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Italiani? Brava gente!

17/12/2008

Edelman ha presentato, la scorsa settimana, i risultati della ricerca internazionale Good Purpose 2008 che mira a descrivere il nuovo rapporto tra consumatori, aziende e il mondo che ruota loro attorno.

di Chiara Pardini e Alberto Mengora



Mi presento: mi chiamano “Consumatore del 2008”, a volte “Target”, molto spesso “Cliente”…il punto è sempre stato: io compro.
Ma io compro pensando, ho le mie ragioni. Chiedimi pure di scegliere te, ma dammi un buon motivo per farlo: è buono? è bello? costa poco? mi serve?
Non solo!
Penso al mio mondo, ad esempio, e lo vedo stanco. Ho vissuto maturando un’attenzione crescente verso il suo destino, ho condotto battaglie o, più spesso, ho scosso la testa indignato per il futuro della società, DELLE società. Voglio una ragione per scegliere il tuo brand, voglio sapere che è racchiuso qualcosa di più profondo nell’atto del comprarti, voglio accorgermi che condividiamo gli stessi obiettivi, e possiamo distribuire i benefici che il nostro ruolo ci regala.
Io compro….te. Tu in cambio aiutami a fare del mondo un posto migliore.



E’ il senso ultimo dell’incontro che Edelman ha organizzato ieri per presentare i risultati della ricerca internazionale Good Purpose – realizzata da StrategyOne, la società di ricerche del gruppo Edelman – e che, dopo il suo esordio lo scorso anno, mira a fotografare il nuovo rapporto tra consumatori, aziende e il mondo che ruota loro attorno.


Un dato emblematico su tutti: il 65% degli italiani, tra due prodotti o brand pari per qualità e prezzo, sceglie, come terza motivazione di acquisto, quello impegnato in un progetto sociale. Variabile ritenuta sorprendentemente più importante del design, dell’innovazione e della fedeltà alla marca.


Mitch Markson – President Consumer Brands & Global Creative Director Edelman -, che del Good Purpose è il “padre”, ha introdotto a una platea di 20 aziende nazionali e multinazionali il nuovo concetto di Mutual Social Responsibility (clicca sull’immagine per ingrandirla), la naturale evoluzione della classica CSR che, a causa del velocissimo sviluppo di una forte, responsabile, globale coscienza sociale, non risponde più al 100% ai bisogni degli interlocutori di un’azienda.


Non è un caso se la spesa per servizi e prodotti di aziende del cosiddetto Fair Trade ha conosciuto una crescita del 42% (2006 su 2005, Fair trade organization), non è un caso se i profitti annuali delle aziende che hanno operato con un approccio di mutual social responsibility negli ultimi 3 anni siano cresciuti del 16% contro il 7% degli altri (The Economist Study, 2008).


Il Good Purpose è frutto delle risposte qualificate di 6.000 consumatori fra i 18 e i 64 anni in 10 Paesi: Canada, USA, Brasile, Uk, Francia, Italia, Germania, India, Cina e Giappone.



Uno sguardo ai risultati, che permettono il confronto fra la situazione italiana e quella globale, e che rivelano alcune sorprese.


In generale, gli Italiani si dimostrano più coinvolti, rispetto alla media globale, verso i brand che si impegnano in cause sociali:


Il 93% degli italiani ( rispetto all’83% globale) ha dichiarato di essere disposto a cambiare abitudini di acquisto in favore di brand/prodotti che possano dimostrare un’attenzione alle tematiche ambientali e sociali, mentre all’84% (76% globale) piace sapere che il brand prescelto si impegna nel sociale;
il 93% (87% globale) pensa che sia un preciso dovere fare qualcosa per l’ambiente e la società in cui vive, e il 92% che ciascuno, personalmente, possa “fare la differenza”;
il 74% (69% globale) è disposto a spendere di più, se gli si garantisce che i prodotti siano eco-friendly.


Che cosa sta particolarmente a cuore agli italiani? Lo ha spiegato Osvaldo Adinolfi, Senior Vice President Edelman, rilevando proprio la maggiore propensione degli italiani verso l’impegno sociale rispetto ai consumatori degli altri paesi.


Cade il mito dell’impegno sociale slegato dal profitto: il 49% (54% globale) non si scandalizza se le aziende guadagnano, purchè garantiscano benefici per l’ambiente e la società, mentre la certezza di comprare un prodotto “responsabile” è al primo posto nelle motivazioni di acquisto, a parecchie lunghezze dal “design/innovazione” e dalla “brand loyalty”.


La responsabilità paga. Il vecchio Return On Investment è sostituito da un concetto nuovo e dirompente: il Return On Involvement il coinvolgimento sempre più spesso è guidato dalle nuove e nuovissime generazioni, visto che oltre 61% del campione globale ha riconosciuto di aver cambiato attitudini e comportamenti spinti dagli adulti di domani.
E’ la generazione ECO-OL: il futuro è tracciato, non si parla più di mode. E’ un fatto. Compiuto. L’attenzione all’ecologia è un must che le nuove generazioni (lo comprerò…) hanno interiorizzato.


Ma non si improvvisa un’azienda responsabile, la si progetta con passi piccoli e coerenti, come ha sostenuto Simone Molteni, Direttore Progetto Impatto Zero di Lifegate, partner di Edelman nell’organizzazione dell’evento. Niente più progetti spot slegati dal core business, nati per affiancare un bollino qualità o da sparare in tv alla fine della pubblicità, ma iniziative che interiorizzano la vera chance offerta da questa nuova sensibilità sociale: io-azienda, io-brand, io-prodotto riesco a cambiare in meglio i tuoi gesti quotidiani, aggiungo senso al tuo comprare, affianco la soddisfazione di aver fatto qualcosa di utile a quella personale.
Come, per noi di Edelman, aver realizzato a presentazione dello studio come un evento a Impatto Zero: con Lifegate abbiamo calcolato le emissioni di Co2 emesse dal nostro evento e le abbiamo rese in 1.300 metri quadri di foresta nel Parco del Ticino.



Guarda Mitch Markson che presenta la Mutual Social Responsability nel video in allegato.



tratto da Edelman Italia blog
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