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Il socio Gabriele Granzotto replica a Toni Muzi Falconi sul "tormentone dell'estate"

13/09/2005

L'opaco intreccio italiano e il ruolo delle relazioni pubbliche: da un editoriale sulla calda estate dei media italiani, alcuni nuovi spunti di riflessione

Caro Toni,ho letto il tuo commento al tormentone che ha imperversato durante l'estate e che ha costretto numerosi colleghi a rinviare le loro sudate vacanze. Un tormentone veramente, che ha sollecitato anche a me pensieri e non lontano dai tuoi.Tu dici: " Dal punto di vista della comunicazione, la prima cosa che salta agli occhi è l'opacità complessiva della vicenda". Io aggiungo che tutte le vicende raccontate quest'estate sui media, sono state molto opache. Non solo quelle finanziarie ed economiche, alle quali tu alludi, ma anche le altre: gli incidenti aerei, gli incidenti stradali, gli incidenti politici. I media, voglio dire, in tutte le occasioni si sono limitati ai commenti dei fatti avvenuti, senza aggiungere assolutamente nulla. In un momento in cui Venezia apre la sua Mostra cinematografica con il film di Gorge Clooney sulla vita di Ed Murrow il giornalista che smascherò il maccartismo il giornalismo italiano continua ad ignorare completamente il suo compito investigativo. In Italia ci si attiene solo a quanto dicono gli uffici stampa. Che vanno sentiti, ovviamente, dopo che è avvenuto il fatto. Sembra quasi un percorso obbligato.Tu dici: "Non è certo neppure la prima volta che noi comunicatori siamo chiamati ad offuscare l'orizzonte così che i nostri clienti/datori di lavoro possano arricchirsi nei retrobottega". Io aggiungo che non è solo l'arricchimento nel retrobottega che mi preoccupa: c'è secondo me, il dovere di un'informazione completa, comprensibile, che fornisca al lettore la documentazione necessaria a valutare i fatti. Come è possibile pensare ad una maturazione civile della popolazione se si escludono questi concetti? Pensa solo a quanta poca gente legge quotidianamente il giornale in Italia: forse la colpa non è anche di chi non sa rendere comprensibile ciò che scrive?Tu dici che un tuo "autorevole amico, stimato professionista" che ha pensato bene di defilarsi vista la incomprensibilità delle informazioni che gli venivano fornite e le losche azioni che gli venivano richieste, si è "ricordato di quella parte del libro della Parsons in cui si parla dei danni che talvolta possiamo procurare agli altri&." . Io aggiungo che è giusto. Che meno male che ha letto la Parsons. E che si è ricordato di quella frase. Che quindi ha fatto bene a "mettersi al volante" Che il suo esempio deve essere citato mille volte. Che non è scrivere contro i mulini a vento sostenere che la professione impone di non essere "inevitabilmente vincolati al soldo e del tutto svincolati dai valori, dai principi e dal rispetto degli altri". E né tanto meno, che il risultato ottenuto con le dimissioni, sia stato quello di aver favorito un concorrente!! Ma dove vivrebbe questa gente che tu "li vedo proprio bene!"? Si rende conto quella gente, che l'informazione è parte integrante della democrazia, della libertà?Se l'esempio di quel tuo autorevole amico sarà considerato un atto di libertà di pensiero, di azione, di professionalità acquisita, potremmo considerarlo come il segno di un inizio di cambiamento che ci porterà a "crescere ed essere maggiormente consapevoli di quel che facciamo!"Gabriele Granzotto
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