un tema così ingombrante e complesso viene ridotta ad una serie di spot televisivi e l’opinione pubblica ad un target indistinto da convincere con un unico messaggio, allora la tanto agognata “cabina di regia” formata dalle migliori professionalità nel campo della ricerca sociale, delle relazioni pubbliche e dei processi inclusivi, rimarrà soltanto una chimera.
A questo punto, per evitare di suonarcela e cantarcela da soli, mi pare inutile riproporre il tema degli asset comunicativi che sono patrimonio condiviso della nostra associazione e dei nostri principali interlocutori. M’interessa di più sapere l’opinione dei tanti e autorevoli soci Ferpi impegnati su questo tema rispetto ad alcune semplici domande: come reagire all’ennesima doccia fredda? Cosa proporre? Quali obiettivi realistici porsi nel brevissimo periodo? Mi piacerebbe cogliere l’occasione per riunire e aggregare le nostre valutazioni. Chi ci prova?
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